Riferimento bibliografico
Feeding gut microbes to nourish the brain: unravelling the diet-microbiota-gut-brain axis – Schneider E, O’Riordan KJ, Clarke G, Cryan JF. Nat Metab. 2024 Aug;6(8):1454-1478. doi: 10.1038/s42255-024-01108-6. Epub 2024 Aug 22. PMID: 39174768.
In sintesi
Il microbiota intestinale, una comunità composta da batteri, virus, funghi, protozoi e archea, rappresenta un’area di studio di grande interesse, soprattutto nel contesto della salute mentale. La comunicazione bidirezionale tra il microbiota e il cervello, nota come asse intestino-cervello, è un meccanismo affascinante che collega la salute intestinale con la funzione cerebrale. Questa interazione è considerata un potenziale bersaglio terapeutico per migliorare la salute cerebrale.
Fra i vari fattori che influenzano il microbiota, la dieta emerge come uno dei più potenti strumenti per modularne la composizione e la funzione.
Il contesto
Negli ultimi decenni, la prevalenza di disturbi neuropsichiatrici come ansia, depressione, disturbi comportamentali e disfunzioni cognitive (demenze) è aumentata significativamente. Le cattive abitudini alimentari sembrano giocare un ruolo importante nell’accentuare questa tendenza; l’asse intestino-cervello offre una chiave di lettura per comprendere il legame tra una dieta scorretta e patologie di questo tipo. Il microbiota intestinale, fortemente influenzato dalla dieta, è fondamentale nel regolare il segnale lungo questo asse, e la sua disfunzione può influire negativamente sulla salute mentale.
Caratteristiche dello studio
In questa review, pubblicata su Nature Metabolism nell’agosto del 2024, vengono esaminate le evidenze su come vari modelli dietetici influenzino la composizione del microbiota e, di conseguenza, l’umore e le performance cognitive.
Risultati
Uno degli aspetti più rilevanti emersi riguarda l’impatto negativo della dieta occidentale, tipicamente ricca di zuccheri, sale e grassi saturi, che è associata, oltre ai noti disturbi metabolici, alla riduzione della diversità microbica e alla proliferazione di batteri ‘cattivi’, il che determina infiammazione cronica e favorisce la disfunzione cerebrale. Al contrario, la dieta mediterranea, ricca di cereali integrali, legumi, polifenoli e fibre alimentari, ha dimostrato effetti protettivi sul microbiota, contribuendo a una maggiore diversità batterica, con effetti benefici sulla cognizione e sul benessere emotivo attraverso l’asse intestino-cervello.
La qualità e la composizione del microbiota intestinale sono influenzate da diversi nutrienti:
- Carboidrati: le diete ricche di glucosio, fruttosio e saccarosio sono state associate a una ridotta diversità del microbiota. In contrasto, le fibre alimentari, derivanti principalmente da frutta e verdura, sono fondamentali per un microbiota sano, fungendo da prebiotici, ovvero alimenti per i batteri “buoni”.
- Proteine: le diete a base di proteine vegetali promuovono la produzione di acidi grassi a catena corta e aumentano la diversità batterica, migliorando la salute intestinale e l’integrità della barriera intestinale; mentre le proteine animali sono correlate a un aumento di batteri responsabili della proteolisi, che, se in eccesso, può causare infiammazione intestinale e sistemica, contribuendo a disturbi come la depressione.
- Lipidi: l’assunzione di grassi saturi riduce la diversità microbica e aumenta l’infiammazione sistemica, aggravando il rischio di declino cognitivo. Gli acidi grassi insaturi, invece, promuovono una flora intestinale sana e migliorano la funzione cognitiva.
- Micronutrienti: il microbiota intestinale è coinvolto nella sintesi della vitamina K e della maggior parte delle vitamine del gruppo B. L’integrazione di queste vitamine attraverso l’alimentazione aumenta la diversità microbica e promuove la produzione di acidi grassi a catena corta. Le vitamine A e D, inoltre, sono essenziali per mantenere l’integrità della barriera intestinale e una risposta immunitaria efficiente. Le carenze di micronutrienti sono spesso associate a deficit cognitivi e disturbi emotivi.
Gli alimenti fermentati (crauti, kombucha, yogurt) hanno spiccate proprietà probiotiche, prebiotiche e postbiotiche. Questi alimenti, grazie al loro contenuto di batteri vivi, aumentano la diversità del microbiota intestinale e migliorano la comunicazione tra l’asse intestino-cervello, influenzando positivamente l’umore e la cognizione. Gli studi condotti principalmente su popolazioni anziane hanno dimostrato che il consumo regolare di alimenti fermentati può proteggere dal declino cognitivo correlato all’età. In soggetti sani, una combinazione di alimenti fermentati e fibre ha migliorato la funzionalità del microbiota e ridotto lo stress percepito.
