Riferimento bibliografico
Pivodic L, Smets T, Gambassi G, Kylänen M, Pasman HR, Payne S, Szczerbińska K, Deliens L, Van den Block L; PACE. Physical restraining of nursing home residents in the last week of life: An epidemiological study in six European countries. Int J Nurs Stud. 2020 Apr;104:103511. doi: 10.1016/j.ijnurstu.2019.103511.
In sintesi
Lo studio documenta una significativa variabilità nella frequenza di utilizzo degli interventi di contenzione fisica, agli arti e al tronco, durante l’ultima settimana di vita degli anziani istituzionalizzati di sei paesi europei (Belgio, Inghilterra, Finlandia, Italia, Paesi Bassi e Polonia), anche a causa della normativa e delle politiche governative. Se esistono infatti, paesi virtuosi come i Paesi Bassi o l’Inghilterra dove la pratica è pressoché assente, in Italia è ancora largamente diffusa. Le caratteristiche dell’assistito, della struttura o i livelli di personale non si associano a un maggior ricorso ai mezzi coercitivi.
Il contesto e il punto di partenza
Nonostante vi sia ormai consenso sul fatto che il ricorso alla contenzione fisica sia indicatore di bassa qualità dell’assistenza, nelle RSA rimane pratica comune, anche nel fine vita. Nei paesi industrializzati un decesso su tre avviene nelle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA).
I professionisti sanitari giustificano il ricorso alla contenzione fisica come mezzo di prevenzione delle cadute, misura di controllo dell’agitazione e strumento per consentire la somministrazione di trattamenti terapeutici come la nutrizione enterale. Tuttavia, la contenzione fisica non è né sicura né efficace nel ridurre il rischio di cadute o altre lesioni. Anzi, le ripercussioni fisiche, psicologiche, comportamentali, etiche e legali sono significative.
Nei diversi Paesi europei vigono differenti normative per regolare l’utilizzo della contenzione. In Inghilterra e Paesi Bassi sono state pubblicate linee guida per ridurre il ricorso agli interventi coercitivi e aumentare la consapevolezza degli operatori rispetto all’efficacia di possibili alternative.
Le caratteristiche dello studio
È stato condotto uno studio epidemiologico trasversale in 322 RSA campionate in modo casuale e proporzionato per ciascun paese, dopo aver stratificato per area geografica, tipologia di struttura e numero di posti letto. Solo in Italia, dove non era disponibile una lista delle RSA nazionali, è stato selezionato un campione di convenienza di strutture in 15 Regioni rappresentative di nord, centro e sud del paese.
Dopo aver estratto le informazioni relative ai decessi avvenuti nei tre mesi precedenti, è stato chiesto all’infermiere maggiormente coinvolto nell’assistenza della persona se l’ospite fosse stato contenuto agli arti o al tronco durante l’ultima settimana di vita. Il direttore di RSA ha fornito i dati demografici dell’assistito e quelli organizzativi.
I risultati ottenuti
Sono stati analizzati i dati di 1.384 su 1.707 decessi avvenuti (81.6%). La proporzione di residenti che sono stati contenuti nell’ultima settimana di vita, secondo quanto riferito dagli infermieri, è stata pari al 18% in Italia, 12% in Belgio, 4% in Finlandia e Polonia, 1% in Inghilterra, 0% Paesi Bassi. In Italia, il 12% degli ospiti era contenuto quotidianamente.
In 19/46 (41.3%) RSA in Belgio, 13/36 (36.1%) in Italia, 10/50 (20%) in Polonia, 11/91 (21%) in Finlandia e 1/49 (2%) in Inghilterra, almeno un residente è stato contenuto mentre moriva, evidenziando che in Belgio e in Italia la pratica è di uso comune in molte strutture. In Italia, la probabilità di essere contenuto agli arti e al tronco nell’ultima settimana di vita è doppia rispetto al Belgio.
Il numero di utenti assistiti per ogni infermiere non è risultato un predittore significativo di contenzione fisica.
Limiti dello studio
Nonostante sia stato selezionato un campione di RSA rappresentativo di ciascuna nazione, potrebbero aver aderito solo i direttori di struttura più sensibili al tema della contenzione o a un approccio di gestione del fine vita palliativo. Tuttavia, le cause di non partecipazione non sono state rilevate. Inoltre, trattandosi di una misura auto riferita, gli infermieri potrebbero aver sottostimato la proporzione di ospiti contenuti per una questione di desiderabilità sociale. Nella definizione di contenzione, le spondine del letto o altri sistemi di coercizione, anche farmacologici, non erano inclusi.
Quali le prospettive
In Italia non esiste una disposizione di legge che regoli il ricorso alla contenzione fisica. La pratica è giustificata dall’art. 54 del Codice Penale, quando si prefiguri uno stato di necessità, ovvero si tratti di un atto proporzionato al pericolo attuale, volto a salvaguardare la sicurezza dell’assistito, non altrimenti evitabile.
L’utilizzo limitato o assente della contenzione fisica in alcuni paesi europei suggerisce che ridurne o addirittura evitarne il ricorso è un obiettivo realistico e raggiungibile. Appare necessario e urgente definire strategie nazionali, anche di tipo normativo, che scoraggino il ricorso a questi interventi, evidente segnale di scarsa qualità di assistenza. Linee guida e protocolli locali, in particolare nelle RSA, potrebbero aiutare gli operatori ad operare scelte differenti e identificare efficaci alternative alla contenzione.
A cura di Ines Basso