Tecnologia e invecchiamento: il mondo digitale è per tutti?

Lo smartphone è uno strumento versatile che ci permette di navigare su internet, rimanere in contatto con amici e familiari, fare acquisti online e svolgere molte altre attività pratiche. Possiamo utilizzarlo per pagare, monitorare la nostra salute contando i passi e organizzare la nostra giornata e gli impegni. In effetti, viviamo in un’epoca in cui la tecnologia gioca un ruolo centrale nella vita quotidiana. Questo non solo ci connette, ma è entrata anche in vari ambiti come salute, istruzione e servizi sociali, rendendo essenziale affrontare il rapporto tra tecnologia e invecchiamento per garantire che tutti, compresi gli anziani, possano trarne beneficio.

Per spiegare la portata rivoluzionaria delle tecnologie che stanno modificando il modo di creare, assimilare e immagazzinare informazione, nonché di comunicare (definite TIC), il filosofo Luciano Floridi utilizza il termine “onlife”, per indicare una vita sempre online. Questo cambiamento ha reso la tecnologia parte integrante della nostra società. Tuttavia, la società dell’informazione in cui viviamo è anche una società che invecchia, per questo motivo è essenziale che tutti la possano utilizzare in modo consapevole, compresi gli utenti in terza età.

Dai sistemi bancari elettronici ai cataloghi informatizzati delle biblioteche: a volte, sembra che manchi una riflessione su come i servizi digitali possano essere inclusivi davvero e possano essere a disposizione di tutti, anche di chi non è abituato ad usufruirne. Eppure, in quanto parte della società dell’informazione, come ogni individuo più giovane, gli anziani prendono decisioni di vita quotidiana riguardo al loro rapporto con le tecnologie digitali. Rendere le tecnologie a disposizione di tutti non è più solo una necessità per i giovani; è diventato importante per tutti noi.

Cultura digitale e invecchiamento

La vita nella terza età è spesso vista come un periodo ai margini della società, sia dal punto di vista sociale che economico. Alcuni ricercatori hanno dimostrato come gli stereotipi negativi sull’età siano diventati predominanti con l’avvento della rivoluzione industriale, ovvero dal 1810 in poi. E, come abbiamo già approfondito in un precedente articolo, lo stereotipo che invecchiare sia sempre sinonimo di decadimento complessivo – inteso come crescente impedimento fisico, e talvolta anche come graduale declino delle funzioni cognitive dell’individuo – sembra influenzare l’autostima delle persone anziane e, di conseguenza, la salute.

Se cerchi “vecchiaia” su Google, quali risultati trovi? Potresti notare che vengono suggerite parole come “salute”, “solitudine” e “morire”. I risultati offerti dal motore di ricerca riflettono i siti o gli articoli scritti da altri utenti. In poche parole: riflettono uno stereotipo molto radicato all’interno della società di una visione negativa dell’invecchiamento. Valutare le persone in base alla propria produttività e “utilità” significa associare alla pensione l’idea di inutilità. Eppure, gli anziani hanno un ruolo attivo e concreto, per esempio nel sostegno ai genitori verso i propri nipoti, inoltre, il loro voto è considerato molto prezioso.

In effetti, nessuno vorrebbe invecchiare, se questo significa perdere valore sociale. Concetti come “anti-invecchiamento” e “invecchiamento senza età” riflettono idee stereotipate e discriminatorie nei confronti di una parte della popolazione che non dovrebbe essere considerata ai margini. Questi termini implicano che il desiderio di restare giovani sia l’unico modo per essere accettati nella società, altrimenti si rischia l’esclusione. Si utilizza il termine “ageismo” (dal termine inglese “ageism”) proprio per indicare i pregiudizi, gli stereotipi e le discriminazioni basati sull’età. Ne abbiamo approfondito in un precedente articolo su questo sito.

