Riferimento bibliografico:
Jean-Louis Zhao, Nathan Cross, Chun W. Yao, Julie Carrier, Ronald B. Postuma, Nadia Gosselin, Lisa Kakinami and Thien Thanh Dang-Vu. Insomnia disorder increases the risk of subjective memory decline in middle-aged and older adults: a longitudinal analysis of the Canadian Longitudinal Study on Aging. SLEEP, 2022, 1–13 https://doi.org/10.1093/sleep/zsac176.
In sintesi
Questo studio ha esaminato l’associazione tra la variazione longitudinale dello stato di probabile disturbo da insonnia e la variazione longitudinale del declino soggettivo e oggettivo della memoria, in adulti canadesi cognitivamente sani di mezza età e anziani.
Ne è risultata una maggiore probabilità di sperimentare un declino soggettivo della memoria nelle persone che hanno sviluppato un disturbo dell’insonnia, rispetto a coloro che non presentano disturbi del sonno. I disturbi della memoria riportati dai pazienti spesso precedono l’insorgenza di deterioramento cognitivo oggettivo (MCI mild cognitive impairment) e demenza; pertanto, il disturbo da insonnia può contribuire alle prime fasi del declino cognitivo; la sua gestione clinica può avere effetti per la riduzione del rischio.
Il contesto e il punto di partenza
I disturbi del sonno sono caratterizzati da difficoltà a iniziare o mantenere il sonno o da risvegli mattutini precoci, presenza di una ridotta qualità del sonno e interferenza con le attività quotidiane della persona. Interessano il 10% della popolazione adulta con un impatto negativo sulle attività giornaliere.
Già precedenti studi longitudinali hanno evidenziato associazioni tra i disturbi del sonno e l’aumentato il rischio di declino cognitivo o demenza in età media o anziana; tuttavia non è stata analizzata la correlazione tra disturbi del sonno e le alterazioni della memoria.
Le caratteristiche dello studio
Lo studio ha coinvolto circa 30.000 partecipanti registrati nel database canadese CLSA (Canadian Longitudinal Study on Aging). I partecipanti avevano tra i 45 e gli 85 anni alla data di arruolamento e per essere selezionati nello studio non dovevano avere, nella data di rilevazione della baseline, declino cognitivo, diagnosi di demenza, ictus pregressi o traumi cranici maggiori con perdita di coscienza. Da questo campione iniziale, 26.363 persone hanno concluso il follow-up a 3 anni di distanza dalla prima valutazione. L’età media era di 65.5 anni (range 45-85) e circa la metà erano donne (51.5%).
Sono state utilizzate interviste telematiche e test neuropsicologici.
In base ai risultati ottenuti dai questionari sul sonno i pazienti sono stati stratificati in 3 gruppi, sia alla baseline sia al follow-up: probabile insonnia (difficoltà ad avviare il sonno almeno 3 volte a settimana per 3 mesi consecutivi con presenza di interferenza con le attività quotidiane ed insoddisfazione del proprio sonno), solo sintomi di insonnia (nessun impatto sulle attività di vita quotidiana), non insonnia. In questo modo è stato possibile valutare anche l’insorgenza o il peggioramento dell’insonnia nell’arco dei 3 anni.
Per la valutazione della memoria sono stati utilizzati al follow-up dati autoriportati dai pazienti (peggioramento percepito e diagnosi di problemi di memoria) e test neuropsicologici oggettivi
I risultati sono stati integrati tenendo conto dello stile di vita e delle comorbidità.
I risultati ottenuti
- È stato rilevato un peggioramento della memoria soggettiva nei soggetti in cui sono insorti o sono peggiorati i disturbi del sonno preesistenti. Il peggioramento sembra associato a una minor durata del sonno (< 6 h), presenza di comorbidità, fumo di sigaretta, ansia, depressione, BMI alto, disordini del movimento durante il sonno, dolore cronico, assunzione di antidepressivi e ansiolitici. Valutando invece la memoria oggettiva non si è riscontrata un’alterazione significativa nel tempo.
- Analizzando la correlazione tra sesso e insonnia, si è visto che questa è prevalente nelle donne, ma i deficit oggettivi di memoria sono stati riscontrati maggiormente negli uomini che hanno sviluppato un probabile disturbo da insonnia.
Limiti dello studio
- Il ruolo predittivo dei disordini del sonno sul declino cognitivo in età avanzata rimane incerto; Inoltre la causalità non può essere dedotta da un solo studio osservazionale.
- È possibile che un follow-up più lungo e diversificato per età si possa rilevare anche una correlazione con un declino oggettivo della memoria, a sua volta associato all’insorgere di declino cognitivo. I risultati ottenuti potrebbero essere diversi se si valutasse una popolazione più rappresentativa della popolazione generale e se i soggetti più anziani e quelli con sintomi di insonnia peggiori (7.5%) non avessero abbandonato lo studio.
- Servirebbe un questionario clinico standardizzato per la valutazione dell’insonnia e una valutazione delle conseguenze a lungo termine dell’insonnia persistente.
- La valutazione soggettiva della memoria non è stata rilevata alla baseline.
Quale la novità e le prospettive
In base a questi risultati il disturbo da insonnia, piuttosto che i soli sintomi dell’insonnia, può essere considerato parte di una combinazione di fattori avversi che si verificano nella mezza età e negli adulti più anziani, collegati a un rischio più elevato di declino cognitivo e demenza in età avanzata. È importante notare che gli adulti che hanno migliorato i sintomi del sonno non hanno sviluppato un declino soggettivo della memoria al follow-up. Questo dato suggerisce l‘importanza di diagnosticare e gestire precocemente l’insonnia. Un trattamento adeguato del disturbo d’insonnia potrebbe diventare un’importante misura preventiva per il declino cognitivo e mitigare l’incidenza delle demenze in età avanzata.
A cura di Fatiha Laaguid