Riferimento bibliografico
Maria Rosaria Gualano, Gianluca Voglino, Fabrizio Bert, Robin Thomas, Elisa Camussi and Roberta Siliquini. Health, University of Torino, Torino, Italy. The impact of intergenerational programs on children and older adults: a review. International Psychogeriatrics: page 1 of 18 © International Psychogeriatric Association 2017 doi:10.1017/S104161021700182X
In sintesi
Questa revisione sistematica della letteratura ha evidenziato come il coinvolgimento sociale in attività intergenerazionali (IG) per gli anziani che vivono nelle case di cura e i bambini in età prescolare, sia uno strumento prezioso per combattere l’isolamento sociale. E’ stato osservato l’impatto positivo e il vantaggio di come le attività IG in un gruppo multidisciplinare migliorino le interazioni e la comunicazione tra età diverse nel breve e nel lungo periodo, promuovendo l’invecchiamento attivo senza segni di declino, un aumento della fiducia e dell’autostima, rafforzando il senso di comunità e un aumento dello sviluppo intellettuale con una diminuzione di violenza/rabbia ed umore depresso.
Il contesto e il punto di partenza
L’invecchiamento è considerato un fenomeno sociale sempre più incalzante nei paesi sviluppati che porta con sé il rischio elevato di isolamento sociale. L’isolamento sociale rappresenta una questione preoccupante, in quanto condizione che colpisce la salute e sembra aumentare il rischio di ipertensione arteriosa, di depressione, di declino cognitivo e persino di suicidio. Le implicazioni della trasformazione demografica interessano diversi ambiti: quello sociale, lavorativo, previdenziale, sanitario ed economico. La politica si trova a dover rispondere al fenomeno dell’aumento della domanda di assistenza e alla necessità inevitabile di adattare i sistemi sanitari alle esigenze di una popolazione che invecchia, in contesti che devono rimanere sostenibili a fronte di una forza lavoro ridotta. I programmi di attività IG in gruppi multidisciplinari fanno parte delle iniziative capaci di promuovere l’invecchiamento attivo e questo aspetto rappresenta una questione particolarmente saliente.
Le caratteristiche dello studio
Si tratta di una revisione sistematica della letteratura con l’obiettivo di ricercare studi che mettano in luce la relazione tra le due fasce di età (infante ed anziano) in programmi di attività IG in gruppi multidisciplinari. Dalla ricerca sulle banche dati PubMed e Scopus sono stati identificati ed estratti 631 studi, trattenuti per pertinenza 55 articoli ed analizzati 27 seguendo la valutazione qualitativa PRISMA. La selezione degli studi è avvenuta in modo autonomo e indipendente da parte di due ricercatori. Sono stati inclusi tutti i tipi di documenti, poiché gli RCT erano pochi e non fornivano una panoramica completa sull’argomento, concentrandosi in modo specifico sui programmi di attività IG che coinvolgessero bambini delle scuole elementari e prescolari. Sono stati esclusi quegli studi che hanno considerato studenti delle scuole superiori/universitari o che hanno coinvolto due generazioni legate da legami familiari (es. nonno-nipote).
I risultati ottenuti
Gli studi analizzati hanno riportato significativi risultati a favore dei programmi di attività IG in gruppi di lavoro multidisciplinari per entrambi i soggetti delle due fasce di età. Emerge un positivo atteggiamento dei bambini verso l’immagine delle persone anziane, verso l’attività di gruppo che comprendeva attività di gioco con le mani e la lettura di libri illustrati. Uno studio ha confrontato inoltre le abilità sociali e personali tra i bambini in età prescolare coinvolti in programmi di attività IG e quelli non coinvolti in attività simili, mostrando che l’assistenza all’infanzia con IG ha migliorato lo sviluppo personale/sociale nei bambini. Riguardo l’impatto dei programmi di attività IG sugli anziani è stato registrato un cambiamento significativo nel benessere psicosociale dei partecipanti oltre a una diminuzione dell’umore depresso: queste attività hanno effettivamente migliorato la salute auto-riferita e ridotto lo stress (p <0,01). Le interazioni sono risultate maggiori in caso di attività musicali. Uno studio condotto in Giappone includeva una componente di attività in cui i partecipanti anziani condividevano la loro saggezza, cultura e storia personale con i bambini: i sintomi depressivi, valutati dagli infermieri con la Geriatric Depression Scale, sono diminuiti significativamente (p <0,05) durante il programma.
Limiti dello studio
Attualmente il limite principale dello studio è dato dalla scarsità di RCT che trattino questo argomento e la differenza dei dati in possesso risulta essere troppo elevata per impostare una meta-analisi. Altra limitazione da considerare è legata alla selezione degli studi in base alla lingua: criterio che potrebbe averne esclusi alcuni potenzialmente significativi. Non per ultimo meno importante, un aspetto da considerare nei programmi di queste attività è legato all’organizzazione: il personale non formato potrebbe risultare inadeguato alle attività, correndo così il rischio di infantilizzare l’anziano. Detto ciò, la figura dell’infermiere fornisce un fondamentale supporto riguardo la gestione delle attività IG in gruppi multidisciplinari.
Quale la novità
Questo studio mette in luce aspetti legati ad attività IG sviluppati in gruppi multidisciplinari su bambini, anziani e operatori e fa emergere il fenomeno sociale dell’invecchiamento nei paesi sviluppati. I programmi di attività IG svolti in gruppi multidisciplinari sono diventati più popolari negli ultimi decenni contribuendo a promuovere prove di efficacia sulle potenzialità dei benefici con effetti sulla qualità di vita misurabili sia sul bambino che sull’anziano. I vantaggi risiedono nella coabitazione di centri assistenziali per adulti e asili nido con implementazione di attività IG in gruppi multidisciplinari che, nei bambini, stimola lo sviluppo di atteggiamenti positivi nei confronti degli anziani, aumentando la conoscenza rispetto l’invecchiamento; mentre nell’anziano diminuisce lo stress, la depressione e sembra avere un impatto positivo anche rispetto a chi soffre di demenza.
Quali le prospettive
I contesti di attuazione sembrano essere variegati spaziando dalle scuole/asili alle strutture per anziani, alle comunità sul territorio coinvolgendo la figura dell’infermiere nell’organizzazione assistenziale dei programmi di attività IG; dunque un ampio potenziale di implementazione per esperienze simili, rigorosamente basate sulle prove di efficacia, potrebbe essere un interessante pretesto per estendere queste esperienze in altri contesti. In una società in cui l’individualismo sembra aver preso il sopravvento, in cui i fenomeni di emarginazione e bullismo sembrano in aumento, l’educazione intergenerazionale può diventare uno tra gli strumenti a disposizione per aprirsi all’alterità.
A cura di Katia Ballo, Marco A. C. Spinelli, Carmela Rinaldi