Il declino cognitivo legato all’invecchiamento si distribuisce secondo una curva a campana, detta curva di Gauss. Questa modalità di distribuzione è tipica dei fenomeni biologici, e il declino cognitivo non fa eccezione.
Per cui, come in tutte le distribuzioni a campana, esiste una fetta di persone (la coda negativa) in cui il declino cognitivo si manifesta precocemente, ma esiste anche un’altra fetta (la coda positiva) che invecchia in maniera brillante, e a 80 e passa anni hanno memoria e capacità di ragionare pari a quelle di un cinqua-sessantenne.

Mentre coloro che pagano lo scotto di un indementimento anticipato sono da tempo sotto stretta osservazione della ricerca biomedica, i secondi, i cosiddetti “SuperAgers” sono stati tradizionalmente meno studiati, ma incominciano a esserlo ora.
Uno studio spagnolo, coordinato dal neuroscienziato Bryan Strange di Madrid e recentemente pubblicato sul Journal of Neuroscience, conferma il dato di cui avevamo parlato in un precedente articolo sui SuperAgers: il cervello dei SuperAgers è meno atrofizzato, in particolare in quelle regioni responsabili della memoria, come l’ippocampo e la corteccia entorinale (regioni che sono sempre coinvolte nel decadimento cognitivo legato all’Alzheimer).

La ricerca spagnola è stata condotta su un gruppo di 120 ultraottantenni, divisi equamente tra SuperAgers e anziani normalmente invecchiati. Nessuno dei partecipanti presentava alcun segno di Alzheimer, per cui tutte le differenze nelle loro prestazioni cognitive possono essere attribuite a una diversa velocità di declino cognitivo causato dall’invecchiamento.

Il cervello dei SuperAgers è meno atrofizzato perché nel loro caso l’atrofia cerebrale procede più lentamente e sono mantenute più connessioni con la corteccia frontale. Ma perché questo accada resta un mistero. Probabilmente alla base c’è una fortunata predisposizione genetica, dato che non è stata evidenziata nessun’altra differenza clamorosa né nella dieta né nello stile di vita. L’unica caratteristica comune a questa cerchia fortunata quanto ristretta (secondo i ricercatori sono molto meno del 10% della popolazione) di arzilli ottuagenari è l’avere una vita sociale particolarmente attiva: un’ulteriore indicazione dell’importanza di coltivare il proprio benessere psicologico per vivere al meglio anche l’ultima fase della vita.

 

Riferimenti bibliografici

Marta Garo-Pascual et al. Superagers resist typical age.related white matter structural changes. Journal of Neuroscience. 29 April 2024, e2059232024.

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