Multidisciplinare, interdisciplinare e transdisciplinare: termini che sembrano, e alcune volte sono stati considerati – erroneamente – sinonimi, ma non lo sono affatto. Proveremo a mostrarne la differenza, data la loro rilevanza nel lavoro accademico e nel progresso della ricerca scientifica. 

I nodi da sciogliere

Capita sempre più di frequente di trovarsi tra le mani pubblicazioni in cui si sottolinea l’approccio multidisciplinare su uno specifico argomento, o di lavorare a un progetto di ricerca in cui si debba enfatizzare il carattere interdisciplinare (anche per sperare di ottenere più finanziamenti!).

In che senso, allora, multidisciplinare non è sinonimo di interdisciplinare? E perché si invocano sempre più tali approcci sia nel campo delle scienze sociali che nelle STEM?

Per rispondere a quest’ultimo quesito, basti pensare all’elevata specializzazione raggiunta da ogni campo disciplinare. Si pensi, in particolare, agli sviluppi teorici della matematica, della statistica, alle scoperte della fisica teorica e ai traguardi delle scienze applicate in tutti i campi, a partire proprio da quello medico. In tutti questi casi si riscontra l’uso di gergo e simboli astrusi, di una Babele delle Scienze che comporta conoscenze e metodologie talvolta molto differenti tra loro, anche se appartenenti ad ambiti attigui.

L’elevata specializzazione comporta non poche complicazioni, data la inaggirabile necessità di un approccio olistico ai problemi complessi, di qualunque natura essi siano. Soprattutto in campo medico. La medicina, infatti, a cavallo tra scienza biologica e scienza sociale, ha a che fare con un oggetto complesso che non si può indagare e curare come fosse un assemblaggio di componenti meccaniche. Per superare queste difficoltà si è reso necessario percorrere una strada, o quanto meno un sentiero, tra i bordi delle singole discipline. E a seconda di come si intende percorrere questo limes, si avrà un approccio multidisciplinare, interdisciplinare, o il più articolato transdisciplinare.  

Multidisciplinarità

Poniamo l’esempio concreto di dover costruire un ponte sul mare che unisca due lembi di terra sufficientemente distanti da porre serie criticità alla sua edificazione. In qualità di esponenti di autorità locali potremmo decidere di affrontare il problema chiamando un manipolo di esperti: un ingegnere specializzato in materiali, un ingegnere esperto delle infrastrutture, un fisico, un geologo esperto di sismi. Ognuno di essi esporrebbe soluzioni, criticità, suggerimenti e pareri tecnici sulla fattibilità secondo le proprie competenze. 

In tal caso, ci troveremmo di fronte a un tipico approccio multidisciplinare. Il manuale oxfordiano dell’interdisciplinarietà parla a tale proposito di “giustapposizione delle conoscenze”. Dopo l’esposizione dei singoli esperti, gli uditori avranno ampliato le loro conoscenze, avranno ricevuto molte informazioni, fidandosi delle metodologie impiegate da ciascun specialista, il quale, per esporre la propria dettagliata relazione, non è detto nemmeno che si sia consultato con i suoi colleghi. 

Interdisciplinarità

Siamo, tuttavia, ben lungi dal poter prendere una decisione sulla fattibilità del nostro ponte. Siamo sicuri, infatti, di aver ascoltato tutte le più significative expertise? E se i pareri degli esperti risultassero a volte inconciliabili o addirittura in contrasto fra loro, come faremmo a scegliere l’opzione migliore? Includere nel team di esperti un architetto, un climatologo e un biologo marino potrebbe essere una decisione saggia, necessaria ma non sufficiente. Serve che i nostri esperti dialoghino tra loro, e che dal dialogo e dallo scambio essi possano trovare dei punti di contatto per risolvere insieme criticità strutturali e ambientali. In tal caso, avremo un approccio interdisciplinare, che attui l’integrazione almeno di alcuni ambiti disciplinari.  

Il sentiero, in questo caso, non cammina solo sui bordi, ma avvicina ancor più campi disciplinari tra loro combinando metodologie e livelli descrittivi. Se “giustapposizione” era la parola chiave per comprendere la multidisciplinarietà, “integrazione” è il termine che meglio identifica la funzione di un approccio interdisciplinare. 

