Riferimento bibliografico
Raichlen DA, Aslan DH, Sayre MK, et al. Sedentary Behavior and Incident Dementia Among Older Adults. JAMA.2023;330(10):934–940. doi: 10.1001/jama.2023.15231
In sintesi
La sedentarietà è associata allo sviluppo di malattie cardiometaboliche e mortalità, mentre la sua associazione con l’insorgenza di demenza non è stata ancora chiarita. Questo studio retrospettivo ha l’obiettivo di determinare l’esistenza di un aumentato rischio di sviluppo di demenza, dovuta a qualsiasi tipo di causa, in pazienti con maggiore abitudine alla sedentarietà.
Il contesto e il punto di partenza
La metà degli adulti statunitensi trascorre più di 9,5 ore della giornata stando seduto, e questo include più dell’80% del tempo libero. Studi precedenti hanno dimostrato sia i potenziali collegamenti tra comportamenti sedentari e i rischi per la salute, comprese le associazioni con l’invecchiamento cerebrale cognitivo e strutturale; sia come il rischio di sviluppare demenza sia dipendente dal tipo di attività sedentaria svolta nel tempo libero (es. guardare la TV in modo cognitivamente passivo rispetto all’uso cognitivamente attivo del computer).
Nonostante sia un tema già conosciuto, non è mai stato valutato il rischio di demenza in relazione al tempo trascorso in sedentarietà.
Le caratteristiche dello studio
Si tratta di uno studio retrospettivo di dati raccolti in modo prospettico dalla biobanca britannica comprendente 49.841 adulti di età pari o superiore a 60 anni, senza diagnosi di demenza al momento di inizio del follow up e che vivevano in Inghilterra, Scozia o Galles. Ai partecipanti allo studio è stato chiesto di indossare un accelerometro di registrazione da polso, posizionato sul polso dominante, 24 ore al giorno per 7 giorni, al fine di valutare l’attività fisica eseguita. I partecipanti sono stati seguiti per una media di 6,72 anni, fino alla prima diagnosi di demenza, al decesso, all’ultimo ricovero in ospedale o persi al follow up.
I dati sono stati quindi elaborati da un algoritmo di apprendimento automatico per ricavare una misura oggettiva del tempo trascorso in sedentarietà durante lo stato di veglia e per determinare eventuali associazioni tra comportamenti sedentari e demenza di nuova diagnosi.
I risultati ottenuti
Durante lo studio, 414 individui hanno ricevuto una diagnosi di demenza, indipendentemente dalla causa. Lo studio ha dimostrato l’esistenza di una significativa associazione non lineare tra il tempo trascorso in comportamento sedentario e l’incidenza di demenza. In particolare, il rischio di sviluppare demenza (e il tasso di incidenza) risultava tanto maggiore, quanto maggiore era il tempo medio di sedentarietà. Rispetto a una mediana di 9,27 ore/giorno di comportamento sedentario, l’Hazard Ratio (HR) per la demenza è risultata pari a 1,08 per 10 ore/giorno di sedentarietà; HR saliva a 1,63 per 12 ore/giorno, e arrivava a 3,21 per 15 ore/giorno.
Il numero di periodi sedentari al giorno non era invece associato a un aumentato rischio di demenza.
Limiti dello studio
Nello studio sono stati usati i dati dei registri ospedalieri e dei registri dei decessi per le nuove diagnosi di demenza, senza formali test cognitivi; le diagnosi possono quindi risultare meno accurate o sottostimare il numero di casi. Inoltre, i partecipanti allo studio sono stati autoselezionati in modo casuale, introducendo quindi potenzialmente un bias di selezione. La biobanca britannica, inoltre, è una coorte omogenea dal punto di vista etnico, il che limita limitando la generalizzabilità di questi risultati per altre popolazioni.
Quale la novità
I risultati di questo studio completano i lavori precedenti che suggerivano come un aumento del tempo dedicato ad attività sedentarie fosse associato a una riduzione delle prestazioni cognitive e che il tipo di attività sedentaria svolta nel tempo libero fosse associato a un aumento del rischio di demenza. Lo studio attuale dimostra che tanto più gli anziani sono impegnati in attività sedentarie, tanto maggiore sarà l’incidenza di demenza.
Quali le prospettive
È necessario effettuare nuove ricerche per meglio comprendere se l’associazione tra il comportamento sedentario e il rischio di demenza sia casuale o motivata
A cura di Francesca Maria Caldarone