Riferimento bibliografico
Co M, Moreno-Agostino D, Wu Y-T, Couch E, Posarac A, Wi T, et al. (2023) Nonpharmacological interventions for the prevention of sexually transmitted infections (STIs) in older adults: A systematic review. PLoS ONE 18(5): e0284324. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0284324
In sintesi
Le Malattie Sessualmente Trasmesse (MST) negli adulti di 65 anni e più sono in aumento a causa di livelli variabili di educazione sessuale negli anziani e, tra gli altri fattori, di una percezione errata della propria suscettibilità alle infezioni.
L’aumento dell’aspettativa di vita, il maggior numero di persone divorziate, separate o che vivono da sole, i cambiamenti socioculturali e generazionali, le diverse disponibilità economiche, la maggior libertà di spostamento, compreso il turismo sessuale, hanno sdoganato la possibilità di avere una vita sessualmente attiva e con partner diversi anche nelle fasce d’età superiori ai 65 anni.
Tuttavia, si registra sia che meno persone in questa fascia di età usano metodi protettivi, come il preservativo, sia che le persone in questa fascia di età hanno meno probabilità di sottoporsi ai test per identificare la presenza di eventuali malattie sessualmente trasmissibili. In generale, infatti, l’attenzione nella prevenzione dell’HIV e di altre MST è più alta nelle popolazioni più giovani, mentre le persone anziane sono spesso escluse dai programmi di prevenzione. Inoltre, gli operatori sanitari non sono sempre consapevoli della sessualità e dell’attività sessuale negli anziani. Ciò può portare a una comunicazione inadeguata riguardo alla salute sessuale e al rischio di contrarre HIV e altre MST. D’altra parte, i progressi nel trattamento dell’HIV e delle MST, probabilmente, contribuiscono anche ad un aumento della tracciabilità dei casi, poiché le persone che soffrono di queste condizioni vivono più a lungo di prima.
Il contesto e il punto di partenza
La crescente prevalenza delle Malattie Sessualmente Trasmesse (MST) tra gli adulti più anziani è una preoccupazione crescente per la salute pubblica. Le MST comprendono molte condizioni, tra cui clamidia, gonorrea, epatite B, Herpes Simplex Virus (HSV), virus dell’immunodeficienza umana (HIV), papilloma virus umano (HPV), sifilide e tricomoniasi.
Sebbene queste condizioni siano più comunemente diagnosticate nelle fasce d’età più giovani, una revisione che ha riassunto i dati provenienti da Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Cina e Africa ha mostrato una tendenza all’aumento dei tassi di diagnosi delle MST tra gli adulti più anziani. I calcoli, basati sui dati dell’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito, indicano che tra il 2016 e il 2019 c’è stato un aumento del 31% negli adulti di 65 anni e oltre, a fronte di un aumento del 10% dei nuovi casi di MST nelle persone di età compresa tra 13 e 64 anni in Inghilterra. Un’analisi dei dati di sorveglianza delle MST nel Regno Unito ha mostrato un raddoppio delle nuove infezioni da clamidia, herpes genitale e verruche, gonorrea e sifilide dal 1996 al 2003 nelle persone di età superiore ai 45 anni. Negli Stati Uniti le persone di 50 anni e oltre hanno rappresentato il 51% di coloro che vivono con una diagnosi di HIV nel 2018, e stime elevate di prevalenza delle MST sono state riportate in modo più ampio negli adulti più anziani in tutto il mondo, tra cui Cina, Corea, Kenya e Botswana. Sebbene la prevalenza delle MST tra gli adulti più anziani sia in aumento, si tratta comunque ancora di un numero esiguo di persone e di una piccola percentuale del carico totale di MST. Ad esempio, nel Regno Unito nel 2019 sono state segnalate 37.692 nuove diagnosi di MST in persone di età superiore ai 45 anni, pari all’8% di tutte le nuove diagnosi effettuate quell’anno. Analogamente, su 36.801 nuove diagnosi di HIV negli Stati Uniti nel 2019, 3.887 (10,6%) avevano più di 55 anni. Tuttavia, un’indagine sui frequentatori di tre cliniche di medicina genitourinaria nel Regno Unito suggerisce che gli anziani sono meno propensi a cercare un trattamento per le MST e questo potrebbe ritardare il riconoscimento dei sintomi e la presentazione all’assistenza sanitaria rispetto agli individui più giovani. L’aumento delle MST tra gli anziani può essere attribuito a molteplici fattori, tra cui la sopravvivenza più lunga, l’uso discontinuo del preservativo, la percezione errata della propria suscettibilità all’infezione e i livelli disomogenei di conoscenza sulla salute sessuale. Come nelle altre fasi della vita, gli anziani possono praticare comportamenti sessuali ad alto rischio a causa della mancanza di conoscenze o di idee sbagliate sui rischi connessi. Inoltre gli adulti eterosessuali dopo la menopausa o la sterilizzazione/vasectomia potrebbero sentirsi meno motivati a usare il preservativo, poiché la gravidanza non costituisce più una preoccupazione.
