Riferimento bibliografico
Suraj Samtani S et al. Association beetween social connections and cognition: a global collaborative invidual participant data meta-analysis. Lancet Healthy Longev 2022;3: e740-53.
In sintesi
Avere poche interazioni sociali è un fattore di rischio modificabile per il deterioramento cognitivo. Lo studio mira a trovare un’associazione tra marcatori di connessione sociale e tasso annuale di modifica dello stato cognitivo (sia globale che dominio-specifico), nonché differenze nei due sessi, attraverso una meta-analisi dei dati dei singoli partecipanti ricavati da 13 studi.
Il contesto e il punto di partenza
Si stima che la lotta all’isolamento sociale potrebbe prevenire il 4% dei casi di demenza in tutto il mondo. Le interazioni sociali, un concetto chiave per la salute sociale, hanno componenti relative alla struttura (ad esempio, reti sociali e condizione di vita), alla funzione (ad esempio, supporto sociale), e alla qualità (ad esempio, solitudine e qualità delle relazioni). Ambienti socialmente stimolanti promuovono meccanismi di neuroprotezione e si ipotizza che le connessioni sociali contribuiscano alla riserva cognitiva, per cui il cervello affronta attivamente la neuropatologia usando processi cognitivi alternativi preesistenti o compensatori.
Precedenti meta analisi hanno indagato l’associazione tra marcatori di connessione sociale e declino cognitivo, ma con il limite di utilizzo di dati provenienti da studi che si adattano in modo diverso per potenziali fattori confondenti. La maggior parte degli studi si è concentrata sullo stato cognitivo globale, ignorando le potenziali associazioni tra interazioni sociali e domini cognitivi specifici. Inoltre, le evidenze esistenti sui marcatori di connessione sociale e declino cognitivo derivano principalmente dal Nord America e dall’ Europa, escludendo come variabile la solitudine che si associa ad un aumentato deterioramento cognitivo in alcuni studi di coorte.
È importante anche analizzare le differenze tra i sessi, perché le donne hanno un declino cognitivo più rapido rispetto agli uomini nello stato cognitivo globale e nelle funzioni esecutive. D’altra parte la letteratura scientifica sulla differenza di genere nell’associazione tra funzione o qualità della connessione sociale e declino cognitivo è scarsa.
Le caratteristiche dello studio
Lo studio ha raccolto e armonizzato i dati da 13 studi longitudinali di coorte sull’invecchiamento da tutto il mondo. Sono stati esclusi partecipanti con demenza al baseline.
È stata condotta una meta-analisi dei dati dei singoli partecipanti per esaminare le associazioni tra le connessioni sociali al baseline (ad esempio, stato relazionale, situazione di vita, frequenza delle interazioni con la famiglia e gli amici, coinvolgimento in gruppi comunitari, supporto sociale, avere un confidente, soddisfazione relazionale e solitudine) e cambiamento nello stato cognitivo nel tempo (cioè cognizione globale, memoria, linguaggio e funzioni esecutive).
Per valutare lo stato cognitivo globale sono stati utilizzati punteggi derivanti da test di screening cognitivo (ovvero il Mini-Mental State Examination nella maggior parte dei gruppi). Sono state usate come variabili età, sesso, istruzione, anamnesi positiva per diabete, ipertensione, fumo, rischio di malattie cardiovascolari e depressione.
I dati circa lo stato relazionale e la situazione di vita sono stati ottenuti attraverso domande demografiche (ad esempio se il soggetto era sposato, separato o convivente). I dati relativi a interazioni sociali con famiglia e amici, l’avere un confidente e il grado di soddisfazione relazionale sono stati ottenuti da singole domande dirette (ad esempio “Quanto spesso il candidato incontra i parenti, in media?”). I dati sul coinvolgimento nelle attività di comunità sono stati ricavati da domande specifiche che rispecchiano le diversità geografiche tra gli studi (per esempio coinvolgimento nel gioco delle carte, del bingo o del Mahjong o partecipazione a circoli per pensionati). I dati sul senso di solitudine sono stati ricavati da solo 4 studi e si basavano su domande a risposta multipla del tipo ‘’Quante volte ti è capitato di sentirti solo? Spesso, mai, alcune volte’’.
Gli obiettivi primari dello studio sono la valutazione del tasso annuale di variazione dei punteggi dello stato cognitivo globale e dominio-specifico nel tempo sino al follow up finale all’interno di ciascuno studio di coorte. Gli obiettivi secondari sono la valutazione delle differenze di sesso nell’associazione tra struttura delle interazioni sociali e tasso annuale di cambiamento nello stato cognitivo globale e dominio-specifico.
È stata quindi condotta una meta-analisi dei dati dei singoli partecipanti.