Questi stereotipi non sono dannosi solo per la fascia di popolazione che si trova in terza età, ma colpiscono tutti. Per esempio, i giovani sono esposti fin dalla tenera età a contenuti sulla cura della pelle e subiscono una forte pressione per adottare regimi di skincare antietà, spesso non necessari, ancor prima di completare la loro crescita. Questa tendenza a utilizzare trattamenti anti-invecchiamento destinati agli adulti genera nei giovani una preoccupazione prematura per il proprio aspetto, con potenziali effetti negativi sull’autostima, sia nel presente che nel futuro. Questi sono i motivi che hanno spinto la società di prodotti per la cura del corpo “Dove” a creare una campagna pubblicitaria dal titolo “The Gen A Anti-Ageing Talk“, ovvero “il discorso anti-aging della generazione A”, mettendo a disposizione delle e dei giovanissimi uno strumento gratuito per aiutare a parlare di prodotti antietà e di ansia legata all’aspetto estetico. “The Gen A Anti-Ageing Talk” è disponibile sul canale TikTok di Dove.

Nella società digitale, la giovinezza è spesso considerata la categoria di riferimento, mentre la vita nella terza età è frequentemente associata a morbilità e debolezza, piuttosto che alla tecnologia. A lungo la ricerca sulla comunicazione digitale, si è concentrata principalmente su un approccio “risolutivo”, con l’obiettivo di risolvere i problemi legati all’invecchiamento. Per esempio, le app per smartphone possono essere utili per gestire alcuni aspetti della vita quotidiana, quali la cura del benessere mentale. Tuttavia, la salute non è l’unico aspetto rilevante nella terza età e l’invecchiamento non è esclusivamente una questione medica. La tecnologia non deve esclusivamente venire in aiuto, ma può essere anche fonte di intrattenimento, o un modo per entrare in contatto con altre persone. Qualcosa nell’orizzonte attuale sta cambiando e non mancano alcuni esempi positivi. Uno su tutti è quello della campagna di Ikea “Rebel in the comfort of home”, ovvero “ribelli nel confort di casa”, che, tra i vari tipi di ribelli mostra un anziano che si dedica ai videogiochi.

Infatti, mentre i contenuti di intrattenimento delle nuove tecnologie sono principalmente rivolti ai giovani e alle persone di mezza età, raramente si considera che anche gli anziani possano trarne beneficio e divertimento, ad esempio attraverso i videogiochi.

Cos’è il “data ageism”

È essenziale riconoscere il diritto individuale di scegliere se utilizzare o meno le tecnologie digitali. Poiché non tutti desiderano adottare nuovi strumenti tecnologici, i decisori politici e la società nel suo complesso dovrebbero sviluppare alternative che permettano una vita soddisfacente anche senza l’uso delle tecnologie più moderne. Coinvolgere gli anziani nel processo di progettazione e implementazione delle tecnologie può portare a soluzioni più efficaci e adeguate alle loro esigenze, migliorando così la loro qualità di vita senza imporre cambiamenti indesiderati.

Ma, effettivamente, come vengono utilizzate le tecnologie digitali dalla popolazione in terza età? Il fenomeno del “data ageism” riguarda statistiche limitate che spesso escludono gli anziani, impedendo la piena comprensione della loro vita digitale. Ad esempio, le statistiche sulla digitalizzazione dell’Unione Europea seguono spesso il modello del mercato del lavoro, analizzando un campione di popolazione che non supera i 74 anni. Questa mancanza di dati sugli over 75 porta a decisioni politiche che potrebbero non riflettere la realtà. Questo approccio può rinforzare la narrativa che vede la tecnologia adatta solo a chi è produttivo, escludendo gli anziani che non sono più nel mondo del lavoro. Tuttavia, è importante ricordare che la cittadinanza non deve essere necessariamente digitale; esistono modi per partecipare alla società anche in modo analogico.

