Riferimento bibliografico
Shelia R. Cotton, Amy M. Schuster and Alexander Seifert. Social media use and well-being among older adults. PMID: 35065352 DOI: 10.1016/j.copsyc.2021.12.005
In sintesi
L’utilizzo dei social media da parte della popolazione over 65 si è diffuso in maniera esponenziale negli ultimi anni, favorito anche dalla pandemia da COVID-19.
I benefici possono essere ricondotti alla capacità dei social media di ridurre l’isolamento e la solitudine, causati dalla perdita del coniuge o dalla lontananza geografica dei legami familiari più stretti. L’effetto positivo dell’utilizzo quotidiano di questi strumenti digitali deve essere, però, ancora ben studiato e osservato, prima che si possa confermarne l’efficacia nell’incrementare il benessere della popolazione anziana.
Il contesto e il punto di partenza
Gli studi e le ricerche in merito all’utilizzo dei social media da parte della popolazione over 65 sono in netto aumento negli ultimi anni: nel 2021 gli studi pubblicati su questo argomento sono stati 18, a fronte dei 6 pubblicati nel 2020.
Il 45 % degli anziani statunitensi riferisce di utilizzare almeno un social media al giorno, mentre diversa è la situazione in Europa, dove uno studio svizzero mostra come lo faccia solo il 29% della popolazione over 65. . Nonostante questo, circa l’81% della popolazione over 65 ha riferito di utilizzare Internet per comunicare con altre persone.
Facebook rimane il social media più utilizzato in questa fascia di età: negli USA la percentuale si attesta al 50%, seguito da YouTube (49%) e Pinterest (18%).
Sebbene sia utile capire quali siano i social media più utilizzati dagli over 65 e come essi vengano utilizzati, è ancora più importante comprendere se e come questo utilizzo influenzi il benessere della popolazione migliorandone la qualità di vita.
Le caratteristiche dello studio
Lo studio di cui parliamo si basa su una revisione della letteratura che si è posta come quesito la seguente domanda: l’utilizzo dei social media da parte della popolazione over 65 porta a dei cambiamenti al benessere della popolazione stessa?
La risposta è data valutando l’effetto dei social media su tre aspetti fondamentali, strettamente collegati al concetto di benessere:
- rapporti sociali, isolamento e solitudine;
- soddisfazione per la propria vita;
- salute mentale e cognitiva.
I risultati ottenuti
Per quanto riguarda i rapporti sociali, isolamento e solitudine, possiamo affermare che questi sono gli aspetti più indagati in letteratura. I social media sono studiati e disegnati in modo tale da unire e creare reti di persone che scambiano commenti ed informazioni tra di loro, oltre che a permettere alle persone lontane di rimanere in contatto con i propri cari e aggiornati sulla loro vita. Il tutto è facilitato dall’utilizzo semplice, anche tramite smartphone.
Gli adulti over 65 che riportano di utilizzare Facebook manifestano un più basso rischio di solitudine e l’effetto del “sentirsi meno soli” è immediato. D’altro canto, gli anziani che riferiscono di avere rapporti stabili e connessioni sociali valide realizzate non tramite Internet riportano un utilizzo molto inferiore dei social rispetto agli altri utenti over 65.
La soddisfazione per la propria vita è correlata anch’essa all’utilizzo dei social. Condividere, commentare e taggare foto con amici e parenti provoca un aumento della soddisfazione in questa popolazione. Come nel caso precedente, però, se gli anziani riferiscono già in partenza soddisfazione personale per la propria vita, diminuisce da parte loro l’utilizzo dei social media.
Per quanto riguarda la salute mentale i risultati sono altalenanti, poiché sebbene venga riportato che l’utilizzo di alcuni social media permette di ridurre la probabilità di manifestare sintomi depressivi, grazie ai contatti quotidiani con le persone care, di contro si è visto come guardare foto, video o “controllare” cosa fanno le persone care quotidianamente potrebbe aumentare l’ansia.
Le ricerche in merito al miglioramento o al mantenimento delle capacità cognitive sono ancora poche.
Attualmente non emerge una differenza tra gli utenti che utilizzano Facebook e chi non lo utilizza in termini di memoria a breve e lungo termine, procedurale e capacità di linguaggio.
Limiti dello studio
Sebbene i campioni dei diversi studi siano rappresentativi della popolazione, uno dei grossi limiti della revisione è che molti degli studi presi in considerazione non sono riusciti a seguire tutti i partecipanti over 65 in modo da poter misurare in maniera oggettiva i miglioramenti dello stato di benessere.
Un altro importante limite è che, in alcuni studi, non vi è una coerente costruzione degli strumenti che permettono di misurare l’utilizzo del social media nella popolazione anziana. Spesso non è chiaro se venga misurato l’utilizzo del social media oppure l’utilizzo generico di Internet.
Quali novità
La novità principale è che gli studi mostrano che questo fenomeno è in continua crescita. L’aumento della popolazione anziana over 65 mondiale va di pari passo con i continui miglioramenti in termini di alfabetizzazione digitale della popolazione stessa. L’utilizzo dei social media ha sicuramente un effetto sulla vita degli anziani che ne fanno un uso quotidiano, ma sono necessari maggiori studi per capire come e se agisce in termini di benessere.
Quali prospettive
La dimostrazione degli effetti dell’utilizzo dei social media sul benessere della popolazione anziana passa attraverso la costruzione di strumenti che misurino l’effettivo utilizzo dei social.
Questi strumenti dovrebbero:
- essere disegnati ad hoc sulla vita quotidiana degli over 65, prendendo in considerazione anche le limitazioni fisiche e cognitive già preesistenti;
- monitorare come l’utilizzo dei social media cambia nel tempo;
- accertare le dinamiche di un utilizzo quotidiano.
Per una ricerca più avanzata in tale ambito è necessario anche includere campioni di popolazione che riflettano le diversità della popolazione anziana, anziché solo gli over 65 facilmente accessibili, mentalmente e cognitivamente performanti e in grado di utilizzare le nuove tecnologie digitali.
A cura di Cristian Vairo