Riferimento bibliografico

Parra EV, Hernández Garre JM, Pérez PE. Impact of Dog-Assisted Therapy for Institutionalized Patients With Dementia: A Controlled Clinical Trial. Altern Ther Health Med. 2022 Jan;28(1):26-31. PMID: 34197338.

 

In sintesi

Da diversi anni l’interesse relativo alla pet therapy, che prevede l’impiego di animali da compagnia, e alle sue potenzialità in vari ambiti è cresciuto sensibilmente. In particolare, diversi studi hanno valutato i benefici di questo trattamento in soggetti anziani affetti da diverse forme di demenza, permettendo di evidenziare miglioramenti significativi relativi ad aspetti emotivi e comportamentali, ma in alcuni casi anche delle aree funzionali.

 

Il contesto e il punto di partenza

Prendendo come riferimento la Spagna, paese in cui sono state svolte queste indagini, al momento dello studio il 19.1% della popolazione risultava avere più di 65 anni e si stimava che il 3.4% fosse istituzionalizzato in centri residenziali. Considerando l’inevitabile incremento di queste percentuali nel periodo trascorso tra la conduzione dello studio e il momento attuale, è facile comprendere come l’istituzionalizzazione dei nostri anziani stia diventando un fenomeno che tocca in modo sostanziale nella nostra società.
Le motivazioni per cui si rende necessaria l’istituzionalizzazione sono molto diverse, prima tra tutte si pone la demenza, a seguire vengono le necessità di assistenza specialistica, di aiuto nelle attività del vivere quotidiano (ADLs) e di adattamento dell’abitazione.

 

Le caratteristiche dello studio

Lo studio di cui trattiamo è un trial clinico controllato, condotto a Toledo (Spagna) in una struttura assistenziale. I partecipanti sono 21 residenti della struttura, che vi vivevano da almeno un anno, con età pari o superiore a 65 anni e con sintomi associati a demenza o disordini affettivi.
I 21 partecipanti sono stati suddivisi in 3 gruppi: il gruppo di intervento, il gruppo di controllo e i controlli sani, ovvero soggetti senza una diagnosi di demenza, ma con sintomi affettivi o comportamentali.
Durante lo studio, durato 6 mesi, il gruppo di intervento e i controlli sani sono stati sottoposti a Dog-Assisted Therapy (2 sedute settimanali di 45 minuti ciascuna) oltre alle normali attività terapeutiche della struttura, le sole a cui partecipavano i soggetti del gruppo di controllo.
I dati sono stati raccolti al baseline, ovvero all’inizio, e al termine dell’intervento grazie all’utilizzo di quattro strumenti in grado di attribuire uno score utilizzati a livello internazionale: il Mini-Mental Status Examination (MMSE) per la valutazione degli aspetti cognitivi, il Modified Barthel index per l’area funzionale, il GDC-VE (Yesavage Geriatric Depression Scale) per l’area emozionale e il Neuropsychiatric Inventory scale (NPI) per l’area comportamentale.

 

I risultati ottenuti

Questo studio ha evidenziato differenze significative sia tra il gruppo di controllo e il gruppo di intervento, sia tra il gruppo di controllo e i controlli sani per quanto riguarda le aree cognitive, affettive e comportamentali, mentre non sono risultate differenze per quanto concerne l’area funzionale.
Nel gruppo dei controlli sani, che ricordiamo includere soggetti non affetti da demenza, ma con sintomi affettivi o comportamentali, si è evidenziato un significativo miglioramento, il che sottolinea l’importanza di questo tipo di terapia anche in pazienti con patologie diverse dalla demenza.
In sintesi, il programma di Dog-Assisted Therapy si è dimostrato efficace nel migliorare aspetti emozionali, comportamentali e cognitivi sia in pazienti affetti da demenza sia in soggetti anziani che sono residenti in una struttura assistenziale.

 

Limiti dello studio

Lo studio che stiamo prendendo in considerazione ha qualche limitazione. La più significativa è sicuramente la dimensione ridotta del campione considerato (infatti, come già accennato sono stati valutati solo 21 pazienti). Inoltre, le tempistiche di valutazione risultano a loro volta piuttosto limitate perché lo studio si basa su un periodo di soli sei mesi.
Altro aspetto da considerare è il fatto che lo studio è stato condotto in una singola casa di riposo di una città spagnola, quindi valuta una popolazione pressoché locale, non rappresentativa della popolazione globale.

 

Quale la novità

La principale novità dello studio è sicuramente la dimostrazione dell’efficacia della Dog-Assisted Therapy attraverso l’utilizzo di score validati che permettono una valutazione oggettiva e riconosciuta a livello internazionale dei benefici ottenibili da questo trattamento.

 

Quali le prospettive

La dimostrazione di efficacia della Dog-Assisted Therapy apre la strada a diverse prospettive future. Innanzitutto, questo tipo di trattamento potrebbe essere valutato non solo in pazienti istituzionalizzati, ma anche in soggetti anziani che vivono al domicilio per cercare di migliorare le condizioni di base e permettere di ritardare o evitare (quando possibile) l’istituzionalizzazione.
Inoltre, la pet-therapy potrebbe essere valutata in senso più ampio, coinvolgendo anche altri animali che potrebbero essere a loro volta di aiuto per le popolazioni fragili.

 

A cura di Cristiana Brinno


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