L’invecchiamento porta con sé i problemi all’udito: è quasi un luogo comune che in qualche modo ci anestetizza di fronte a questa prospettiva, percepita come inevitabile, e ci porta a non considerarne il profondo impatto.
Il calo dell’udito inizia spesso in sordina con l’incapacità a sentire i suoni più acuti – ad esempio il cinguettio degli uccelli – e può progredire fino a compromettere seriamente la capacità di comprendere un interlocutore in luoghi con rumori di fondo o addirittura rendere incapaci di sentire ogni rumore, se non come vibrazioni inintelligibili.
I problemi di udito dal 2016 sono la quarta tra le maggiori condizioni di disabilità croniche e sono tipici della terza età. Se infatti solo un decimo degli adulti tra i 50 e i 60 anni soffrono di una qualche forma di deficit uditivo, ogni decade di età successiva fa raddoppiare questa percentuale fino ad interessare circa l’80% degli over 80.
Questa condizione, nota come presbiacusia, colpisce con maggior frequenza gli uomini rispetto alle donne e porta con sé una serie di complicazioni con ricadute negative sulla qualità della vita e sulla salute degli anziani.
La nostra capacità di percepire i suoni, infatti, dipende sia dalla funzione dell’orecchio (esterno e interno) di raccogliere gli stimoli sonori e comunicarli al cervello, sia dall’attività di quest’ultimo che li elabora per dar loro un significato. Sempre con l’obiettivo di restituirci la comprensione del messaggio contenuto nei suoni, il compito del cervello è anche di integrare gli stimoli uditivi con altre informazioni di contesto, come le immagini: la figura della persona che sta parlando con noi, i suoi movimenti labiali e i suoi gesti. Se vengono meno gli stimoli uditivi dell’orecchio al nostro cervello, o se ne arrivano di scarsa qualità per via del deterioramento dell’orecchio interno, anche la funzione cerebrale ne potrà risentire ponendo la perdita di udito come probabile concausa del deterioramento cognitivo .
Calo dell’udito: un problema di comunicazione che peggiora con la pandemia
Ma soprattutto sentirci poco o male è per gli anziani un problema di natura comunicativa che riguarda sia la vita di tutti i giorni – mettendoli a rischio di isolamento sociale – sia le interazioni con gli operatori sanitari quando si presentano problemi di salute. Quest’ultimo aspetto, già importante di per sé in una fascia di età che ha rapporti frequenti con i medici, è ancora più critico in questa fase di pandemia che porta con sé urgenze comunicative verso gli anziani e altrettante limitazioni che ne minacciano l’efficacia.
Il distanziamento sociale, le mascherine che coprono il viso, le comunicazioni attraverso strumenti digitali: tutte possibili barriere comunicative tra il personale sanitario e gli anziani con problemi di udito perché rendono la voce dell’interlocutore troppo distante e meno chiara, confondibile con i rumori di fondo, oppure mascherano gli indizi non verbali capaci di compensare i cali di udito.
Come migliorare la comunicazione in caso di presbioacusia
E allora è importante, da parte della sia degli operatori sanitari che dei caregiver, tenere sempre in considerazione le condizioni di calo di udito nei pazienti anziani con adeguati screening per rilevarle, quantificarle – esistono diversi modi per farlo ma il più consigliato rimangono i questionari guidati a partecipazione volontaria – e per proporre le soluzioni più adeguate al livello di gravità della condizione.
Ci sono inoltre delle linee guida per affrontare le comunicazioni con persone affette da calo di udito che prescrivono una serie di accorgimenti adattabili alle nuove situazioni, tipiche dell’epoca della pandemia. È per esempio fondamentale attirare l’attenzione dell’interlocutore ipoudente prima di iniziare a parlargli, porsi di fronte a lui in un ambiente appartato e libero da distrazioni ed essere completamente visibili per fornire tutte le informazioni di contesto del non verbale. Se è necessario utilizzare una protezione facciale, questa può interferire: saranno quindi da preferire quelle che non nascondono il viso (come quelle trasparenti).
Altri accorgimenti, come parlare con un tono di voce adeguato ed utilizzare frasi brevi e chiare, possono essere utilizzati anche nelle comunicazioni in telepresenza, altro segno dei tempi e nuova sfida, che dovranno essere ottimizzate facendo utilizzare all’ipoudente delle cuffie per isolare la comunicazione dai rumori ambientali e con un corretto posizionamento della videocamera che mostri l’intero volto del suo interlocutore.
Fonte:
Jilla AM, Reed NS, Oh ES, Lin FR – A Geriatrician’s Guide to Hearing Loss – Am Geriatr Soc. 2021;1–9. https://doi.org/ 10.1111/jgs.17073