Transdisciplinarità

A questo punto avremo le idee più chiare sull’edificazione del nostro ponte in termini di fattibilità e metodologie di costruzione, ma siamo sicuri di aver preso in considerazione tutte le dimensioni in campo e calcolato tutte le possibilità e gli effetti? Finora siamo rimasti ancorati a una dimensione tecnica, lasciando da parte il vero motivo per cui si vuole costruire il ponte: collegare agilmente esseri umani, avvicinare comunità locali, facilitare il trasporto di merci, creare nuovi posti di lavoro, limitando l’impatto ambientale. 

Il nostro lavoro di analisi, se vuole essere completo, deve ricominciare da capo e mettere in conto prospettive e questioni che si erano lasciate fuori. 

Un approccio transdisciplinare potrebbe fare al caso nostro.  

Il termine transdisciplinare ha una storia interessante, che inizia nel 1970, in un convegno internazionale in Francia, durante la conferenza dello psicologo evolutivo Jean Piaget. Quindici anni più tardi è il fisico teorico Basarab Nicolescu a riprendere il concetto e  articolarlo meglio, segnando l’inizio della sua fortuna: fioriscono studi sulle potenzialità di un approccio transdisciplinare, che lungi dal richiamare un utopistico quanto fallimentare universalismo del sapere – o peggio immaginare una Super scienza – propone e invita a un lavoro rigoroso, inclusivo e creativo. Riconoscendo la molteplicità e l’interconnessione tra le varie dimensioni del reale, la transdisciplinarità ha l’ambizione di oltrepassare i confini che separano paradigmi, rigidi norme istituzionali, etichette disciplinari

Multidimensionalità”, “inclusività” e “creatività” sono i termini che meglio denotano l’approccio transdisciplinare.    

Come si traducono operativamente tali propositi “trasgressivi”? Partendo dall’attività di ricerca interdisciplinare, la transdisciplinarità si pone due strategie: condividere riferimenti concettuali e metodologici in modo che le rispettive prospettive disciplinari non solo si integrino ma si trascendano, e ampliare il più possibile la visione del problema da affrontare, l’oggetto da indagare, attraverso il coinvolgimento e l’inclusione tanto di  accademici e specialisti settoriali (come nel caso dell’interdisciplinarità), che di stakeholder esterni al mondo accademico, profondamente legati e interessati al processo di ricerca stesso. 

Transdisciplinarità ed Aging

Volgendo lo sguardo alla ricerca sull’invecchiamento, un approccio transdisciplinare – di fatto appena agli albori – potrebbe tradursi in impegnativi quanto necessari processi collaborativi tra scienziati di ambiti disciplinari diversi, che vadano ad includere le voci e le esigenze di pazienti, familiari, lavoratori di ambito sanitario, esperti della pratica clinica come delle politiche assistenziali locali. L’esigenza, oggi quanto mai impellente, di un approccio transdisciplinare all’invecchiamento è motivata, ad esempio, dal fatto che l’allungamento dell’aspettativa di vita pone nuovi scenari, sia per la salute del singolo che per l’intero sistema del welfare, che a sua volta si ripercuote sulla salute del singolo. Uno sguardo rigoroso e veramente inclusivo permetterebbe di intervenire simultaneamente e in maniera mirata su più fronti.

Il metodo transdisciplinare non è di certo facile da perseguire, ma la scommessa per particolari e vasti ambiti di ricerca, che sono fin dalla nascita multidisciplinari, come quello dell’Aging appunto, consiste proprio nel superare gli steccati che dividono ambiti e interessi disciplinari, per trovare soluzioni, migliorare la pratica clinica e assistenziale, far progredire la scienza medica. Obiettivi che difficilmente possono essere raggiunti senza collegare innovazione scientifica e istituzioni, il lavoro quotidiano della ricerca e gli interessi e i bisogni dei cittadini. 

A cura di Emiliano Loria

 

Fonti

Angus McM urtry, Jenny Sasser (2020), Interdisciplinary and transdisciplinary approaches to ageing and gerontology, in Maria Łuszczyńska (ed.), Researching Ageing Methodological Challenges and their Empirical Background, Routledge.

Fabio Marzocca (2014), Il nuovo approccio scientifico verso la transdisciplinarità, Quaderno Mithos, 10/2014

Julie T. Klein (2010), A taxonomy of interdisciplinarity, in Robert Frodeman, Julie Thompson Klein, J. Britt Holbrook, Carl Mitcham (eds.), The Oxford Handbook of Interdisciplinarity, Oxford UNiversity Press

CIRET – International Center for Transdisciplinary Research


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