Riferimento Bibliografico

Li F, Harmer P, Fitzgerald K, et al. Tai chi and postural stability in patients with Parkinson’s disease. N Engl J Med. 2012;366(6):511‐519. doi:10.1056/NEJMoa1107911

In sintesi

I pazienti con malattia di Parkinson hanno una sostanziale compromissione dell’equilibrio, con conseguente riduzione della capacità funzionale e un aumento del rischio di caduta. Sebbene l’esercizio fisico sia regolarmente consigliato dagli specialisti, pochi programmi si sono dimostrati efficaci. La pratica del Tai Chi sembra ridurre i disturbi dell’equilibrio nei pazienti con morbo di Parkinson da lieve a moderato, con ulteriori benefici di una migliore capacità funzionale e riduzione delle cadute.

Il contesto ed il punto di partenza

Il Parkinson è una tra le più diffuse malattie neurodegenerative. La sua evoluzione è lenta ma progressiva e coinvolge, principalmente, alcune funzioni motorie quali il controllo del movimento e dell’equilibrio. Con la progressione della malattia, i pazienti perdono stabilità posturale e hanno disfunzione dell’andatura, difficoltà a gestire le attività della vita quotidiana e cadute frequenti. Sebbene alcune manifestazioni motorie, come il tremore, possano essere alleviate con la terapia farmacologica, caratteristiche come l’instabilità posturale sono meno sensibili ai farmaci e richiedono approcci alternativi. Per questo motivo, l’esercizio fisico è parte integrante della gestione del morbo di Parkinson perché l’attività fisica ha dimostrato di ritardare il deterioramento delle funzioni motorie e di prolungare l’indipendenza funzionale. L’esercizio contro resistenza ha dimostrato effetti positivi sui deficit di equilibrio e forza. Tuttavia, dipende dalla disponibilità di specifiche apparecchiature che presentano un certo rischio nell’utilizzo e pertanto richiedono un attento monitoraggio della sicurezza. Da ciò, la ricerca su forme alternative di esercizio capaci di migliorare l’equilibrio, l’andatura e la funzione motoria nei pazienti con malattia di Parkinson ha portato a considerare il Tai Chi come una forma di esercizio molto promettente.

Il Tai Chi (o, più precisamente, il Tàijíquán), antichissima pratica cinese che combina esercizio fisico e mentale, ha dimostrato di migliorare forza, equilibrio e funzione fisica e di prevenire le cadute negli anziani.

Caratteristiche dello studio

Lo studio ha esaminato se un programma di Tai Chi adattato potesse migliorare la stabilità posturale nei pazienti con malattia di Parkinson.

Sono state programmate sessioni di 60 minuti, due volte a settimana per 24 settimane in tre gruppi di soggetti per un totale di 309, che eseguivano:

  • lezioni di Tai Chi
  • esercizio contro resistenza
  • sedute di stretching a basso impatto (controllo)

I criteri di ammissibilità includevano la diagnosi clinica della malattia di Parkinson; età compresa tra 40 e 85 anni; presenza di tremore, rigidità, stabilità posturale o bradicinesia; uso stabile di farmaci; capacità di camminare con o senza un dispositivo di assistenza. I criteri di esclusione erano la partecipazione attuale a qualsiasi altro studio comportamentale o farmacologico o un programma di esercitazione guidato da un istruttore, un punteggio di esame Mini-Mental State inferiore a 24, condizioni debilitanti o compromissione della vista che impedirebbero la piena partecipazione allo studio.

Interventi di esercizio fisico

Tai chi: il protocollo consisteva in sei movimenti di Tai Chi integrati in una routine di Forma 8 Yang, specificamente ideati per bilanciare equilibrio e andatura facendo in modo che i partecipanti eseguano movimenti simmetrici e diagonali, come spostamento del peso, spostamento controllato del centro di massa sulla base del sostegno, ondeggiamento della caviglia e passo anteriore-posteriore e laterale. La respirazione naturale è stata integrata nella routine di allenamento.

Esercizio contro resistenza: il protocollo, sviluppato dalla letteratura sull’esercizio fisico, si concentrava sul rafforzamento dei muscoli importanti per la postura, l’equilibrio e l’andatura. La resistenza con gilet zavorrato è stata inizialmente fissata all’1% del peso corporeo ed è stata aumentata gradualmente fino al raggiungimento del 5% del peso corporeo. I pesi alla caviglia variavano da 0,45 a 1,36 kg. La routine prevedeva da 8 a 10 esercizi, inclusi passi in avanti e laterali, squat, affondi in avanti e laterali e rialzi di tallone e punta.

Stretching a basso impatto: questa condizione di controllo è stata progettata per fornire un programma di esercizio a bassa intensità associato a interazione sociale e a soddisfazione insiti negli altri due interventi, ma senza benefici di allenamento simili in termini di portanza, forza o equilibrio degli arti inferiori. Le attività principali comprendevano una varietà di stiramenti seduti e in piedi che coinvolgono la parte superiore del corpo e gli arti inferiori, con l’uso di una delicata estensione e flessione articolare e rotazione del tronco.

Principali risultati

Questo studio ha scoperto che un programma di Tai Chi bisettimanale per 24 settimane, è maggiormente efficace nel migliorare la stabilità posturale e altre funzioni motorie in pazienti con morbo di Parkinson da lieve a moderato, rispetto a un programma di allenamento contro resistenza o un programma di stretching. L’allenamento mediante Tai Chi ha anche ridotto significativamente l’incidenza delle cadute, rispetto al programma di stretching. I miglioramenti negli obiettivi primari e secondari sono stati mantenuti 3 mesi dopo l’intervento. Non sono stati osservati eventi avversi gravi durante la pratica del Tai Chi, confermando la sicurezza e l’utilità di questo intervento per le persone con malattia di Parkinson.

Inoltre, i pazienti del gruppo Tai Chi hanno dimostrato un marcato aumento della velocità dell’andatura associato ad aumento significativo della lunghezza del passo. Questi miglioramenti nelle caratteristiche dell’andatura supportano l’efficacia del Tai Chi nell’alleviare i movimenti bradicinetici associati al morbo di Parkinson.

Quali novità

Il protocollo del Tai Chi lavora soprattutto sullo spostamento del peso e l’oscillazione della caviglia per spostare efficacemente il baricentro della persona verso i limiti di stabilità, alternando una posizione stretta e una posizione ampia per cambiare continuamente la base di supporto, aumentando il tempo di appoggio della gamba di supporto e il tempo di oscillazione delle gambe, coinvolgendo i movimenti rotazionali del tronco con la postura eretta ed eseguendo movimenti passo-passo dal tallone alla punta (avanti) e da punta a tallone (indietro) per rafforzare la dorsiflessione e la flessione plantare. Queste caratteristiche intrinseche dell’allenamento possono aver portato a un migliore controllo posturale e capacità di camminare.

Quali limiti

In primo luogo, dati i trattamenti basati sul comportamento, i partecipanti erano consapevoli dei loro compiti di intervento. Questa consapevolezza può aver introdotto distorsioni nei risultati, dal momento che le persone interessate a partecipare potrebbero aver avuto aspettative positive sui benefici dell’esercizio. Inoltre, tutti i partecipanti sono stati testati durante periodi “on”, che potrebbero aver mascherato i cambiamenti sottostanti indotti dagli interventi di formazione.

A cura di Claudio G. Molinari


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