Le misure di prevenzione primaria incentrate sulla comunicazione volta a modificare i comportamenti a rischio – utilizzando approcci comunicativi personalizzati per promuovere comportamenti positivi, coinvolgendo la comunità di riferimento nel processo di sviluppo – sono quindi fondamentali per ridurre la diffusione delle MST. L’educazione sessuale negli anziani mirata e adattata alle specifiche esigenze di questa fascia di età potrebbe contribuire a migliorare la consapevolezza e la prevenzione sul rischio di MST in età avanzata.
Le caratteristiche dello studio
La revisione sistematica di cui ci occupiamo indaga l’effetto di alcuni interventi non farmacologici: attività di informazione, educazione e comunicazione (IEC) per la prevenzione primaria delle malattie sessualmente trasmesse (MST) e dei comportamenti sessuali ad alto rischio negli anziani, per lo più incentrate sull’HIV. In questo lavoro di revisione sono stati inclusi dieci studi – due RCT (Studi randomizzati controllati), sette quasi-sperimentali e uno studio qualitativo – , risultati idonei dopo lo screening.
I risultati ottenuti
La revisione ha ottenuto risultati diversi a seconda del tipo di intervento erogato e ha analizzato quali sono le barriere e quali i facilitatori delle diverse attività.
Interventi primari non farmacologici
I risultati della revisione sono stati suddivisi in tre aspetti: conoscenza, cambiamento del comportamento e altro. Sei studi si sono concentrati sulla conoscenza dell’HIV/MST. Nonostante le variazioni nella durata e nella frequenza delle IEC, quattro studi su cinque hanno suggerito un miglioramento delle conoscenze sull’HIV/MST dopo gli interventi in diverse popolazioni di studio negli Stati Uniti e in Sudafrica. Tuttavia, non è chiaro se questi miglioramenti siano stati poi mantenuti nel tempo. Lo studio di Boon ha suggerito che il miglioramento immediato delle conoscenze dopo gli interventi potrebbe non essere mantenuto dopo tre mesi, mentre Falvo e Norman hanno rilevato che le informazioni sono state mantenute al follow-up di tre mesi. Oltre alle conoscenze, un intervento IEC incentrato sugli adulti statunitensi più anziani ha rilevato un aumento della percezione della suscettibilità e della gravità dell’HIV. In un altro studio, un video educativo di 2 minuti ha avuto un impatto positivo sulla conoscenza dell’HIV e sull’interesse per l’educazione all’HIV. Tuttavia, l’intervento video non ha aumentato l’accettazione del test HIV.
In sintesi le IEC hanno avuto un effetto limitato sul miglioramento della pratica del sesso sicuro, se si considerano i cambiamenti comportamentali auto-riferiti. Un solo studio indicava l’effetto positivo sull’aumento dell’autoefficacia nell’uso del preservativo. Un altro studio non ha potuto analizzare i dati perché gran parte dei partecipanti si è rifiutata di rispondere alle domande relative ai rapporti vaginali, anali, al sesso orale e all’uso del preservativo.
