«Tra le molte attività di Chuang-Tzu c’era l’abilità del disegno. Il re gli chiese il disegno di un granchio. Chuang-Tsu disse che aveva bisogno di cinque anni di tempo e di una villa con dodici servitori. Dopo cinque anni il disegno non era ancora cominciato. ‘Ho bisogno di altri cinque anni’ disse Chuang-Tzu. Il re glieli accordò. Allo scadere dei dieci anni, Chuang-Tzu prese il pennello e in un istante, con un solo gesto, disegnò un granchio, il più perfetto granchio che si fosse mai visto.» (I. Calvino, Lezioni americane, 1988).

Perché una rubrica sui libri

L’irreversibilità del tempo è il nucleo problematico al centro di ogni ragionevole discorso sull’invecchiamento. Razionale o meno, la nostalgia che consegue questo fenomeno porta inevitabilmente ogni età della vita ad essere unica ed irripetibile e, come non è possibile bagnarsi due volte nello stesso fiume, lo strumento della memoria può diventare la nostra Recherche attraverso un procedimento che resta, tutto sommato, molto tradizionale: la lettura dei libri.

Voglio pensare ai libri come al suggestivo buco gravitazionale attorno al quale imprudentemente si avventurano gli astronauti in Interstellar: la potente lente della gravità assorbe la luce e distorce il tempo, i minuti diventano anni e l’essere umano perde contatto con il resto del mondo che invecchia al doppio della velocità. Come notava Handke «Sento la profonda esigenza non solo di leggere lentamente ma di rallentare tutto me stesso quando leggo» la lettura diventa una nuova unità temporale soggettiva in grado di relativizzare l’esistenza e le relazioni con il mondo esterno.

Leggere, rileggere e riscoprire la lettura

Leggere vuol dire anche rileggere, testi dimenticati o messi da parte o interrotti per diversi motivi che ognuno potrà far riaffiorare nella personale Recherche provando ad osservarli – mi auguro – da nuove prospettive; parafrasando Walcott, il piacere della riscoperta sta nel trovare nuova compagnia nei libri di sempre, che ci sono stati accanto da quando eravamo bambini.

Vorrei che i lettori riscoprissero la lettura come atto fisico prima che intellettuale confrontandosi con il «peso» della carta, la forma squadrata o rettangolare della rilegatura, il profumo della riscoperta e il fascino della polvere; è vero la lettura nel web è forse comoda, dinamica e priva di peso fisico, ma dato che nel web possiamo trovare qualunque cosa, proviamo a ribaltare la visuale: nel libro troveremo qualcosa, non qualunque cosa.

I lettori non avranno bisogno del paradiso secondo Virginia Woolf perché «hanno già avuto tutto» e se avranno ammassato abbastanza scorte per l’inverno – come ci ricorda Marguerite Yourcenar – non avranno paura nemmeno dei tempi bui, dell’ingiustizia e della guerra.

Buone letture a tutti.

A cura di Lucio Boglione

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