Riferimento bibliografico

Lucifora C, Villar E, Bologna E. Invecchiamento attivo: come vivere più a lungo. 2020, Vita e Pensiero, 2.

In sintesi

Un recente studio pubblicato su Vita e Pensiero ha sintetizzato le più recenti prove sull’efficacia di interventi e programmi di welfare aziendale volti a favorire un invecchiamento attivo e in salute. Gli esempi di buone pratiche riportati dimostrano che è possibile migliorare la qualità dell’invecchiamento se vengono promosse azioni volte a incentivare i soggetti a rimanere fisicamente e mentalmente attivi, adottare comportamenti e stili di vita sani, nonché intraprendere nuove iniziative per contribuire al benessere della comunità in cui vivono.

Il contesto e il punto di partenza

Quasi un quinto della popolazione europea è composto da persone di età pari o superiore ai 65 anni. Si sta inoltre assistendo a un invecchiamento progressivo della stessa popolazione più anziana: secondo le proiezioni Eurostat, entro il 2100 la percentuale degli ultra 80enni passerà dall’attuale 5,6% al 14,6%. A questa transizione demografica si accompagna una transizione epidemiologica che vede nelle malattie cronico-degenerative la causa prevalente di morte e di insorgenza di limitazioni funzionali che condizionano notevolmente la qualità dell’invecchiamento. In sostanza, all’aumento dell’aspettativa di vita non sempre corrisponde un aumento della sua qualità. Basti pensare che in Italia, un uomo di 65 anni, può aspettarsi di vivere altri 13,7 anni in buone condizioni di salute, versus una media europea di 14,4 anni. Oltre alle malattie croniche, il disagio mentale figura tra le crescenti problematiche dell’invecchiamento: il 19,5% degli ultra 75enni italiani soffre di depressione. La grande eterogeneità nello stato di benessere fisico e mentale della popolazione anziana mostra come essere anziano è, ormai, più che una questione di età, una condizione determinata dalla perdita di salute, autonomia e ruolo sociale.

 

Le caratteristiche dello studio

Lo studio presenta una rassegna di buone pratiche, promosse a livello di welfare aziendale, con esempi di aziende in Italia e in Europa, volte al miglioramento delle condizioni di salute psico-fisica di dipendenti anziani e pensionati. Sulla base di questa rassegna, si propone di delineare le forme di intervento più efficaci nella promozione dell’invecchiamento attivo e in salute.

 

I risultati ottenuti

Sono stati illustrati, quali esempi, i programmi portati avanti da due aziende italiane e quattro in altrettanti paesi europei, alcuni più generali sugli stili di vita, base di un invecchiamento in salute, altri indirizzati ai soggetti oltre una certa soglia di età. Specificamente, i programmi analizzati offrono diversi tipi di intervento: monitoraggi sanitari, corsi e iniziative volti a prevenire e combattere le patologie tipiche dell’invecchiamento e il disagio mentale, corsi di formazione e campagne di sensibilizzazione riguardanti corretti stili di vita, promozione della socialità, del dialogo e del volontariato. In generale, dai diversi programmi riportati emerge come soggetti partecipanti mostrino una propensione maggiore a seguire stili di vita più salutari, condizioni di salute psico-fisica migliori, un’aspettativa di vita in buona salute più alta, relazioni sociali più intense e di qualità. Il principale messaggio dello studio è che, data la complessità e il carattere multi-fattoriale del processo di invecchiamento, un programma efficace di healthy e active aging deve prevedere la combinazione di tre linee di intervento. La prima consiste nella promozione di stili di vita sani, la seconda nella prevenzione e nell’identificazione tempestiva dell’insorgenza di patologie cronico-degenerative, la terza nel coinvolgimento e l’inclusione sociale dei soggetti.

 

Limiti dello studio

Nonostante la tematica sia di crescente interesse e importanza, ancora poche sono le aziende interessate a una valutazione rigorosa e scientificamente robusta degli effetti di policy di aging. Lo studio, al momento, riporta solo sei esempi di possibili interventi a livello di politica aziendali che, seppur con risultati incoraggianti, rimangono limitati.

 

Quale la novità

Lo studio rappresenta la prima rassegna di programmi di healthy e active aging promossi, a livello italiano ed europeo, nell’ambito del “secondo welfare”, cioè di quell’insieme di soggetti privati, parti sociali ed enti del terzo settore che hanno intrapreso diverse iniziative per fornire soluzioni concrete ai problemi sanitari e socio-economici legati all’aging mobilitando risorse non pubbliche. Inoltre, lo studio è tra i primi a considerare l’efficacia di interventi multi-dimensionali, volti a incidere su tutti gli aspetti del processo di invecchiamento, quello biologico, quello comportamentale e quello sociale.

 

Quali le prospettive

Una volta compresi quali siano gli interventi più efficaci nella promozione dell’invecchiamento attivo e in salute, rimane aperta la questione dell’efficienza. Questa è una tematica di particolare importanza, data l’ingente ricaduta dei costi di assistenza sanitaria e di spesa pubblica che l’invecchiamento della popolazione comporta. Possibili domande a cui sviluppi futuri dello studio dovranno rispondere sono le seguenti: quali sono le ricadute di questi interventi sui costi delle prestazioni sanitarie? Nello specifico, quale minor costo per individuo? Quale minor costo per tipologia di malattie cronico-degenerative legate all’invecchiamento?

 

Riferimenti bibliografici

 

A cura di Carmela Rinaldi


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