Uno studio incentrato sugli adulti anziani in Cina ha utilizzato un intervento multicomponente che combinava IEC, workshop, dimostrazioni e consulenze per un periodo di un anno. Questo lavoro ha avuto un effetto positivo sulla riduzione del sesso extraconiugale e dello scambio commerciale di sesso in cambio di denaro, droga o regali e un aumento dell’uso del preservativo.
Uno studio su donne vedove o divorziate ha progettato interventi on-line utilizzando materiali dei siti web, e-mail e sms. I risultati ottenuti hanno avuto un effetto positivo sull’aumento dell’intenzione di praticare sesso sicuro rispetto al gruppo di controllo, che aveva accesso solo a materiale scritto.
Barriere e facilitatori
Tre studi hanno presentato dati qualitativi sugli ostacoli e i facilitatori all’attuazione degli interventi. Sono stati identificati due temi relativi alle barriere e ai facilitatori per il successo dell’implementazione degli interventi non farmacologici e dei programmi di educazione sessuale, in particolare la “pertinenza percepita dei programmi di educazione sessuale” e la “personalizzazione degli interventi per gli adulti più anziani“.
Pertinenza percepita degli interventi
Questo tema riguarda la mancanza di disponibilità di programmi pertinenti alle esigenze degli adulti più anziani; alcuni partecipanti hanno attribuito questo fenomeno alle convinzioni della società sulla sessualità e sull’invecchiamento. Tuttavia, hanno anche riferito che gli adulti più anziani possono essere riluttanti a partecipare a causa dello stigma o dei tabù che circondano il sesso.
Un partecipante ha descritto la necessità di programmi di educazione sessuale negli anziani che siano pertinenti per la propria situazione. Altri hanno riferito di essere consapevoli delle convinzioni della società, secondo cui gli adulti più anziani hanno relazioni monogame o non sono sessualmente attivi, e quindi non hanno bisogno di programmi di educazione sessuale. Altri ancora hanno riportato che altre persone del loro gruppo di età potrebbero avere convinzioni simili riguardo alla pertinenza dei programmi di educazione sessuale per le persone di età superiore ai 50 anni, il che potrebbe costituire un ostacolo alla partecipazione a tali programmi. Inoltre, i partecipanti hanno descritto il sesso come un argomento tabù, il che può influire sulla disponibilità degli anziani a partecipare a interventi incentrati sulla riduzione delle IST.
Personalizzazione degli interventi per gli adulti più anziani
Questo tema riguarda come gli interventi potrebbero essere adattati agli adulti di età superiore ai 50 anni. I suggerimenti includono: il supporto tra pari, la presentazione delle informazioni in modo coinvolgente e la scelta dei tempi e dei luoghi dell’intervento.
1) Supporto tra pari
I partecipanti hanno descritto il valore del supporto tra pari per aumentare la partecipazione ai programmi di educazione sessuale, creare un ambiente inclusivo e rafforzare la rilevanza dei temi sessuali.
Alcuni partecipanti hanno dichiarato che incontrare altre persone della stessa età è stato come scoprire di non essere soli. Analogamente, i partecipanti a un altro studio hanno descritto come l’intervento avrebbe potuto essere migliorato con l’inclusione di un peer educator.
2) Presentazione delle informazioni in modo coinvolgente
Uno studio ha utilizzato dei giochi durante la sessione di IEC, in cui i partecipanti insegnavano al gruppo le competenze e le informazioni apprese. I partecipanti hanno descritto questo come un modo coinvolgente e divertente per fare domande e rafforzare le conoscenze soprattutto per alcuni anziani che “non hanno una buona memoria”.
3) Tempi e luoghi dell’intervento
Un’ulteriore considerazione per il successo dell’implementazione degli interventi di educazione sessuale è il luogo e la tempistica degli interventi. In uno studio, i partecipanti hanno suggerito che gli interventi dovrebbero essere disponibili a livello locale e potrebbero essere ancorati a servizi comunitari già esistenti o a programmi per adulti anziani già in corso. Tuttavia, Gedin e Resnick hanno riferito che i partecipanti non erano d’accordo su quale fosse il momento migliore della giornata: alcuni preferivano dopo le 17:00 mentre altri esprimevano una preferenza per le prime ore del giorno.
