Riferimento bibliografico
Anthony Thai, BA; Suleman I. Khan, BS; Jeff Choi, MD, MSc; Yifei Ma, MS; Uchechukwu C. Megwalu, MD, MPH, Associations of Hearing Loss Severity and Hearing Aid Use with Hospitalization Among Older US Adults, JAMA Otolaryngology–Head & Neck Surgery, September 2022 pp. E1-E8
In sintesi
È stato ipotizzato che la riduzione dell’udito (ipoacusia) o la perdita dell’udito (presbiacusia) correlata all’età fossero associata ad un aumentato rischio di ricovero ospedaliero e che, al contrario, l’uso di apparecchi acustici potesse ridurre tale rischio. In questo studio è stata valutata l’associazione tra ipoacusia (confermata con esami audiometrici) con e senza l’uso di protesi acustiche e il ricovero ospedaliero in un rilevante campione di adulti di età pari o superiore a 65 anni negli Stati Uniti.
Il contesto e il punto di partenza
Si è stimato che la perdita dell’udito colpisce più di due terzi degli individui con più di 70 anni negli Stati Uniti, le proiezioni per il futuro non sono migliorative, infatti, entro il 2060 il numero dei pazienti con ipoacusia dovrebbe aumentare a 73,5 milioni negli USA.
Il calo dell’udito fa parte del naturale processo di invecchiamento. In particolare, la presbiacusia si manifesta con perdita prevalente della percezione delle frequenze acute. Questa è associata a una riduzione della qualità di vita e a disabilità quali deficit cognitivi, riduzione della socialità, compromissione della salute mentale, diminuzione della capacità di svolgere le attività della vita quotidiana. Due precedenti studi hanno già evidenziato l’associazione della perdita dell’udito con un aumento di accessi in pronto soccorso e conseguenti ricoveri ospedalieri, costi sanitari più elevati e difficoltà di accesso all’assistenza sanitaria.
Date queste associazioni, ricercatori e politici hanno mostrato un crescente interesse nell’individuare interventi migliorativi in ambito di assistenza sanitaria per questi pazienti.
Gli apparecchi acustici rappresentano il trattamento di prima linea per la presbiacusia (ipoacusia neurosensoriale) e riducono in modo efficace la disabilità uditiva. In ogni caso, l’associazione dell’uso dell’apparecchio acustico con altri fattori, come la salute fisica, la salute mentale e la capacità cognitiva, rimane controversa.
Due grandi studi hanno valutato l’associazione tra l’uso dell’apparecchio acustico e il ricovero in ospedale tra gli individui con ipoacusia e sono giunti a conclusioni contrastanti.
Le caratteristiche dello studio
Questo studio trasversale, condotto negli Stati Uniti, ha utilizzato dati audiometrici e dati relativi all’utilizzo dell’assistenza sanitaria su volontari di età pari o superiore a 65 anni dal 2005 al 2016.
La gravità della perdita dell’udito è stata classificata in accordo con le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in: lieve, moderata, grave e profonda a seconda della soglia audiometrica. Inoltre, è stato indagato l’utilizzo di apparecchi acustici. Altre variabili considerate sono state: età, sesso, etnia, stato socio-economico, istruzione, stato civile e altre comorbidità (sovrappeso, infarto miocardico, malattia coronarica, insufficienza cardiaca congestizia, ictus, cancro non cutaneo e diabete).
I risultati ottenuti
Su 2060 soggetti inclusi (età media 73,9 anni; 50,7% uomini, 49.3% donne), 875 (42,5%) avevano un udito normale, 653 (31,7%) una lieve perdita dell’udito, 435 (21,1%) una perdita dell’udito moderata e 97 (4,7%) una perdita da grave a profonda. Questi ultimi erano generalmente più anziani, di sesso maschile, con un livello di istruzione più basso e con maggiori comorbidità.
Dalle analisi è emerso che l’ipoacusia moderata e grave era associata in modo statisticamente significativo al ricovero ospedaliero. Questo non si verificava invece per l’ipoacusia lieve. Inoltre, si è visto che l’uso dell’apparecchio acustico non era associato a una riduzione del rischio di ospedalizzazione, anche tra i soggetti con ipoacusia moderata o grave.
Limiti dello studio
Nonostante i risultati abbiano mostrato un’associazione tra perdita dell’udito e un aumentato tasso di ricovero, non è stato determinato il nesso di causalità. Inoltre nello studio in esame mancano dati precisi per valutare in modo oggettivo la frequenza d’uso dell’apparecchio acustico (gli intervistati infatti possono aver sopravvalutato o sovrastimato la frequenza di utilizzo) e la tempistica relativa al ricovero.
Studi prospettici più ampi con misure affidabili sono necessari per valutare l’efficacia dell’apparecchio acustico anche sulla riduzione dei ricoveri.
Quale la novità
L’associazione tra ipoacusia e maggior ricorso a cure ospedaliere era già stata mostrata in studi precedenti. Tuttavia, questo studio si distingue per il grande e rappresentativo campione di anziani preso in esame e per la definizione oggettiva della gravità di perdita dell’udito con l’esame audiometrico. Inoltre, il risultato è frutto dell’utilizzo di strumenti statistici in grado di correggere i valori sulla base delle variabili prese in esame.
Quali le prospettive
Purtroppo non esistono cure volte alla prevenzione e alla cura della presbiacusia. L’unico approccio terapeutico per migliorare la capacità uditiva e tutte le disabilità correlate alla sua perdita è l’uso degli apparecchi acustici e, secondariamente, gli impianti cocleari.
Sono necessari studi che dimostrino l’effettiva riduzione del rischio di ricovero in pazienti con ipoacusia moderata, grave o profonda che utilizzano in modo costante apparecchi acustici. Queste evidenze sarebbero importanti per realizzare politiche sanitarie volte alla sensibilizzazione dei pazienti e degli operatori sanitari circa l’importanza dell’utilizzo degli apparecchi acustici.
A cura di Alessandra Guglielmetti