Riferimenti bibliografici
Wang Y, Wang S, Zhu W, et al. Reading activities compensate for low education-related cognitive deficits. Alzheimers Res Ther. 2022 Oct 14;14(1):156. doi: 10.1186/s13195-022-01098-1. doi. Medline
In sintesi
L’invecchiamento è il fattore di rischio più importante per la demenza. In una società in cui la popolazione diventa sempre più anziana, è essenziale sviluppare strategie efficaci per rallentare il decadimento cognitivo, che rappresenta un enorme peso sociale ed economico in tutto il mondo. È sempre più importante quindi individuare metodi validi per agire sui fattori di rischio modificabili per la demenza: un buon esempio può essere promuovere attività che portano a svariati benefici concreti in questo senso, tra cui è inclusa la lettura.
Il contesto e il punto di partenza
Un livello di istruzione elevato è associato sia a migliori prestazioni intellettive sia a un rallentamento del declino cognitivo, così come le attività di lettura sono associate a un minor rischio di demenza. È importante verificare se il livello di istruzione e la lettura siano fattori tra essi indipendenti e se la carenza di istruzione possa in qualche modo essere compensata con la buona abitudine di leggere.
Le caratteristiche dello studio
L’articolo, pubblicato su Alzheimer’s Research & Therapy, riporta dati provenienti da uno studio prospettico di coorte condotto dal Centro nazionale cinese di ricerca clinica sulla malattia di Alzheimer e sui disturbi neurodegenerativi (CANDOR). Nello studio sono stati arruolati soggetti cognitivamente normali, senza condizioni note che influenzassero la funzione cognitiva e con almeno tre anni di istruzione (sono quindi stati esclusi soggetti non in grado di leggere fluentemente). Per definire i cut-off è stato evidenziato come la media di istruzione fosse di 12 anni, ed è stata definita come “attività di lettura regolare” la lettura di almeno un libro al mese per un intero anno. Quindi i soggetti sono stati divisi in quattro gruppi: con istruzione elevata (>12 anni) e attività di lettura regolare; con istruzione elevata e senza attività di lettura regolare; con istruzione inferiore (<12 anni) e attività di lettura regolare; con istruzione inferiore e senza attività di lettura regolare. Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a test cognitivi sia generici sia per attività specifiche e hanno effettuato una risonanza magnetica cerebrale.
I risultati
Sono stati arruolati nello studio 459 partecipanti; tra questi il 36,82% svolgevano attività di lettura regolare.
Il gruppo di lettura ha avuto prestazioni cognitive migliori rispetto al gruppo di non lettura, in particolare nei soggetti con minor livello di istruzione, mentre questo è stato evidenziato meno nei soggetti con livelli di istruzione più elevati, a causa della presenza di un tetto di punteggio massimo raggiungibile nei test. Tuttavia alla risonanza magnetica non era presente alcuna differenza nello spessore corticale e nel volume dell’ippocampo tra i lettori e i non lettori, mentre i partecipanti con istruzione più elevata avevano volumi maggiori di ippocampo in entrambi gli emisferi.
Limiti dello studio
Lo studio presenta diversi limiti: in primo luogo bisognerebbe studiare l’effetto causale delle attività di lettura sulle attività cognitive con uno studio randomizzato; inoltre varrebbe la pena di prendere in considerazioni altre attività intellettuali; inoltre questo studio arruolava partecipanti con funzioni cognitive soggettivamente nella norma e tutti provenienti dalla Cina settentrionale, per cui per futuri studi si ritiene necessario espandere il campione di popolazione.
Quali sono le novità
Dai risultati dei test cognitivi è stato evidenziato come la lettura possa essere un buon modo per colmare il divario cognitivo causato dalla mancanza di istruzione. In particolare il gruppo di lettori con istruzione inferiore a 12 anni ha raggiunto risultati paragonabili a quelli del gruppo con istruzione più elevata nell’ambito del linguaggio, della memoria non verbale e nelle funzioni esecutive.
Quali sono le prospettive
Leggere si dimostra quindi qualcosa di più di un piacevole passatempo: porta ad avere migliori funzioni cognitive, arrivando addirittura a colmare le lacune dovute alla mancata possibilità di avere un’istruzione di alto livello. Una società che legge può quindi essere una società che invecchia meglio. La tecnologia può essere d’aiuto anche in questo ambito: dallo studio è emerso come si ottengano ottimi risultati anche attraverso l’utilizzo di audiolibri, superando così il limite dato dai problemi di vista, che sono particolarmente diffusi nei soggetti anziani e rendono difficile la lettura di testi scritti.
A cura di Giulia Maria Colombo