Sono necessari più studi sul rapporto quotidiano con i dispositivi di comunicazione digitale nella terza età (senza limiti superiori di età), nonostante l’interesse crescente nei confronti delle dinamiche di ageismo. Tra le ricerche più rilevanti, lo studio “From Intervention to Co-constitution: New Directions in Theorizing about Aging and Technology” sottolinea che l’invecchiamento e la tecnologia digitale non dovrebbero essere considerati mondi separati, ma interstiziali, pertanto le teorie sulle tecnologie dovrebbero essere combinate con le teorie sull’invecchiamento. Secondo lo studio, attualmente, l’agenda su invecchiamento e tecnologia è sbilanciata verso nuove tecnologie e innovazione. Dal primo canale televisivo al digitale: molti hanno visto scorrere tantissime innovazioni e hanno già dovuto adattarsi a circostanze diverse. Per questo motivo, potenziando le proprie conoscenze e attraverso l’alfabetizzazione tecnologica, tutti possiamo diventare ottimi utilizzatori del digitale. Inoltre, non esiste un modo corretto di utilizzare le tecnologie digitali. Ad esempio, negli anni ’90, i primi studi sull’utilizzo delle chat da parte dei giovani avevano messo in luce che gli studenti chattavano nella stessa stanza invece di essere separati. Il loro modo di utilizzare le nuove tecnologie era un modo sociale. L’articolo conclude con la necessità di superare la logica per cui le tecnologie devono essere volte alla risoluzione di problemi per la fascia di popolazione anziana, per abbracciare quella più olistica che vede gli studi sull’invecchiamento e tecnologia siano intrecciati.

Affrontare l’Ageismo

Affrontare il fenomeno del “data ageism” è cruciale per comprendere appieno le abitudini digitali di tutti, con l’obiettivo di creare una società digitale più inclusiva che rispetti e valorizzi l’esperienza e le capacità di tutti i suoi membri, indipendentemente dall’età.

È fondamentale riconoscere come l’ageismo sia ampiamente diffuso nella società e come possa avere effetti negativi significativi sugli anziani. Questo pregiudizio non solo limita le opportunità e la partecipazione degli anziani nella società, ma contribuisce anche a una rappresentazione distorta e marginalizzata delle loro esperienze. La crescente attenzione verso una rappresentazione positiva degli anziani nei media visivi, attraverso il concetto di invecchiamento di successo e attivo, ha il merito di promuovere un invecchiamento sano e di qualità. Tuttavia, è essenziale essere consapevoli dei rischi associati a questa narrativa, che può a volte tradursi in una visione idealizzata e non realistica della vita degli anziani

È cruciale quindi evitare le rappresentazioni pregiudiziali e promuovere una visione più autentica e inclusiva degli anziani. Questo comporta la necessità di cambiamenti politici e sociali che riconoscano il valore degli anziani come membri preziosi della comunità digitale. Solo così si potrà garantire che gli anziani non siano esclusi o sottovalutati, ma possano invece contribuire pienamente e essere adeguatamente rappresentati nella società contemporanea.

 

Bibliografia

Pomponio, A. Dove insieme alla sua community per proteggere l’autostima delle ragazze con una campagna su TikTok. ENGAGE. 4, March, 2024,

SELWYN N, GORARD S, FURLONG J, MADDEN L. Older adults’ use of information and communications technology in everyday life. Ageing and Society. 2003;23(5):561-582. doi:10.1017/S0144686X03001302

Alexander Peine, Louis Neven, From Intervention to Co-constitution: New Directions in Theorizing about Aging and Technology, The Gerontologist, Volume 59, Issue 1, February 2019, Pages 15–21

Articoli Correlati


Iscriviti alla Newsletter

* Richiesti
Scegli la newsletter
Consenso all’utilizzo dei dati

Aging Project userà le informazioni che fornisci al solo scopo di inviarti la newsletter richiesta.

Puoi annullare l'iscrizione in qualsiasi momento cliccando sul link che trovi nel footer dell'email. Per informazioni sulla Privacy Policy clicca qui.

Cliccando su "Acconsenti", accetti anche che le tue informazioni saiano trasferite a Mailchimp per l'elaborazione. Ulteriori informazioni sulle privacy di Mailchimp qui