I risultati ottenuti
I partecipanti totali sono stati 40.006 provenienti dalle 13 coorti, sono stati esclusi 1392 partecipanti perché aventi demenza al baseline (38614 partecipanti finali). I risultati mostrano come essere in una relazione o sposati era predittore di un declino cognitivo globale più lento rispetto a chi era single o non era mai stato sposato; vivere con altri prediceva un più lento declino dello stato cognitivo globale, della memoria e del linguaggio rispetto a vivere da soli; interazioni settimanali con familiari e amici e il coinvolgimento settimanale in gruppi comunitari era associato ad un declino della memoria più lento rispetto a non aver avuto interazioni e nessun coinvolgimento. Non sentirsi mai soli correlava con un più lento decadimento cognitivo globale e delle funzioni esecutive rispetto al sentirsi soli. Il grado di supporto sociale, l’avere un confidente e il grado di soddisfazione relazionale non hanno predetto il declino dello stato cognitivo globale o dominio-specifico. L’eterogeneità era bassa per tutti i risultati significativi tranne due (associazione tra il declino più lento della memoria e la convivenza con altri e il coinvolgimento nel gruppo comunitario), suggerendo risultati robusti in tutti gli studi.
Lo studio ha evidenziato una differenza di genere nella relazione tra marcatori di interazione sociale e stato cognitivo, tuttavia non ha soddisfatto l’ipotesi di partenza secondo cui i marcatori di buona salute sociale si associ ad una riduzione del deterioramento cognitivo solo negli uomini. Infatti lo studio ha dimostrato la presenza di tassi più lenti di degenerazione cognitiva nel tempo per le donne che avevano una relazione o erano sposate rispetto alle donne che erano single. Questi risultati sono contrari ai precedenti studi che dimostrano che essere in una relazione o essere sposato è associato a un declino cognitivo più lento solo per gli uomini. Lo studio ha inoltre dimostrato un’età media maggiore di 2.43 anni per gli uomini sposati rispetto all’età media delle donne sposate.
Limiti dello studio
Un primo limite dello studio riguarda la perdita di dettaglio derivante dall’armonizzare i dati provenienti da più studi, precludendo analisi che coinvolgono categorie dettagliate di indicatori di connessione sociale.
Inoltre i risultati potrebbero essere inficiati dal fatto che i singoli studi di coorte non abbiano usato misure validate di interazione sociale, ad esempio la maggior parte degli studi di coorte utilizzava domande singole per concetti come la solitudine invece di scale convalidate. Pochi studi hanno fornito dati sulla soddisfazione relazionale o frequenza della solitudine, sottolineando la necessità di una migliore qualità dei dati per definire la qualità di interazione sociale.
Un secondo limite deriva dalla correlazione tra i marcatori di interazione sociale e gli outcome cognitivi, correlazione che dovrebbe essere meglio indagata in futuro perché la causalità inversa potrebbe aver influenzato i risultati, essendo necessarie abilità cognitive per mantenere le connessioni sociali (sebbene siano stati esclusi soggetti con demenza al basale per ridurre al minimo il rischio).
Quale la novità
Lo studio dimostra come via sia una relazione bidirezionale tra le interazioni sociali e la funzione cognitiva, in cui ciascuno promuove l’altro, ovvero avere connessioni sociali promuove le capacità cognitive e viceversa. Allo stesso tempo il deterioramento cognitivo può limitare le interazioni sociali e viceversa.
Sentirsi connessi agli altri (rispetto al sentirsi soli) potrebbe aumentare le riserve cognitive riducendo lo stress e rallentando il deterioramento della memoria e delle funzioni esecutive, mentre le interazioni con la famiglia, gli amici e i membri della comunità potrebbero fornire stimoli cognitivi e ulteriori opportunità di mettere in pratica una varietà di funzioni cognitive, come ad esempio la memoria e il linguaggio.
Sebbene le donne anziane possano avere poche interazioni sociali al di fuori del coniuge a causa delle maggiori responsabilità nel nucleo familiare, le interazioni con famiglia e amici al di fuori del proprio nucleo familiare possono offrire opportunità per stimoli cognitivi. Inoltre, le donne che hanno una relazione o che sono sposate potrebbero avere maggiore stabilità finanziaria e migliori funzioni cognitive.
Un dato interessante evidenziato dallo studio è l’età media degli uomini sposati che è risultata essere maggiore di 2,43 anni rispetto all’età media delle donne sposate. Questa differenza di età potrebbe spiegare i tassi più lenti di deterioramento cognitivo per le donne sposate rispetto agli uomini, poiché gli uomini sposati sono più anziani e potrebbero avere un deterioramento cognitivo durante il matrimonio, mentre le donne sposate potrebbero avere un deterioramento cognitivo più in là nel tempo durante la vedovanza.
Quali le prospettive
Per quanto la dimensione dei risultati dello studio rappresentasse una riduzione dell’1-2% nel tasso di declino cognitivo per anno, questi risultati potrebbero accumularsi nel corso dei decenni. Ad ogni modo è necessario tenere a mente che avere scarse interazioni sociali è solamente uno tra i fattori che contribuiscono al declino cognitivo e dovrebbe essere considerato insieme ad altri fattori di rischio quando si cerca di ridurre il rischio di decadimento cognitivo. Sebbene la maggior parte degli studi di coorte includa la misurazione di sole interazioni sociali, la salute sociale è stata espansa al punto da includere la capacità dell’individuo di adattarsi e gestire le sfide che influenzano la sua partecipazione sociale e le attività. Ulteriori teorie e misurazioni di queste abilità sono necessarie per comprendere la natura dinamica della sanità sociale.
A cura di Camilla Bugnolo