Riferimento bibliografico
Frederico Pieruccini‐Faria, Sandra E. Black, Mario Masellis, Eric E. Smith, Quincy J. Almeida, Karen Z. H. Li, Louis Bherer, Richard Camicioli, Manuel Montero‐Odasso. Gait variability across neurodegenerative and cognitive disorders: Results from the Canadian Consortium of Neurodegeneration in Aging (CCNA) and the Gait and Brain Study. Alzheimer’s & Dementia, 2021 DOI: 10.1002/alz.12298
In sintesi
L’inquadramento e l’evoluzione delle malattie neurodegenerative sono campi ancora in pieno sviluppo: studi recenti hanno ipotizzato che le performance cognitive dell’individuo siano fortemente legate alla sua capacità di mantenere un’andatura uniforme.
In questo studio si corrobora l’associazione inversa tra capacità cognitive e alterazioni della marcia, indipendentemente dal sottotipo patologico a cui il paziente appartiene. Nello specifico, lo studio è andato a dimostrare come le variazioni che l’individuo presenta nella sua andatura (e quindi anche da un passo al successivo) siano un segno della patologia neurodegenerativa e del suo decorso. Inoltre, lo studio del passo è risultato avere una spiccata potenzialità nell’individuare i pazienti affetti da morbo di Alzheimer, che presentano maggiori variazioni in termini di lunghezza della falcata, tempo di falcata e tempo di doppio appoggio a terra rispetto ad altri disturbi neurodegenerativi.
Il contesto e il punto di partenza
Già in passato si era arrivati ad affermare la forte associazione tra alterazioni dell’andatura e il decadimento cognitivo (fino alla demenza). Infatti, problematiche nel passo sono molto comuni all’interno delle malattie neurodegenerative: già da un passo a quello successivo si possono notare differenze in termini di distanza e tempistiche delle varie fasi del movimento. Tra gli studi già disponibili, però, mancava un’analisi sistematica che prendesse in considerazione tutte le caratteristiche analizzabili nel passo e le confrontasse con tutte le maggiori patologie neurodegenerative.
Le caratteristiche dello studio
Lo studio ha coinvolto 500 soggetti divisi in 9 gruppi: gruppo di controllo, soggetti affetti da Parkinson (PD), soggetti con una perdita di memoria soggettiva e con analisi normali (valutati anche unitamente, come individui senza demenza); soggetti con mild cognitive impairment (MCI), soggetti con PD e MCI (valutati anche insieme come gruppo con basso livello di degenerazione cognitiva); pazienti affetti da Alzheimer (AD), pazienti con un quadro di demenza da Parkinson (PDD), pazienti con demenza fronto-temporale e pazienti con demenza a corpi di Lewy (valutati anche insieme come gruppo con neurodegenerazione avanzata).
Ogni soggetto è stato posto all’analisi del passo, che ha studiato 11 criteri divisi in 4 macro-categorie:
- Ritmo del passo
- Velocità del passo
- Variabilità del passo
- Controllo posturale.
Tutti questi dati sono stati poi analizzati sia come numeri assoluti, sia dopo essere aggiustati per le variabili confondenti individuate (età, sesso, anni di scolarizzazione e numero di comorbidità).
I risultati ottenuti
Dai i dati raccolti, si è cercato di comprendere come le macro-categorie considerate individuassero delle differenze tra i diversi gruppi patologici e quello di controllo:
- Il gruppo affetto da Parkinson e quello affetto da Alzheimer presentavano una maggiore variabilità del passo e un minor controllo posturale
- Quello affetto da demenza da Parkinson presentava una maggiore variabilità del passo.
Alla fine delle varie valutazioni, solo la variabilità del passo durante la camminata si è dimostrata un fattore significativo nell’individuare i pazienti affetti da Parkinson, demenza associata al Parkinson e morbo di Alzheimer. In particolare, all’interno di questa macro-categoria, si è visto come tutti gli item presenti (variazioni di tempo di falcata, di lunghezza della falcata e di tempo in doppio appoggio a terra) sono risultati statisticamente significativi nell’individuare i pazienti con PD, PDD e AD.
I tre item di variabilità del passo sono poi risultati correlati in maniera significativa alle valutazioni neurocognitive dei pazienti (MoCA score) in tutte le categorie di malattie prese in esame, soprattutto per quanto riguarda i pazienti affetti da AD, che vengono identificati con una sensibilità del 75-80% ed una specificità del 54-70%.
Nei pazienti affetti da Parkinson, in una qualsiasi variante del suo spettro di malattia, la variabilità del passo è risultata un valutatore motorio meglio associato al MoCa score di questi pazienti rispetto al sistema UPDRS-III scelto durante il reclutamento nello studio di questi soggetti.
Limiti dello studio
Il campione troppo esiguo di partecipanti con demenza fronto-temporale e demenza a corpi di Lewy, oltre a all’età mediamente più bassa rispetto ai gruppi di controllo, ha portato ad una non significatività dei dati finali a riguardo. Inoltre, valutando globalmente tutto lo spettro di quadri clinici associati al Parkinson presi in considerazione in questo studio (Parkinson senza demenza, Parkinson con MCI e demenza da Parkinson), per quanto ancora statisticamente significativa, l’associazione con la variabilità del passo perde di forza quando si tiene conto come variabile della gravità del parkinsonismo.
Infine, per quanto riguarda il gruppo affetto da MCI, i dati raccolti si sono dimostrati in linea con le aspettative, ma non statisticamente significativi, probabilmente a causa dei gradi di libertà impostati durante l’analisi. Per indagare meglio tutti questi fattori, bisognerà formulare degli studi specifici a riguardo.
Quale la novità
Lo studio del passo, nel contesto delle malattie neurodegenerative, può effettivamente essere utilizzato come fattore per valutare la progressione cognitiva della malattia, con elevata specificità, in particolare, per il morbo di Alzheimer, che rappresenta l’archetipo di questa tipologia di malattie. L’aver individuato la variabilità dell’andatura (intesa come l’insieme dei suoi 3 elementi, ma anche di questi ultimi presi singolarmente), inoltre, permette di creare un metodo di studio del passo altamente specifico e preciso.
Quali le prospettive
In futuro bisognerà sicuramente confermare questi dati attraverso uno studio di coorte specifico per ogni malattia considerata, partendo dal morbo di Alzheimer. Se i dati individuati con questo studio venissero confermati, si amplierebbe in maniera importante la capacità medica di individuare le malattie neurodegenerative e valutarne il decorso attuale e futuro.
A cura di Alessio Baricich
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