Riferimento bibliografico

In sintesi

Il monitoraggio remoto dei dispositivi intracardiaci (pacemaker, defibrillatori impiantabili e loop recorder) è in grado di individuare a distanza la registrazione di aritmie ed eventuali problematiche connesse ai device, quali malfunzionamenti o esaurimento della batteria. Durante la pandemia da COVID-19 si è registrato un aumento nell’utilizzo di questo tipo di monitoraggio, che ha permesso di mantenere un’ottima gestione dei pazienti con dispositivo intra-cardiaco, nonostante la riduzione dei controlli ambulatoriali di routine.

Il contesto e il punto di partenza

A partire da Marzo 2020 la pandemia da SARS-CoV-2 ha imposto l’obbligo di distanziamento sociale, non solo per le relazioni inter-personali, ma anche in ambito sanitario, con la necessità di posticipare e ri-organizzare il personale sanitario e le visite di controllo ambulatoriali, sacrificando  quelle classificate come non urgenti. Il distanziamento è stato però in parte colmato dall’impiego delle nuove tecnologie, che hanno permesso di eseguire visite e controlli a distanza, senza la necessità per i pazienti di andare in ospedale ed esporre se stessi o esporre gli altri al rischio di contagio nelle fasi più attive della pandemia. L’introduzione del monitoraggio remoto dei dispositivi intra-cardiaci, quali pacemaker o defibrillatori impiantabili, ha permesso durante la pandemia di tenerne sotto controllo a distanza il corretto funzionamento, con precoce individuazione di eventuali problematiche, quali malfunzionamenti o esaurimento della batteria, e di eseguire la registrazione di nuove aritmie, consentendone quindi una rapidissima gestione.

Le caratteristiche dello studio

Lo studio pubblicato su Europace raccoglie i risultati proveniente da un questionario condotto nel 2021 e promosso dal Gruppo Europeo di Aritmologia (la European Heart Rhythm Association, EHRA) sull’impiego del monitoraggio remoto. Il questionario è stato proposto su larga scala ai principali specialisti europei in elettrofisiologia. Lo scopo di questa indagine è stata la valutazione del ruolo del monitoraggio remoto durante la pandemia, attraverso il questionario composto da 27 quesiti. Le domande si focalizzavano sull’ implementazione di questi monitoraggi, sulla capacità del sistema di fare da filtro per le visite ambulatoriali e la capacità di individuazione di eventuali problematiche correlate ai dispositivi, con un diretto confronto con il periodo precedente alla pandemia.

I risultati

Lo studio ha coinvolto in totale 160 aritmologi provenienti da 28 diverse nazioni, che hanno spontaneamente partecipato all’indagine completando il questionario. In confronto al periodo pre-pandemia, i dati hanno mostrato un significativo incremento nell’utilizzo del monitoraggio remoto, in particolare per quanto riguarda i dispositivi pacemaker e loop recorder, con un aumento rispettivamente dal 24.2% al 39.9% e dal 61.5% al 73.5%. È stata registrata nel periodo della pandemia una marcata riduzione dei controlli dei dispositivi intra-cardiaci in ambito ambulatoriale e un allungamento del tempo tra gli appuntamenti di controllo in presenza.

Ciononostante, l’aumentato utilizzo del monitoraggio remoto in fase pandemica ha permesso di individuare correttamente i pazienti con effettiva necessità di controllo ambulatoriale: si trattava nella  nella maggior parte dei casi di necessità di sostituzione del dispositivo a causa dell’esaurimento della batteria del generatore, di disfunzione di elettrocateteri, di interventi appropriati o inappropriati di defibrillatori impiantabili o di registrazione di nuove aritmie (quali la fibrillazione atriale). I pazienti così individuati, sono stati correttamente indirizzati al controllo ambulatoriale, che ha permesso quindi in tutti i casi la corretta gestione della problematica registrata.

Quali prospettive

I risultati del presente studio hanno mostrato come un maggior utilizzo delle nuove tecnologie, quali il monitoraggio remoto dei dispositivi intra-cardiaci, ha permesso di superare gli ostacoli imposti dalla pandemia da COVID-19 nella gestione ambulatoriale dei pazienti con aritmie cardiache. Grazie all’utilizzo del monitoraggio remoto, ove disponibile, si è ridotta la necessità di controlli ambulatoriali nei pazienti con pacemaker, defibrillatori impiantabili o loop recorder, mantenendo comunque la capacità del sistema nel gestire efficacemente i pazienti che necessitassero di un intervento medico in presenza.  

A cura di: Giuseppe Patti ed Enrico G. Spinoni


Iscriviti alla Newsletter

* Richiesti
Scegli la newsletter
Consenso all’utilizzo dei dati

Aging Project userà le informazioni che fornisci al solo scopo di inviarti la newsletter richiesta.

Puoi annullare l'iscrizione in qualsiasi momento cliccando sul link che trovi nel footer dell'email. Per informazioni sulla Privacy Policy clicca qui.

Cliccando su "Acconsenti", accetti anche che le tue informazioni saiano trasferite a Mailchimp per l'elaborazione. Ulteriori informazioni sulle privacy di Mailchimp qui