Quello di Healthy Aging è un concetto sempre più diffuso, in una società in cui la longevità è in aumento ma non allo stesso ritmo di una longevità in salute. Cosa ci dice la scienza sull’invecchiamento in salute?
Non esiste ancora una definizione condivisa nella comunità scientifica su cosa sia l’invecchiamento sano, probabilmente perché l’invecchiamento stesso è una terra ancora in gran parte inesplorata. Negli anni, infatti, sono emerse diverse teorie (biochimiche, genetiche, neuro-psichiatriche, fisiologiche, psicologiche e sociali) che illustrano i meccanismi alla base dell’invecchiamento e le sue conseguenze, lasciando tuttavia ancora numerose incertezze.
Dagli studi e dalle diverse teorie si può considerare l’invecchiamento un processo multifattoriale, in cui si inseriscono fattori modificabili sui quali si può intervenire per incrementare la lunghezza della vita.
L’OMS propone un framework teorico sull’invecchiamento sano che considera una moltitudine di caratteristiche sanitarie, cambiamenti fisiologici e psico-sociali associati con il processo di invecchiamento e che interagiscono nel determinare le capacità funzionali delle persone anziane (Beard et al., 2016).
Dagli studi epidemiologici, infatti, sappiamo che il 15-35% di chi ha 75 anni e più in Europa necessità di qualche forma di assistenza quotidiana per la perdita delle capacità di svolgere i compiti quotidiani (Beard et al., 2016).
L’OMS definisce le abilità funzionali come una combinazione delle capacità individuali intrinseche (relative allo svolgimento delle attività quotidiane), delle caratteristiche dell’ambiente e delle interazioni tra capacità individuali e ambiente.
Secondo questa visione basata su un’interazione tra individui e ambiente di vita, l’OMS definisce l’invecchiamento sano come “the process of developing and maintaining the functional ability that enables wellbeing in older age” (pg. 2149) (Beard et al., 2016). L’interazione individuo-ambiente dà forma a traiettorie di capacità intrinseche e abilità funzionali.
Diverse agenzie e istituti internazionali e stranieri (WHO, White House Conference on Aging, ecc.) mettono l’accento sulla necessità di andare oltre il concetto di longevità e assenza di disabilità (Depp & Jeste, 2006). Il modello prevalente definisce un invecchiamento di successo come l’assenza di disabilità relativa al funzionamento cognitivo, fisico e sociale.
Altri aggiungono il grado con cui gli anziani si adattano ai cambiamenti associati all’invecchiamento, percepiscono il loro come un invecchiamento di successo o evitano la malattia fino all’ultimo momento prima della morte (Depp & Jeste, 2006).
Le dimensioni che descrivono l’Healthy Aging
Sono 10 le dimensioni più usate dagli studi per definire e osservare l’invecchiamento sano (Depp & Jeste, 2006):
- Disabilità/funzionalità fisica
Abilità a svolgere compiti di vita quotidiana (incluso vestirsi, lavarsi, fare la spesa, fare lavori domestici). Queste abilità sono connesse alla salute mentale e fisica e quindi alla qualità della vita (“Functional ability”, 2008) - Funzionamento cognitivo
- Funzionalità sociale e produttiva
Capacità di mantenere ruoli e responsabilità nei diversi ambienti sociali formali e informali, produttivi e non (famiglia, cerchia dei pari, lavoro, comunità più ampia) - Soddisfazione della vita/benessere
Benessere: stati mentali buoni che includono tutte le valutazioni, positive e negative, che le persone fanno nella vita e le reazioni emotive alle esperienze che vivono. Secondo questa definizione, il concetto di benessere si compone di tre dimensioni: valutazione della propria vita, stati emotivi e sentimenti, eudaimonia – significato e scopo della vita - Assenza di malattia
- Longevità
- Salute percepita
Percezione del proprio stato di salute - Personalità
- Ambiente/risorse
Sicurezza e senso di protezione derivante dalle risorse finanziarie e dall’ambiente sociale - Stato dell’invecchiamento percepito
Grado di accordo “Sto invecchiando bene/invecchiamento di successo”
A cura di Silvia Caristia
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