Riferimento bibliografico

B. Del Pozo Cruz, M.N. Ahmadi, I-Min Lee et al. Prospective Associations of Daily Step Counts and Intensity With Cancer and Cardiovascular Disease Incidence and Mortality and All-Cause Mortality. JAMA Intern Med. 2022;182(11):1139-1148.

In sintesi

Tu lo consiglieresti un contapassi? La risposta è: assolutamente sì!

Il contesto e il punto di partenza

Le prove disponibili fino ad oggi hanno spinto a sostenere che l’incremento del numero di passi giornalieri avesse un ruolo importante nella prevenzione delle malattie croniche e delle cause di morte prematura; tuttavia ci sono scarse evidenze che la formula dei 10.000 passi al giorno possano effettivamente portare beneficio alla nostra salute. Per questo, si è sentita la necessità di indagare l’associazione tra il numero e l’intensità di passi giornalieri con la mortalità per tutte le cause e l’incidenza di cancro e malattie cardiovascolari (CVD). Con la speranza, inoltre, di fornire un metodo più fruibile rispetto alle attuali linee guida sull’attività fisica basate sul tempo e sull’intensità.

Le caratteristiche dello studio

Lo studio di coorte prospettico di Del Pozo Cruz vede come campione di studio 78.500 individui inglesi (con età media di 61 anni, 55% donne) della UK Biobank che hanno aderito alla richiesta di indossare sul polso dominante un braccialetto con accelerometro-contapassi, per sette giorni h24, allo scopo di registrare la loro attività fisica. Sono stati analizzati solo i dati di quegli individui che hanno indossato l’accelerometro per più di 16h al giorno in almeno 3 giorni, includendo notti e almeno un weekend. L’attività fisica è stata valutata sotto forma di numero medio di passi al giorno, analizzandone sia la cadenza (passi casuali, <40 passi/min; passi mirati >40passi/min ) che l’intensità (leggera, <100 passi/min; moderata, 100-129 passi/min; >130 passi/min vigorosa). Le notizie cliniche sono state ottenute da diversi centri e ospedali del servizio sanitario nazionale, e analizzate per un follow-up di 7 anni. Come cause di mortalità per malattie cardiovascolari sono state incluse malattie coronariche fatali e non fatali, ictus e insufficienza cardiaca; mentre sono state prese in considerazione solo neoplasie in 13 siti che si sono dimostrati, in uno studio precedente, associati a una bassa attività fisica.

I risultati ottenuti

Sul totale di 78.500 individui nei 7 anni circa di follow-up: 2179 partecipanti sono deceduti (di tumore: 1325; di CVD: 664); si sono verificati 10.245 eventi di CVD e 2813 casi di tumore.

In questo studio non è stata trovata alcuna soglia minima di associazione tra passi giornalieri e mortalità-morbilità, l’associazione però è stata fortemente notata per circa 10.000 passi al giorno; oltre questa soglia c’è incertezza riguardo la vera relazione dose-risposta e la relazione tra l’incremento del numero dei passi e il beneficio clinico. Inoltre è emerso che i passi casuali sono stati associati a un minor rischio di mortalità e morbilità. Mentre i passi mirati e in particolare l’intensità hanno dimostrato un minor rischio di morte per tutte le cause, un minor rischio di incidenza e di mortalità per tumore e CVD .

Limiti dello studio

Questo studio presenta diverse limitazioni:

  1. la natura osservazionale dello studio che non permette di fare inferenze causali;
  2. la raccolta dei passi solo alla baseline, la quale potrebbe non essere rappresentativa di un comportamento abituale. Tuttavia, circa 4 anni dopo, è stato riscontrato un numero di passi giornalieri coerente con i dati raccolti, nei partecipanti che hanno utilizzato l’accelerometro ripetutamente;
  3. la potenziale persistenza della probabilità di causalità inversa nonostante l’esclusione degli eventi avvenuti nei primi due anni;
  4. la potenziale persistenza di fattori, non individuati o confondenti, noti per influenzare le associazioni causali tra i passi e la mortalità e gli esiti dell’incidenza della malattia;
  5. la valutazione delle covariate è stata successiva al primo giorno di raccolta dei dati. Tuttavia, le risposte alle covariate selezionate sono state relativamente stabili nel tempo e, dunque, le associazioni tra l’attività fisica, valutata dall’accelerometro, e gli esiti sulla salute sono valide.
  6. il ridotto tasso di risposta (5,5%) di partecipanti rispetto alla popolazione inclusa nella UK Biobank, e la non rappresentatività dei partecipanti rispetto alla popolazione britannica. Studi recenti hanno dimostrato che la mancanza di rappresentatività della UK Biobank non influisce sulle associazioni dell’attività fisica con l’incidenza della malattia e gli esiti di mortalità.
  7. la variazione dei benefici osservati in base a intensità del passo ed età, poiché il costo energetico del camminare è più elevato negli anziani rispetto ai giovani. Pertanto, un’unica raccomandazione per il conteggio dei passi potrebbe non essere appropriata per tutti gli adulti; tuttavia, questa interazione non è stata osservata nel campione in questione

 

Quale la novità

Questo studio, però, ha svariati punti di forza: aver utilizzato un campione ampio; aver raccolto i dati per almeno 24h consecutive al fine di individuare periodi mancanti di attività e aver analizzato i dati in modo prospettico; per aver escluso tutti gli eventi avvenuti nei primi due anni di follow-up con lo scopo di ridurre al minimo la causalità inversa; ma soprattutto, per aver utilizzato un algoritmo che ha permesso di separare i passi del cammino da altre attività deambulatorie, superando così alcune limitazioni comuni degli studi precedenti.

Quali le prospettive

In conclusione, è stato dimostrato che camminare, eseguendo fino a circa 10.000 passi al giorno, sia associato a un costante calo dei rischi di mortalità per tutte le cause e di incidenza di tumore e malattie cardiovascolari. Oltre questa soglia l’associazione si è dimostrata meno evidente. Inoltre, l’intensità del passo si è mostrata significativa per ridurre il rischio di morte e l’incidenza di cancro e malattie cardiovascolari, in particolare i passi mirati e a cadenza sostenuta.

Tali informazioni se abbinate a efficaci strategie comportamentali, potrebbero essere utilizzate per motivare gli individui meno attivi ad aumentare il proprio numero di passi e quelli più attivi a raggiungere l’obiettivo dei 10.000 passi. Fornendo, inoltre, un metodo di facile comprensione, interpretazione e misurazione, che potrebbe rivoluzionare le raccomandazioni sull’attività fisica fino ad ora utilizzate.

Per questi motivi, il contapassi ha tutte le caratteristiche per diventare un accessorio must have per la propria salute.

 

A cura di Chiara Gerevini

 


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