Riferimento bibliografico
Hoogendijk EO, Stolz E, Oude Voshaar RC, Deeg DJH, Huisman M, Jeuring HW. Trends in Frailty and Its Association With Mortality: Results From the Longitudinal Aging Study Amsterdam, 1995-2016. Am J Epidemiol. 2021 Jul 1;190(7):1316-1323.
In sintesi
La fragilità negli anziani è definita come una diminuzione della capacità di riserva funzionale in più sistemi fisiologici e un’elevata vulnerabilità ai fattori stressanti; è associata a un maggior ricorso all’assistenza sanitaria e a vari effetti avversi. Nonostante la fragilità sia un problema sempre più emergente nella popolazione geriatrica finora questo argomento ha ricevuto poca attenzione in ambito scientifico. Un recente studio di coorte ha indagato l’andamento della fragilità e la sua relazione con la mortalità tra gli anziani di età compresa tra 64 e 84 anni in un periodo di 21 anni (1995-2016) utilizzando i dati ottenuti dal Longitudinal Aging Study Amsterdam (LASA). Questa pubblicazione ha fornito importanti informazioni per i responsabili delle politiche sanitarie e i clinici, dimostrando la necessità di sforzi continui per ridurre la prevalenza della fragilità e le sue conseguenze negative sulla salute.
Il contesto e il punto di partenza
Negli ultimi decenni l’aspettativa di vita è aumentata nella maggior parte dei Paesi sviluppati. È stato suggerito che questa tendenza positiva sia il risultato delle migliori condizioni di vita e del miglioramento delle cure mediche, mentre non risultava ben chiaro l’impatto di questi sviluppi sulla prevalenza della fragilità e sulla mortalità ad essa correlata. La fragilità è oggi un tema emergente e di rilevante attualità, per il quale però i pochi studi presenti in letteratura hanno fornito risultati contrastanti. L’articolo in esame si è posto quindi come obiettivo studiare la prevalenza e la relazione con la mortalità, per poter effettuare previsioni sul futuro utilizzo dell’assistenza sanitaria.
Le caratteristiche dello studio
L’articolo, pubblicato a gennaio 2021, è basato sui dati ottenuti dal LASA, uno studio di coorte sul funzionamento fisico, emotivo, cognitivo e sociale condotto su un campione di pazienti anziani nei Paesi Bassi, che dispone di dati sulla fragilità e sulla mortalità.
Lo studio in esame ha incluso un totale di 7.742 osservazioni su 6 ondate di misurazione da 2.874 partecipanti nella stessa fascia di età (64-84 anni). La fragilità è stata misurata con un indice di fragilità costituito da 32 item. L’outcome era la mortalità a 4 anni. La prevalenza della fragilità è stata studiata mediante modelli di equazioni di stima generalizzate (GEE). Tutte le analisi di tendenza sono state condotte sull’intero campione e stratificate per sesso. Per valutare l’andamento della fragilità è stato applicato un modello che includeva il tempo, l’età e il sesso. Per studiare l’andamento nella relazione fragilità-mortalità, sono state condotte nuovamente analisi GEE e sono stati testati 3 modelli. Nel primo modello è stata inclusa la fragilità, nel secondo il tempo, per mostrare l’andamento della mortalità a 4 anni durante il periodo di osservazione, infine nel terzo è stato testato un termine per l’interazione tra fragilità e tempo.
I risultati ottenuti
Le analisi delle equazioni di stima generalizzate (GEE) hanno mostrato che, tra il 1995 e il 2016, il tasso di mortalità a 4 anni fra gli anziani dai 64 agli 84 anni è diminuito complessivamente dal 15.4% al 7.9%, nello specifico dall’8.3% al 3.7 % negli anziani non fragili e dal 26.4% al 19.1% nei fragili, mentre la prevalenza della fragilità è aumentata dal 21% nel 1995-1996 al 28% nel 2011-2012. Le condizioni croniche (inclusa l’incontinenza) e la salute fisica percepita sono i domini dell’indice di fragilità che sono aumentati di più nel tempo.
In tutte le ondate di misurazione si è osservata un’interazione statisticamente significativa tra fragilità e mortalità a 4 anni, sia negli uomini che nelle donne; in tutte le ondate di misurazione la fragilità ha spiegato infatti tra il 15% e il 20% della variazione nella mortalità a 4 anni. Al contrario, non è emersa un’interazione significativa tra la fragilità e il tempo.
Infine, nelle generazioni più recenti di anziani si è evidenziato che i tassi di prevalenza della fragilità sono aumentati, mentre i tassi di mortalità dovuti alla fragilità sono rimasti gli stessi.
I risultati ottenuti hanno implicazioni rilevanti per la pratica clinica e la salute pubblica. È stato osservato che un aumento della prevalenza della fragilità potrebbe a sua volta avere un impatto sull’utilizzo dell’assistenza sanitaria. In combinazione con l’invecchiamento della popolazione, questo impatto potrebbe essere ancora più forte con l’aumento del numero di anziani nella società, di cui una percentuale sempre maggiore sarà fragile. Pertanto, è probabile che per il sistema sanitario aumenteranno gli oneri legati alla fragilità.
Limiti dello studio
In primo luogo questo studio è solo descrittivo, pertanto la spiegazione delle tre diverse tendenze (nei predittori, negli outcomes e nelle associazioni) all’interno dello stesso studio risulta piuttosto complessa. In secondo luogo, le analisi condotte sono state effettuate su campioni che erano in parte sovrapposti. In terzo luogo, i risultati sono stati interpretati come tendenze, ma potrebbero anche derivare in parte da cambiamenti nelle segnalazioni dei dati nelle coorti più recenti. Infine, in questo studio è stato utilizzato solo uno dei tanti strumenti disponibili per studiare la fragilità.
Quale la novità
A differenza degli articoli scientifici già presenti in letteratura, contrastanti tra loro, in questo studio è stato dimostrato chiaramente che la percentuale di anziani fragili nella comunità è in aumento, mentre i tassi di mortalità correlati con la fragilità rimangono invariati. Si tratta di informazioni importanti per i responsabili delle politiche sanitarie e per la pratica clinica, che implicano la necessità di sforzi continui per ridurre la prevalenza della fragilità e le sue conseguenze negative sulla salute.
Quali le prospettive
Nonostante i numerosi interventi focalizzati sulla riduzione della fragilità e dei suoi effetti avversi, queste iniziative non sembrano aver portato a una diminuzione dei tassi di mortalità dovuti alla fragilità negli ultimi due decenni. Per questo è auspicabile che in futuro vengano condotte nuove ricerche per identificare gli interventi che possano prevenire efficacemente la progressione della fragilità e migliorarne gli esiti sulla salute negli anziani fragili.
A cura di Federico Latini