Riferimento bibliografico
Qu Tian, Stephanie A Studenski, Yang An , Pei-Lun Kuo, Jennifer A Schrack, Amal A Wanigatunga, Eleanor M Simonsick, Susan M Resnick, Luigi Ferrucci. Association of Combined Slow Gait and Low Activity Fragmentation With Later Onset of Cognitive Impairment. Jama Novembre 2021. DOI: 10.1001/jamanetworkopen.2021.35168
In sintesi
La lentezza del cammino sembra essere un indicatore precoce di sviluppo di malattia di Alzheimer (AD). Tuttavia, le modifiche nella velocità del cammino possono essere dovute anche ad altre patologie sia di tipo neurologico che di tipo muscoloscheletrico e cardiopolmonare. Alla luce di queste considerazioni lo studio ha identificato l’associazione tra la frammentazione dell’attività motoria e il rallentamento del cammino, specchio della perdita di meccanismi di adattamento e dell’assenza di una corretta programmazione motoria, come possibile indicatore precoce di declino cognitivo.
Il contesto e il punto di partenza
Il processo di neurodegenerazione alla base dell’Alzheimer inizia anni prima della comparsa dei primi sintomi. In particolare, la lentezza del cammino si presenta nella fase preclinica di malattia ed è stato ipotizzato che sia un segno di iniziale neurodegenerazione.
Allo stesso tempo alcuni studi hanno dimostrato come la lentezza del cammino è associata non solo allo sviluppo di Alzheimer, ma anche ad altre patologie neurologiche e internistiche legate all’età. Pertanto, risulterebbe utile poter identificare tra i soggetti con lentezza del cammino quelli che con più probabilità svilupperanno Alzheimer. Per esempio, valutando aspetti della motilità come il movimento totale e la frammentazione dell’attività attraverso l’uso di sensori del cammino (accelerometri). Nello specifico la frammentazione dell’attività motoria considera quante volte durante il giorno il paziente alterna periodi di attività a periodi di riposo.
Questa frammentazione potrebbe essere un meccanismo compensatorio atto a conservare energia, a ottimizzare le capacità fisiche e a preservare un certo grado di autonomia nelle attività della vita quotidiana (ADL), specialmente tra soggetti che hanno limitata mobilità, poca resistenza e dolore legato al movimento. Questi meccanismi compensatori richiedono l’uso di funzioni intellettive superiori, come le capacità organizzative, che possono essere deficitarie in individui con iniziale neurodegenerazione.
Pertanto, si potrebbe ipotizzare che l’assenza di frammentazione del cammino possa sottendere un iniziale quadro di deficit cognitivo. Parallelamente se alla base del deficit del cammino ci fosse una patologia neurologica, la frammentazione del cammino non influenzerebbe il mantenimento dell’attività motoria. Lo studio qui presentato ha l’obiettivo di indagare se la frammentazione del cammino possa essere un indicatore di iniziale declino cognitivo e rischio di sviluppo di Alzheimer nel futuro.
Le caratteristiche dello studio
Si tratta di uno studio di coorte prospettico eseguito su 520 soggetti cognitivamente indenni di età uguale e/o superiore ai 60 anni. La velocità è stata misurata su un percorso di 6 metri. La frammentazione dell’attività è stata valutata attraverso l’uso di accelerometri che i partecipanti hanno indossato per sette giorni consecutivi. I dati di velocità e frammentazione sono stati raccolti tra il gennaio 2007 e il maggio 2015. Successivamente dopo 7 anni di follow-up i partecipanti sono stati valutati per declino cognitivo e Alzheimer. Il follow-up è stato completato nel Dicembre 2020 e i dati sono stati analizzati tra Febbraio e Maggio 2021.
I risultati
Nel corso dello studio 64 (12.3%) soggetti hanno sviluppato deficit cognitivi tali da poter porre diagnosi di disturbo cognitivo lieve (MCI) o malattia di Alzheimer (AD). Si è quindi osservato che i soggetti con una velocità di cammino ridotta presentano un maggior rischio di sviluppo di MCI/AD, elemento già parzialmente noto alla comunità scientifica; in particolare ogni 0.05 m/s di velocità ridotta corrispondono ad un rischio di sviluppo di MCI/AD maggiore del 7%.
La sola frammentazione dell’attività non ha invece mostrato associazioni statisticamente significative con l‘insorgenza di deficit cognitivi. Si è invece registrata un’interazione significativa tra questi tre elementi: frammentazione dell’attività, velocità di cammino e sviluppo di MCI/AD.
Più nel dettaglio, a bassi livelli di frammentazione corrisponde un rischio di insorgenza di MCI/AD maggiore del 19%, mentre ad alti livelli di frammentazione non si evidenziano rapporti statisticamente significativi tra la velocità di cammino e il deficit cognitivo. Inoltre nei pazienti con una bassa velocità di cammino e una elevata frammentazione dell’attività l’incidenza di patologie osteoarticolari e cardio-polmonari è risultata più elevata, a fronte di una migliore preservazione delle abilità cognitive.
I risultati ottenuti permettono di confermare l’ipotesi di partenza, stabilendo che gli individui con una ridotta velocità di cammino e un’attività poco frammentata hanno un maggiore rischio di sviluppare deficit cognitivi. Questo potrebbe essere legato al fatto che gli anziani, con lo sviluppo di patologie e disturbi età-dipendenti, in maniera più o meno conscia, sviluppano dei meccanismi di adattamento che sopperiscono a questi deficit e permettono di preservare un certo qual grado di autonomia nelle ADL. La perdita di questi meccanismi di compensazione, sottoforma di una ridotta frammentazione dell’attività, potrebbe indicare un danno neurologico sottostante che mina la capacità di programmazione delle attività motorie.
Punti di forza e limiti dello studio
Lo studio presenta diversi punti di forza – in primis è uno studio real-life, su una popolazione ampia e con una lunga media di follow-up (7.3 anni) – ma anche limitazioni: il campione, estrapolato dalla Baltimore Longitudinal Study of Aging (BLSA) è mediamente più sano, istruito e meno diversificato rispetto alla popolazione generale; inoltre, nella valutazione del risultato, MCI e AD sono stati considerati come un unico outcome e non come due diverse entità, fattore sicuramente confondente nel momento di interpretazione dei risultati; bisogna inoltre considerare che la valutazione della frammentazione dell’attività nella vita quotidiana di pazienti anziani può essere molto difficile. Gli anziani potrebbero non tollerare l’uso di una fascia toracica per lunghi periodi o non essere abituati all’utilizzo di dispositivi elettronici da polso (fitness tracker, smartwatch, ecc.).
Prospettive
La rilevazione di frammentazione dell’attività e rallentamento del cammino attraverso l’utilizzo di dispositivi come un accelerometro, potrebbero permetterci di identificare in anticipo gli individui a maggior rischio di sviluppare MCI o AD, di monitorarli a stretto raggio e di attuare precocemente strategie terapeutiche specifiche.
A cura di Francesca Vignaroli e Federico Colombatto