Gli interventi digitali inoltre hanno offerto diversi potenziali vantaggi rispetto agli IEC di persona. Possono contribuire a mantenere la privacy e l’anonimato dei partecipanti, essere utilizzati per fornire informazioni personalizzate e possono essere più economici. Questi interventi digitali potrebbero anche essere integrati in programmi multicomponenti più ampi, oltre a quelli più tradizionali faccia a faccia.
Limiti dello studio
La letteratura sugli interventi non farmacologici per gli adulti più anziani è limitata, soprattutto al di fuori degli Stati Uniti e per le malattie sessualmente trasmissibili (MST) diverse dall’HIV. Ci sono prove che gli interventi educativi e comportamentali (IEC) possano migliorare le conoscenze a breve termine sulle MST, ma non è chiaro se questo si traduca in un miglioramento a lungo termine o in un cambiamento di comportamento, poiché tutti gli studi inclusi in questa revisione avevano un follow-up di soli 3 mesi o meno.
Il rischio di bias era alto o critico in tutti gli studi inclusi nella revisione. Sono necessari studi più robusti e di qualità superiore per confermare l’efficacia degli interventi di prevenzione primaria non farmacologica nel ridurre le MST nella popolazione adulta anziana.
È necessaria ulteriore ricerca per valutare se un aumento del numero di sessioni nell’intervento sia associato a una maggiore efficacia. Inoltre, i partecipanti dovrebbero essere seguiti per periodi più lunghi per determinare se gli interventi producono cambiamenti duraturi. È inoltre importante che i ricercatori sviluppino interventi adatti al contesto e affrontino le esigenze educative degli adulti più anziani, testandoli attraverso studi di maggiore solidità metodologica.
Quale la novità
La peer education, o educazione tra pari, rappresenta un approccio innovativo nell’ambito dell’educazione e della promozione della salute. Attraverso questa metodologia, gli individui che condividono la medesima età o condizione di vita vengono coinvolti come educatori, con il compito di trasmettere informazioni e competenze ad altri membri della stessa comunità. L’obiettivo principale della peer education è quello di promuovere il cambiamento di comportamenti e di atteggiamenti, affrontando tematiche come la prevenzione delle malattie e la sessualità. Grazie alla familiarità e alla relazione di fiducia che si instaura tra pari, la peer education si configura come uno strumento efficace nella promozione della consapevolezza e del benessere nelle comunità, favorendo processi di empowerment individuale e collettivo.
L’educazione sessuale negli anziani attraverso programmi innovativi, come la peer education e le piattaforme di educazione digitale, rappresenta un’opportunità per promuovere la consapevolezza e il benessere sessuale nelle comunità più mature, affrontando lo stigma e migliorando l’accesso alle informazioni, contribuendo a mantenere la privacy e l’anonimato dei partecipanti.
Quali le prospettive
Lo studio fornisce alcuni spunti per sviluppare sul territorio futuri programmi educativi atti al raggiungimento e al mantenimento del benessere sessuale nei soggetti anziani.
Un maggiore dialogo su questi temi, sia in ambiti formali, come quello accademico, sia in ambiti informali, incentrato sul mantenimento della salute e della vitalità, aumenterebbe lo scambio di esperienze e opinioni se fossero sottolineati maggiormente gli aspetti positivi come la saggezza, l’esperienza e la diversità in campo sessuale derivanti dall’età adulta. Grazie a una maggiore consapevolezza, l’idea dell’invecchiamento e della sessualità ad esso correlata acquisterebbero una visione socialmente diversa e sarebbero considerati ammirevoli e desiderabili.
Anche affrontare lo stigma e la circolazione di informazioni sbagliate sulle malattie sessualmente trasmesse è fondamentale per favorire una sempre maggiore consapevolezza sulla loro prevenzione.
A cura di Luca Falbo, Federica Maisano, Manuela Zandonà
Supervisione di Chiara Gallione