Riferimento bibliografico
Fried, L.P., Cohen, A.A., Xue, QL. et al. The physical frailty syndrome as a transition from homeostatic symphony to cacophony. Nat Aging 1, 36–46 (2021). https://doi.org/10.1038/s43587-020-00017-z
In sintesi
Le nuove evidenze scientifiche hanno portato alla luce la necessità di ridefinire il concetto di fragilità nell’anziano. Non è corretto identificarla come la semplice somma delle malattie e delle comorbidità del paziente: è necessario che venga considerata come un’alterazione multisistemica dell’organismo, che ne inficia le capacità di adattamento dinamico e che coinvolge diversi sistemi. La fragilità si può presentare con un quadro clinico ben specifico, o venire allo scoperto in particolari momenti di stress.
Contesto e punto di partenza
Con l’avanzare dell’età, l’organismo risulta più fragile. Questa fragilità, però, non è data solamente dalla sommatoria delle malattie che il soggetto presenta: ci sono dei meccanismi biologici sottostanti che, in maniera sinergica, vanno a deteriorare le capacità di risposta agli stimoli dell’organismo. Superata una certa soglia di stress (che varia nel tempo), il corpo comincia a presentare un quadro clinico evidente.
Recenti studi pilota hanno individuato due grandi sistemi la cui disregolazione è fortemente associata a uno stato di fragilità fisica:
- Metabolismo energetico, inteso sia come efficienza di produzione (glucosio, insulina ed altri ormoni regolatori), sia come utilizzo energetico (consumo muscolare e mitocondriale)
- Sistema di risposta allo stress, nelle sue varie componenti (PCR, IL-6, globuli bianchi)
In particolare, si è visto come i pazienti fisicamente fragili, in condizioni di stress, avessero livelli maggiori di glicemia e insulinemia rispetto ai controlli non fragili di pari età, oltre ad alterazioni nel metabolismo della fosfocreatina, nella risposta sistemica all’ACTH, nelle risposte immunitarie a infezioni e vaccini, nella capacità di adattare il letto vascolare alle variazioni di decubito (elevata insorgenza di ipotensione ortostatica).
Clinicamente, la fragilità fisica può essere individuata grazie alla presenza di tre di questi cinque items: debolezza, rallentamento della camminata, riduzione dell’attività fisica, facile affaticabilità, perdita di peso non volontaria.
Le caratteristiche dello studio
Lo studio, basato su una popolazione femminile di età compresa tra 70 e 80 anni, ha valutato 8 marker clinico-laboratoristici a controllo dei sistemi associati alla fragilità fisica: IL-6 per il sistema infiammatorio; l’emoglobina per l’anemia; IGF-1, DHEAS ed emoglobina glicata per il sistema endocrino; deficit di micronutrienti e l’adiposità del corpo per l’ambito nutrizionale; la velocità di movimenti fini per il sistema muscolo-scheletrico.
I risultati ottenuti
Si è visto come la presenza simultanea di più markers alterati, indipendentemente da quali essi fossero, si associa fortemente alla presenza di fragilità. In particolare, il rischio di fragilità è 4,8 volte maggiore rispetto al soggetto sano per la presenza di 1-2 marker alterati; 11 volte superiore per 3-4 marker alterati, 26 volte superiore in presenza di 5 marker o più.
Quale la novità
Questo nuovo modo di intendere la fragilità nell’anziano rivoluziona il metodo di approccio allo stesso, che non deve essere più focalizzato sulla singola malattia ma incentrarsi sul buon funzionamento globale del paziente. Si definisce, di conseguenza, come percorso terapeutico migliore quello che approccia simultaneamente più sistemi coinvolti più che un sistema singolarmente, oltre a confermare come un trattamento precoce sia molto più efficace rispetto ad uno più tardivo.
Quali i limiti
Pur corroborato da diversi studi precedenti, questo risultato si basa su studi pilota, che devono essere confermati da ulteriori studi futuri. Inoltre, non vi è ancora la certezza su quale sia il meccanismo che funge da chiave di volta nell’instaurare questo meccanismo di deterioramento multisistemico: sebbene i dati in nostro possesso sembrino puntare verso le alterazioni del sistema energetico come meccanismo chiave, questo deve essere ancora confermato in maniera sistematica. Bisognerà poi dimostrare come, all’interno di popolazioni con una specifica malattia, la fragilità non sia semplicemente un indice di gravità della malattia stessa.
Quali le prospettive
Partendo da queste conoscenze, in futuro si potrà formulare un sistema di valutazione del rischio di fragilità del paziente, in modo da inquadrarlo e trattarlo precocemente, prima che il suo diventi un quadro patologico a tutti gli effetti, implementando quindi le capacità di prevenzione primaria e secondaria del sistema. Inoltre, la conoscenza dettagliata di questi meccanismi potrà aiutarci a individuare in maniera precisa e dettagliata le componenti del paziente legate alla sua malattia e quali sono invece legate al suo stato intrinseco di fragilità.
A cura di Alessio Baricich