Riferimento bibliografico
Franceschi C, Garagnani P, Parini P, Giuliani C, Santoro A. Inflammaging: a new immune-metabolic viewpoint for age-related diseases. Nat Rev Endocrinol. 2018 Oct;14(10):576-590.
In sintesi
Comprendere i meccanismi biologici legati all’invecchiamento e la loro correlazione con lo sviluppo e la progressione delle patologie croniche dell’anziano è una sfida più che mai attuale per tutto l’ambito scientifico, visto il progressivo incremento dell’età media della popolazione generale. Questo articolo illustra le ultime novità in merito agli studi sui processi di invecchiamento e mostra come semplici cambiamenti dello stile di vita possono impattare non solo sulla sopravvivenza, ma anche sulla qualità della vita.
Il contesto e il punto di partenza
Negli ultimi anni l’aspettativa di vita è cresciuta in modo significativo: nel 1971 si stimava una sopravvivenza media di 67,8 anni per gli uomini e 75,3 per le donne, numeri oggi drasticamente aumentati, fino a raggiungere gli 81,3 anni per gli uomini e gli 87,2 per le donne. Questo è dovuto al progresso scientifico in ambito medico, diagnostico, farmacologico e biotecnologico. Ma vivere più a lungo non è sinonimo di vivere meglio.
Infatti, l’avanzare dell’età si correla con un vertiginoso aumento dell’incidenza di patologie croniche come l’aterosclerosi, il diabete mellito di tipo 2, la sindrome metabolica, le neoplasie, le malattie degenerative del sistema nervoso centrale e del metabolismo osseo. Tutto ciò rappresenta un limite alla qualità della vita per la parte più longeva della popolazione, oltre che un gravoso impegno per la salute pubblica.
Come ampiamente dimostrato dalla letteratura, nello sviluppo della maggior parte delle complicanze legate all’età avanzata giocano un ruolo fondamentale meccanismi metabolici come l’obesità centrale (ovvero caratterizzata da un eccesso di grasso a livello addominale), la resistenza insulinica, lo stress ossidativo e la deregolazione del sistema immunitario, fattori che promuovono uno stato infiammatorio generalizzato dell’organismo.
In particolare, per quanto riguarda la sindrome metabolica è stato coniato il termine di “stato meta-infiammatorio”, che fa riferimento a un insieme di processi biochimici e cellulari, incrementati dall’iperalimentazione e da molecole pro-infiammatorie chiamate citochine, che sostengono e promuovono l’infiammazione generalizzata. Negli ultimi anni la scienza ha fatto luce anche su alcuni dei meccanismi biologici alla base dell’invecchiamento, dimostrando come anche questo processo si basi su uno stato infiammatorio cronico, asintomatico e non sostenuto da meccanismi infettivi. Questa condizione prende il nome di “inflammaging” e comporta una modifica delle attività biochimiche dei tessuti e degli apparati, che risulta essere alla base dell’invecchiamento cellulare e tissutale. Resta però da capire come questi diversi processi infiammatori interagiscono tra loro e soprattutto quali armi abbiamo a disposizione per contrastarli.
Le caratteristiche dello studio
Lo studio offre una panoramica dei più recenti risultati legati all’ambito della geroscienza, un campo di ricerca che punta a capire le relazioni molecolari e il legame tra l’invecchiamento e le malattie croniche legate all’avanzare dell’età; l’ipotesi di base è che i meccanismi che contribuiscono all’invecchiamento corrispondano in larga misura a quelli che provocano malattie legate all’età.
I risultati ottenuti
Lo studio in primis mostra come i processi alla base dell’invecchiamento e di alcune patologie croniche siano il frutto della deregolazione di attività basilari per l’omeostasi del nostro organismo. Nella genesi e nello sviluppo dell’inflammaging giocano un ruolo cardine elementi come l’immunità innata: grazie infatti alla iperattivazione macrofagica e al conseguente aumento della produzione di citochine pro-infiammatorie viene favorito l’accumulo di detriti cellulari, il che promuove sia l’invecchiamento organico e tissutale sia lo sviluppo di malattie croniche come l’Alzheimer. Anche la deregolazione del processo fisiologico di metabolismo ed immagazzinamento degli acidi grassi nel tessuto adiposo da parte del sistema endocrino, fondamentale per la sopravvivenza della specie umana, concorre a gettare le basi per lo sviluppo di meccanismi patogenetici come l’insulino-resistenza e favorisce lo stato di meta-infiammazione, che a sua volta sostiene lo sviluppo dell’inflammaging e, di conseguenza, la progressione dell’invecchiamento.
L’articolo spiega quindi come anche la modifica del microbiota causata da una alimentazione ipercalorica, ricca di grassi e zuccheri raffinati, giochi un ruolo fondamentale nel promuovere uno stato infiammatorio generalizzato, favorendo tanto la progressione della meta-infiammazione quanto lo sviluppo dell’inflammaging. Questo perché il microbiota influisce direttamente sulla permeabilità intestinale, nonché sul metabolismo glucidico e lipidico di tutto l’organismo.
Tutti questi dati confermano la corrispondenza biunivoca tra la progressione dell’invecchiamento e l’avanzare delle malattie croniche dell’anziano. Questa correlazione permette di concludere che agire direttamente sui fattori di rischio per lo sviluppo delle patologie croniche dell’anziano attraverso il consumo di pasti regolari, a basso contenuto calorico ed in linea con i ritmi circadiani dell’organismo può contrastare il processo di inflammaging e combattere non solo la meta-infiammazione, ma anche i processi alla base dell’invecchiamento stesso.
In conclusione lo studio, attraverso la dimostrazione della correlazione biologica tra l’invecchiamento e le malattie croniche dell’anziano, permette di capire che uno stile di vita sano ed equilibrato agisce in modo positivo sia sui fattori di rischio per lo sviluppo di patologie croniche come la sindrome metabolica sia sulla progressione dell’invecchiamento stesso.
Uno stile di vita sano infatti impatta su pathways biochimici che modulano il microbiota e contrastano l’inflammaging, sia prevenendo l’insorgenza di malattie croniche come l’aterosclerosi e la sindrome metabolica sia garantendo un rallentamento del processo di invecchiamento.
Limiti dello studio
Sebbene questa review fornisca spiegazioni sulle basi biologiche concrete dell’impatto che le modifiche dello stile di vita possono avere sia sulle malattie croniche dell’anziano sia sull’invecchiamento, essa non comprende disegni di studi clinici che quantifichino l’effettivo impatto di uno stile di vita sano sul decadimento biologico dell’organismo.
Quale la novità
Questo studio pone le basi teoriche per spiegare come uno stile di vita sano possa essere utile non solo a prevenire e rallentare lo sviluppo di patologie croniche dell’anziano, ma anche a modificare il processo stesso di invecchiamento. Mostra che grazie ad una dieta regolare, in linea con il ritmo circadiano e ricca di alimenti antiossidanti, si può favorire il mantenimento del microbiota, antagonista diretto dell’inflammaging e dell’invecchiamento.
Quali le prospettive
Questa review pone le basi per futuri progetti di ricerca clinica basati sulla medicina personalizzata e sul miglioramento della qualità di vita delle persone anziane, passando dal concetto di aumento dell’aspettativa di vita ad una “longevità sana e duratura”. Per fare ciò sarà fondamentale non solo la ricerca, ma anche la divulgazione scientifica: agire sugli aspetti socio-culturali legati alla promozione di uno stile di vita sano permetterà di aumentare ulteriormente sia l’aspettativa sia la qualità della vita.
A cura di Angelo Strada