Riferimento bibliografico
Leah S. Richmond-Rakerd, Avshalom Caspi, Antony Ambler et al. (2021), Childhood self-control forecasts the pace of midlife aging and preparedness for old age – PNAS 19, 118 (3) e2010211118.
In sintesi
L’autocontrollo allunga la vita. Questa è la massima che ci suggerisce lo studio di Richmond-Rakerd e colleghi, secondo i quali un precoce autocontrollo emotivo, evidenziabile già nell’infanzia e nella prima adolescenza, sarebbe predittivo di un ritmo di invecchiamento più lento e salutare, nonché di una consapevole preparazione all’avanzamento dell’età.
Il contesto e il punto di partenza
La ricerca si basa sullo studio longitudinale neozelandese denominato Dunedin Longitudinal Study. Avviato negli anni ’70, raccoglie i dati di una coorte di 1.037 individui seguiti dalla nascita fino ai 45 anni di età. I dati non sono aperti alla libera consultazione, ma possono essere resi disponibili agli studiosi che ne fanno richiesta.
Il punto di partenza della ricerca sta nell’assunzione – confermata dalla letteratura – che un buon livello di autocontrollo emotivo, riscontrato già dall’infanzia, promuova la longevità. L’elemento innovativo del presente studio (che vede la collaborazione di dipartimenti di psicologia inglesi, americani e neozelandesi) risiede nel mostrare che bambini e giovani adolescenti con maggior autocontrollo non solo vivono meglio, ma invecchiano molto più lentamente, e sono molto più attrezzati, psicologicamente, ad affrontare e gestire la terza età.
In particolare, due sono le ipotesi che Richmond-Rakerd e colleghi hanno voluto testare. La prima ipotesi mira a confermare se gli individui con miglior autocontrollo nell’infanzia mostrino meno i segni dell’invecchiamento una volta raggiunta la mezza età. Per segni dell’invecchiamento si intende l’aspetto fisico, in particolare del volto, nonché capacità cognitive e particolarità anatomiche cerebrali, che illustreremo più avanti. La seconda ipotesi è ancor più ambiziosa, e si basa su recenti risultati della ricerca sull’invecchiamento che evidenziano come un precoce autocontrollo sia predittivo di comportamenti salutari in età adulta (una dieta equilibrata, ad esempio, e un moderato uso di alcolici e sigarette). La ricerca di Richmond-Rakerd e colleghi si è spinta oltre, cercando di testare se l’autocontrollo infantile riscontrato nei soggetti del campione sia predittivo anche di particolari atteggiamenti e aspettative riguardanti il proprio invecchiamento, il grado di integrazione sociale e di soddisfazione di vita, nonché la loro conoscenza pratica (con conseguenti comportamenti virtuosi) in ambito di salute e finanza.
Le caratteristiche dello studio
I ricercatori hanno misurato il ritmo di invecchiamento mettendo a confronto un ampio spettro di indicatori biologici, fisiologici, psicologici. Hanno potuto usufruire di risonanze cerebrali (sebbene eseguite solo una volta al compimento dei 45 anni), misurazione del volume delle ipertensioni della materia bianca (un indicatore clinico di microlesioni che accresce nel corso della vita ed è predittivo di un’eventuale accelerazione del declino cognitivo), confronti nel tempo di immagini facciali, nonché di informazioni personali ricavate dai soggetti stessi, o indirettamente da banche dati amministrative e report di genitori, parenti, insegnanti ai quali è stato chiesto un monitoraggio su eventuali comportamenti aggressivi, iperattività, disattenzione persistente a intervalli cadenzati (a 3, 5, 7, 9 e 11 anni). Al compimento dei 45 anni, ai soggetti del campione sono stati somministrate interviste per verificare tanto il livello di conoscenza generale in ambito di salute (“Se stai male e il dottore ti prescrive un antibiotico, quali sono i motivi (almeno alcuni) per cui dovresti portare a termine le somministrazioni indicate?”) e in ambito finanziario, quanto il loro atteggiamento nei confronti dell’invecchiamento e le aspettative riguardo la propria vita futura.
I risultati ottenuti
I ricercatori hanno evidenziato che i bambini con un migliore autocontrollo emotivo raggiungono la mezza età meglio preparati a gestire le esigenze dell’invecchiamento. In sostanza, coloro che avevano avuto un maggior autocontrollo durante l’infanzia e la prima adolescenza, mostravano tutti segni di un lento invecchiamento, a qualunque livello: salute degli organi, minor volume di ipertensioni della materia bianca cerebrale, un tenore fisico migliore, e di viso apparivano più giovanili. Inoltre, hanno dimostrato di padroneggiare una buona conoscenza pratica in ambito di salute e scienze della vita, di avere minori problemi finanziari, e sono apparsi ottimisti relativamente al proprio invecchiamento, esprimendo un’aspettativa di vita superiore ai 75 anni.
Limiti dello studio
Uno studio longitudinale sull’aging, seppur così vasto e ambizioso, che limita l’analisi dei dati fino al 45esimo anno di età rappresenta di per sé un limite. Tuttavia, la ricerca ha fatto di questo limite insormontabile un’opportunità per confermare risultati acquisiti e suggerire spunti di ricerca venturi, che prendano in esame proprio individui di mezza età. Infatti, l’autocontrollo emotivo, fulcro dell’indagine, non è qualcosa di dato e fisso nel tempo, bensì un esito di molti fattori in gioco, un traguardo raggiungibile nel tempo attraverso le esperienze della vita; ne consegue che un’infanzia e un’adolescenza afflitte da ansie e impulsività non determinano tout court un negativo invecchiamento. Da questo punto di vista, sottolineano gli autori, la mezza età rappresenta una soglia significativa nell’arco di vita nella quale promuovere cambiamenti o assestamenti in virtù proprio di un sano autocontrollo delle emozioni e una giusta dose di coscienziosità. Fattori psicologici, questi, che risultano quindi cruciali per incidere su ciò che in letteratura viene definito healthspan, ovvero il tempo della vita trascorso senza gravi malattie o compromissioni fisiche degenerative.
Quali le novità
Lo studio rappresenta un’ulteriore conferma di quanto le neuroscienze affettive vanno affermando circa il ruolo chiave della auto-regolazione emotiva nello sviluppo infantile e nel raggiungimento di una buona qualità di vita da adulti. Una consapevolezza nota da tempo per chi si occupa ogni giorno di disagio mentale, ma che viene arricchita da una prospettiva teorica e sperimentale dell’Aging, che ha l’ambizione di ampliare e affinare l’analisi dei vissuti individuali in un lungo arco temporale.
Approfondimenti bibliografici
- Robson et al. (2020) Self-regulation in childhood as a predictor of future outcomes,
- Moffitt et al. (2011), A gradient of childhood self-control predict health, wealth, and public safety.
A cura di Emiliano Loria