Diversi disturbi neuropsichiatrici sono stati collegati a variazioni nella composizione e funzionalità del microbiota.
- Depressione e ansia sono disturbi spesso caratterizzati da comportamenti alimentari disadattivi (iperfagia o ipofagia), esacerbati da una cattiva comunicazione tra intestino e cervello. La dieta mediterranea e l’integrazione con alimenti fermentati e fibre hanno dimostrato di migliorare l’umore e ridurre i sintomi di stress in studi osservazionali.
- Schizofrenia: è stato osservato che l’infiammazione prenatale o postnatale, associata a una carenza di micronutrienti come folati e vitamine essenziali, aumenta il rischio di schizofrenia. Le carestie storiche, che hanno portato a gravi carenze nutrizionali, hanno mostrato un aumento del rischio di schizofrenia nelle popolazioni colpite.
- Autismo: i bambini con disturbi dello spettro autistico presentano una composizione del microbiota alterata, e le loro preferenze alimentari limitate caratterizzate da rifiuto di frutta, verdura e proteine possono influenzare negativamente lo sviluppo neurologico; contestualmente il consumo preferenziale di zuccheri e grassi potrebbe essere un fattore causale o catalizzatore del disturbo.
- Epilessia: la dieta chetogenica favorisce l’abbondanza di ceppi batterici specifici protettivi e si è dimostrata un trattamento efficace di forme di epilessia refrattarie ai farmaci: si ipotizza infatti che i chetoni prodotti dalla dieta chetogenica abbiano un ruolo neuroprotettivo.
- Demenze: una dieta ricca di carne, grassi e zuccheri raffinati è associata a un maggior rischio di sviluppare demenza. Al contrario , l’aderenza alla dieta mediterranea, insieme all’integrazione con vitamina D e curcumina, ha dimostrato di rallentare l’insorgenza di queste patologie. Alimenti fermentati migliorano la funzione cognitiva in soggetti con declino cognitivo lieve. Inoltre, la dieta mediterranea è stata associata a una riduzione dei biomarcatori correlati alla malattia di Alzheimer, come la β-amiloide e la proteina tau.
- Disturbo da deficit di attenzione/ iperattività (ADHD) è spesso associato a obesità comorbida. Un consumo eccessivo di zuccheri e bibite gassate, che promuove infiammazione e riduce l’attività dopaminergica, è stato collegato a una maggiore prevalenza di ADHD, così come sono state associate carenze di cromo, magnesio e zinco. Al contrario, alimenti ricchi di fibre sembrano ridurre il rischio di ADHD.
Il microbiota intestinale influenza inoltre l’equilibrio energetico e l’assorbimento dei nutrienti, giocando un ruolo nella regolazione dell’appetito e del peso corporeo. Le alterazioni nella composizione del microbiota sono state correlate a disturbi metabolici come obesità e diabete di tipo 2, che spesso si presentano in concomitanza con disturbi neuropsichiatrici, suggerendo un legame tra dieta, microbiota e salute mentale.
Limiti della ricerca
Nonostante le promettenti scoperte su come la dieta possa influenzare la salute mentale attraverso la modulazione del microbiota, molte delle evidenze attuali si basano su studi osservazionali o esperimenti su modelli animali. Studi clinici a lungo termine sono necessari per determinare con precisione l’efficacia terapeutica di diete specifiche nel trattamento o nella prevenzione di disturbi neuropsichiatrici.
Quale la novità
Il legame tra dieta, microbiota e salute mentale è un campo di studio che ha aperto nuove prospettive nella prevenzione e nel trattamento dei disturbi neuropsichiatrici. Nutrirsi correttamente non solo migliora la salute metabolica, ma potrebbe anche ritardare o prevenire lo sviluppo di malattie come depressione, ansia e declino cognitivo.
Conclusioni
La dieta emerge come uno strumento fondamentale per influenzare positivamente il microbiota intestinale, e di conseguenza, il benessere mentale e cognitivo. Promuovere modelli alimentari sani, come la dieta mediterranea, ricca di cereali integrali, legumi, frutta e verdura e povera di grassi e proteine di origine animale, potrebbe rappresentare una strategia preventiva e terapeutica promettente per combattere disturbi neuropsichiatrici e migliorare la salute cerebrale.
Prospettive future
Un’attenzione crescente verso l’asse intestino-cervello e il ruolo del microbiota fornirà nuove opportunità per intervenire sulla salute mentale attraverso l’alimentazione, ampliando le prospettive terapeutiche oltre le tradizionali cure farmacologiche.
A cura di Laura Veneto