Riferimento bibliografico
Garfield V, Farmaki AE, Eastwood SV, Mathur R, Rentsch CT, Bhaskaran K, Smeeth L, Chaturvedi N. HbA1c and brain health across the entire glycaemic spectrum. Diabetes Obes Metab. 2021;1 – 10.
In sintesi
Sia il prediabete che il diabete risultano dannosi per la salute cerebrale in termini di declino cognitivo e di demenza, particolarmente la demenza su base vascolare. Viceversa, una glicemia ai limiti bassi della normalità sembra avere un effetto protettivo sulla salute cerebrale.
Il contesto e il punto di partenza
Il diabete esplica un effetto negativo sulla funzione neurocognitiva, poiché aumenta il rischio di demenza e produce effetti neurotossici su strutture coinvolte nella memoria a lungo termine, quali l’ippocampo. Inoltre, il diabete altera la velocità di elaborazione cognitiva e peggiora significativamente l’attenzione, la concentrazione e le funzioni esecutive. È ipotizzabile che la funzione neurocognitiva sia influenzata negativamente non soltanto dal diabete conclamato ma anche da alterazioni non diabetiche dello spettro glicemico. Ad oggi, mancano studi su larga scala in grado di dimostrarlo. Disporre operativamente di dati provenienti dalla popolazione generale attraverso una biobanca permette di studiare questo legame a livello epidemiologico, con intuibili vantaggi per l’inquadramento e la prevenzione del danno neurologico su base iperglicemica.
Le caratteristiche dello studio
Si tratta di uno studio trasversale e longitudinale condotto su un campione di popolazione britannica inclusa nella UK Biobank. Attraverso dati clinici e i livelli di emoglobina glicata (HbA1c), gli autori hanno generato cinque gruppi glicemici predefiniti: soggetti con HbA1c normale-bassa (HbA1c <35 mmol/mol), normoglicemia (HbA1c ≥35 and <42 mmol/mol), prediabete (HbA1c 42≤48 mmol/mol), diabete non noto (HbA1c ≥48 mmol/mol) e diabete noto. Tale ripartizione è stata integrata con i risultati di test neurocognitivi, dati anamnestici amministrativi ed esami neuroradiologici allo scopo di misurare l’impatto delle categorie glicemiche sull’incidenza di demenza, funzione e declino cognitivo, volume dell’ippocampo e iperintensità della sostanza bianca cerebrale.
I risultati ottenuti
Il campione di popolazione utilizzato per lo studio è risultato composto da 449.973 individui egualmente ripartiti per sesso, di età compresa fra 40–69 anni. Sono stati usati modelli di regressione multivariata utilizzando il gruppo normoglicemico come gruppo di controllo. I risultati suggeriscono un aumentato rischio di demenza da tutte le cause così come di demenza di Alzheimer in caso di diabete noto. Sebbene quest’ultima condizione abbia triplicato l’incidenza di demenza vascolare, questa è risultata aumentata del 54% anche nel gruppo con prediabete. L’analisi longitudinale ha evidenziato un rischio di declino cognitivo aumentato del 42% nel gruppo con prediabete e del 39% in quello con diabete noto. Inoltre, lo studio neuroradiologico ha mostrato un aumentato volume di iperintensità della sostanza bianca e un ridotto volume dell’ippocampo sia nel gruppo con prediabete che in quello con diabete non noto e con diabete noto. Viceversa, l’iperintensità della sostanza bianca è apparsa diminuita e il volume dell’ippocampo è risultato aumentato negli individui con HbA1c normal-bassa. In modelli multivariati, un fattore chiave responsabile dell’eccesso di rischio di demenza su base vascolare e iperintensità della sostanza bianca è risultato essere la terapia antipertensiva, suggerendo un potenziale effetto trainante operato dalla preesistente ipertensione arteriosa.
Limiti dello studio
Per lo studio sono stati utilizzati algoritmi convalidati per definire diabete e demenza, comunque una diagnosi completamente accurata della demenza resta dibattuta. Inoltre, il test della memoria visiva utilizzato longitudinalmente per definire il declino cognitivo non ha mostrato, a detta degli autori, una buona affidabilità. Infine, il basso tasso di risposta registrato per l’UK Bank potrebbe aver generato problemi di preselezione, cioè i partecipanti potrebbero aver avuto meno probabilità di avere problemi cognitivi all’inizio dello studio.
Quale la novità
I dati finora pubblicati sull’associazione tra iperglicemia non diabetica e danno neurocognitivo sono stati ottenuti su campioni numericamente limitati e confrontando un numero ridotto di raggruppamenti glicemici. Questo è un ampio studio, realizzato sui dati provenienti da una prestigiosa biobanca. Pertanto, offre un’autorevole evidenza che è l’intero spettro iperglicemico piuttosto che solo il diabete diagnosticato ad aumentare il rischio di declino cognitivo, di demenza e di alterazioni cerebrali coinvolte nella memoria a lungo termine.
Quali le prospettive
Sia il prediabete che il diabete noto si rivelano dannosi in termini di demenza vascolare e rischio di declino cognitivo. Viceversa, la presenza di associazioni più deboli con la demenza da tutte le cause e la demenza di Alzheimer indicano l’esistenza di meccanismi che vanno oltre i fattori di rischio cardiovascolare, suggerendo vie neurologiche e vascolari distinte ma potenzialmente correlate. Inoltre, i risultati di associazione fra HbA1c normal-bassa e minori alterazioni neuroradiologiche suggeriscono un effetto protettivo meritorio di ulteriori indagini.
A cura di Paolo Marzullo