Riferimento bibliografico
Del Pozo Cruz B, Ahmadi M, Naismith SL, Stamatakis E. Association of Daily Step Count and Intensity With Incident Dementia in 78 430 Adults Living in the UK. JAMA Neurol. 2022;79(10):1059–1063.
In sintesi
È ormai risaputo che l’attività fisica riduca il rischio di mortalità per malattie cardiovascolari, metaboliche e tumorali. Lo studio riportato dimostra come essa sia efficace anche nel ridurre il rischio di incidenza di demenza: i famosi 10.000 passi potrebbero rientrare così nelle raccomandazioni delle linee guida per la prevenzione della demenza.
Il contesto e il punto di partenza
Il conteggio dei passi è un approccio comune, di semplice comprensione e utilizzo, per fornire degli obiettivi di attività fisica al grande pubblico. Diversi studi in letteratura, infatti, utilizzano il conteggio dei passi come metodo oggettivabile di misurazione dell’attività fisica. L’esercizio fisico è dimostrato essere associato a un minor rischio di mortalità per cause cardiovascolari e tumori ma non ci sono studi, o le evidenze sono quantomeno scarse, riguardo all’associazione tra il numero di passi giornalieri e l’incidenza di demenza. Comprendere questa relazione è importante anche per stimare il giusto volume e intensità di passi per un programma di prevenzione della demenza.
Le caratteristiche dello studio
Lo studio condotto è uno studio di coorte prospettico basato su una popolazione selezionata a partire dai dati raccolti dalla UK Biobank. Ai partecipanti è stato fatto indossare un accelerometro per misurare l’attività fisica. Da un pool di 236.519 pazienti eleggibili, sono stati selezionati 78.430 partecipanti, escludendo coloro che avevano già demenza, malattie cardiovascolari e cancro, e coloro che non avevano indossato per un adeguato periodo di tempo l’accelerometro. L’attività fisica è stata valutata sia in termini quantitativi, misurando il numero di passi, sia in termini qualitativi misurando la cadenza e l’intensità del passo distinguendo in tal modo il cammino incidentale, la camminata volontaria e l’esercizio fisico vero e proprio. L’incidenza di demenza è stata calcolata valutando le cartelle cliniche ospedaliere o delle cure primarie dei pazienti.
I risultati ottenuti
La popolazione considerata aveva un’età media di 61 anni, 44,7% uomini, 55,3% donne. Il periodo di follow-up mediano è stato di 6,9 anni. È stata riscontrata un’associazione non lineare tra i passi giornalieri, la loro intensità e l’incidenza di demenza. Non è stato trovato un valore di soglia minimo, ma i risultati hanno suggerito una dose ottimale per ridurre il rischio di sviluppo di demenza intorno ai 9.800 passi giornalieri.
Limiti dello studio
I limiti dello studio riguardano la sua natura osservazionale, il ridotto tasso di risposta (5,5%) di partecipanti rispetto alla popolazione inclusa nella biobanca britannica. Altri studi hanno comunque dimostrato che questa scarsa risposta non sembra influire sull’associazione tra attività fisica e gli outcomes di salute.
Un altro limite dello studio riguarderebbe invece il limitato numero di casi di demenza riscontrati, dovuto sia all’età media relativamente bassa dei partecipanti, sia al non aver utilizzato metodi formali di “cognitive assessment” di demenza. I risultati ottenuti dallo studio non sono perciò generalizzabili alla popolazione più anziana.
Quale la novità
Punti di forza dello studio riguardano la numerosità campionaria, l’utilizzo dell’accelerometro nella valutazione sistematica dell’attività fisica e l’utilizzo di registri provenienti da più fonti (ospedaliere e delle cure primarie) per definire l’incidenza della demenza.
Quali le prospettive
Il messaggio dello studio è: i famosi 10.000 passi al giorno sono associati a un minor rischio di sviluppare demenza. I risultati così ottenuti potrebbero in futuro essere utilizzati per nuove raccomandazioni nelle linee guida della demenza: il contapassi è infatti un metodo vantaggioso e di facile comunicazione e interpretazione per promuovere una sana attività fisica.
A cura di Mattia Perazzi