Riferimento bibliografico
Lang Zhao, Xuemei Zhao, Pengchao Tian, Lin Liang, Boping Huang, Liyan Huang, Jiayu Feng, Yuhui Zhang, Jian Zhang. Prognostic utility of the prognostic nutritional index combined with serum sodium level in patients with heart failure. 2022 Aug;32(8):1894-1902. doi: 10.1016/j.numecd.2022.04.004.Epub 2022 Apr 14.
In sintesi
Questo studio analizza l’influenza della malnutrizione e dell’iponatriemia (sodio <135 mmol/L) sulla sopravvivenza dei pazienti con insufficienza cardiaca. Entrambi i fattori, dovuti a problemi di assorbimento nell’intestino, sono collegati a un aumento del rischio di mortalità.
Il contesto e il punto di partenza
L’insufficienza cardiaca (HF) è una sindrome clinica caratterizzata dalla presenza di sintomi (dispnea, edemi periferici e ridotta tolleranza allo sforzo) e segni (pressione venosa giugulare elevata, crepitii polmonari e terzo suono cardiaco) causati da un’anomalia cardiaca strutturale e/o funzionale. L’HF colpisce circa l’1-2% degli adulti a livello globale e la sua incidenza complessiva è ancora in aumento a causa dell’invecchiamento della popolazione.
Con il termine malnutrizione ci si riferisce a carenze, eccessi o squilibri nell’assunzione di energia o nutrienti da parte di una persona. Poiché i fattori che contribuiscono alla malnutrizione sono lo scarso appetito, una riduzione di assorbimento da parte delle cellule epiteliali del piccolo intestino, l’infiammazione e le condizioni cataboliche che possono derivare dall’HF, nei pazienti con HF la malnutrizione è comune. Tra i punteggi di malnutrizione, c’è l’indice nutrizionale prognostico (PNI), che può essere facilmente calcolato a partire dalla concentrazione di albumina sierica (ALB) e dalla conta totale dei linfociti. Di solito, un PNI ridotto indica un cattivo stato di nutrizione e un esito negativo.
L’iponatremia, definita come un livello sierico di sodio <135 mmol/L, è comunemente riscontrata nei pazienti con HF a causa della progressione della malattia o dell’effetto dei farmaci.
Si ipotizza che esista un’interazione di rischio tra PNI e livello sierico di sodio e che i pazienti con PNI più basso e iponatremia abbiano esiti peggiori.
Lo scopo del presente studio è stato quello di indagare quanto la combinazione di PNI e livello sierico di sodio sia in grado di predire la mortalità per tutte le cause nei pazienti affetti da HF.
Le caratteristiche dello studio
Lo studio esplora la combinazione di PNI e livelli di sodio per capire se insieme possano prevedere meglio il rischio di mortalità nei pazienti con HF rispetto a quanto avviene considerandoli singolarmente. L’ipotesi di partenza è che pazienti con PNI basso e iponatriemia abbiano un rischio maggiore di esiti negativi.
Lo studio ha coinvolto pazienti ricoverati per HF presso un ospedale cinese tra il 2008 e il 2018. È stato monitorato il loro PNI e il livello di sodio all’ingresso, e i pazienti sono stati seguiti per rilevare la mortalità per tutte le cause.
I risultati ottenuti
Lo studio ha esaminato come lo stato nutrizionale e i livelli di sodio nel sangue influenzano la sopravvivenza dei pazienti con insufficienza cardiaca (HF). In particolare, ha dimostrato come la nutrizione e il sodio siano collegati alla sopravvivenza: i pazienti che hanno sia un basso livello di sodio (iponatriemia) sia un basso indice di nutrizione (PNI) presentano un rischio molto più alto di morte rispetto a quelli con livelli normali. Inoltre, l’analisi combinata di indice nutrizionale e livello di sodio ha dimostrato di essere un modo migliore per prevedere il rischio di mortalità rispetto all’analisi singola dei due parametri. Questo significa che per i pazienti con HF è utile monitorare entrambi i valori per avere un quadro completo della loro situazione di rischio.
In sintesi, i risultati suggeriscono che i pazienti con insufficienza cardiaca trarrebbero beneficio da una gestione che tenga conto sia della nutrizione sia del bilancio di sodio, poiché questi aspetti sono fortemente legati alla loro sopravvivenza.
Limiti dello studio
Essendo uno studio osservazionale effettuato in un unico centro, potrebbe essere influenzato da fattori non misurati. Inoltre, i dati su PNI e sodio sono stati raccolti solo al momento del ricovero; non si è potuto quindi valutare come cambiamenti avvenuti nel tempo influenzino la prognosi. Infine, il PNI non considera i pazienti in sovrappeso, quindi non fornisce informazioni sull’overnutrizione.
Quali le novità
Lo studio è il primo a dimostrare che combinare PNI e livelli di sodio migliora la capacità di predire la mortalità nei pazienti con HF, suggerendo che questi due parametri dovrebbero essere inclusi nella gestione della malattia.
Quali le prospettive
In futuro, integrare PNI e livelli di sodio nei modelli clinici potrebbe migliorare il trattamento dei pazienti con HF, permettendo interventi nutrizionali e di bilancio elettrolitico più mirati. Saranno utili ulteriori ricerche per valutare il ruolo dell’overnutrizione e l’efficacia di un monitoraggio continuo.
A cura di Giuliana Vecchio