Riferimento bibliografico

Gao J et al. Long-term air pollution exposure and incident physical disability in older US adults: a cohort study. Lancet Healthy Longev 2024;5:100629.

 

In sintesi

La disabilità è un indicatore chiave della salute fisica generale negli anziani ed è spesso preceduta da una condizione di malattia cronica. Sebbene l’inquinamento atmosferico sia un fattore di rischio ben riconosciuto per molteplici malattie croniche, la sua associazione con la disabilità fisica non è stata ancora ben caratterizzata. Questo studio ha valutato le associazioni tra gli inquinanti atmosferici e i fattori fisici di disabilità in un’ampia coorte rappresentativa di anziani negli Stati Uniti.

 

Il contesto e il punto di partenza

L’invecchiamento della popolazione ha fatto emergere la necessità di identificare i fattori di rischio modificabili per prevenire la disabilità in età avanzata, che riflette gli effetti di patologie croniche legate all’età ed è un indicatore chiave della salute generale negli anziani. Circa due adulti su cinque di età pari o superiore a 65 anni riportano almeno un certo grado di disabilità fisica e dichiarano spese associate alla disabilità.
Il particolato ambientale, il biossido di azoto e l’ozono sono inquinanti atmosferici che rappresentano un fattore di rischio per la morbilità e la mortalità prematura. A livello cellulare questi inquinanti inducono stress ossidativo e infiammazione, che sono alla base delle malattie croniche dei polmoni e di altri apparati che possono portare a disabilità in tarda età. È stato predetto che l’inquinamento atmosferico è responsabile di 3-9 milioni di anni vissuti con disabilità nel mondo, ma l’esatta entità dell’impatto degli inquinanti atmosferici sulle manifestazioni cliniche delle disabilità fisiche deve ancora essere quantificata.

La maggior parte dei dati sugli effetti negativi degli inquinanti aerei sulla disabilità provengono da studi condotti in aree ad alto inquinamento, e si sono concentrati solo su un unico inquinante oppure hanno valutato l’effetto complessivo di un insieme di inquinanti, il che non permette di trarre conclusioni sugli inquinanti i singoli.

Questo studio ha indagato il ruolo dell’inquinamento aereo sulla disabilità fisica in un ambiente a basso tasso di inquinamento, quantificandone l’associazione attraverso l’uso di modelli multi-inquinante per isolare il contributo di ciascun inquinante. Nello specifico, si è concentrato sul particolato fine (PM 2,5) e grossolano (PM 10 – 2⋅5), sul biossido d’azoto e sull’ozono come inquinanti atmosferici comuni. Lo studio ha ipotizzato che una maggiore esposizione a lungo termine a tutti questi inquinanti si associ a maggiori rischi di disabilità fisica incidentale.

 

Le caratteristiche dello studio

Lo studio ha reclutato soggetti di età pari o superiore a 65 anni, privi di disabilità al baseline, ai quali sono state poste a intervalli di due anni, di persona o per via telefonica, domande dettagliate e standardizzate su diverse variabili demografiche, socio-economiche e di stile di vita. I partecipanti sono stati seguiti sino a che non hanno sviluppato per la prima volta una disabilità fisica.
La valutazione della disabilità è stata ottenuta misurando limitazioni in sei ADL (activities of daily living): vestirsi, camminare attraverso una stanza, fare il bagno, mangiare, alzarsi dal letto e andare in bagno; ai partecipanti veniva chiesto se avevano difficoltà a svolgere ciascuna attività a causa di problemi di salute o di memoria. L’esito di disabilità nelle attività del vivere quotidiano è stato definito come la prima segnalazione di difficoltà nell’esecuzione di almeno una ADL durante il follow up in pazienti senza disabilità al baseline.
È stata poi stimata la concentrazione media di particolato fine, grossolano, biossido d’azoto e ozono nell’area di residenza dei partecipanti allo studio nei dieci anni precedenti.

Infine, mediante un modello di Cox ponderato e variabile nel tempo, è stato stimato il rischio di disabilità fisica per aumento dell’inquinamento atmosferico con aggiustamenti dettagliati per i fattori confondenti.

 

I risultati ottenuti

Tra i 15.411 intervistati di età pari o superiore a 65 anni il 48% ha riferito di aver avuto una nuova disabilità nelle ADL durante un follow-up medio di 7-9 anni, riscontrando un’associazione tra alto rischio di disabilità nelle ADL e concentrazioni più elevate di particolato fine, particolato grossolano e biossido di azoto.

Contrariamente all’ipotesi dello studio, le elevate concentrazioni di ozono sul lungo termine erano associate a tassi più bassi di disabilità nelle ADL dopo l’aggiustamento per i co-inquinanti (risultato significativo soprattutto tra i soggetti di 65–70 anni e 80–85 anni). Questo dato non è unico, numerosi altri studi hanno riscontrato associazioni nulle o protettive tra salute e ozono, attribuendo tale dato ad un mancato aggiustamento per fattori confondenti a livello ecologico. Tuttavia, questo studio ha adeguato l’urbanità e lo stato socio-economico del quartiere di residenza, pertanto, pur non potendo escludere del tutto la possibilità di fattori confondenti, si ipotizza che basse concentrazioni di ozono possono riflettere luoghi in cui questo gas interagisce con altri inquinanti generando nuovi inquinanti tossici (non misurati), che potrebbero a loro volta essere correlati con la disabilità.

Sebbene lo studio abbia rivelato associazioni con tutti gli inquinanti nei modelli a singolo inquinante, solo le elevate concentrazioni di particolato grossolano sono risultate significativamente associate a un rischio maggiore di disabilità delle ADL dopo aggiustamento per altri inquinanti. In particolare un aumento a lungo termine della concentrazione del particolato grossolano correlava con un aumento della disabilità del 5%.

Studi sperimentali condotti sul modello animale e sull’uomo hanno dimostrato che il particolato grossolano si deposita prevalentemente nelle vie aeree superiori, determinando maggiore infiammazione polmonare e stress ossidativo rispetto al particolato fine. Considerando che l’integrità dell’apparato respiratorio influisce direttamente sulla performance fisica, è possibile che il particolato grossolano possa essere rilevante per la disabilità nelle ADL.

Inoltre, lo studio ha evidenziato una maggiore presenza di particolato grossolano nelle aree urbane rispetto a quelle rurali. Sebbene le ragioni esatte di queste differenze non siano note, sono state condotte indagini nelle aree urbane e rurali degli Stati Uniti che hanno rivelato differenze nella composizione e nelle fonti del particolato grossolano tra aree urbane e rurali. Questo dato suggerisce che le differenze nelle associazioni osservate tra diversi inquinanti ambientali e rischio di disabilità potrebbero essere attribuite ai diversi componenti e alla tossicità degli inquinanti aerei nelle aree urbane e rurali.

 

Limiti dello studio

Innanzitutto lo studio non ha valutato se la disabilità osservata nei partecipanti fosse permanente, sebbene con l’avanzare dell’età si assista tipicamente ad un declino funzionale.

In secondo luogo, è possibile che siano stati condotti degli errori di misurazione, dal momento che l’esposizione all’inquinamento è stata stimata attraverso dei modelli. Ad esempio, è stato dato per scontato che i partecipanti abbiano vissuto sempre nello stesso luogo.
Infine lo studio non ha indagato in modo approfondito i meccanismi biologici sottostanti all’associazione tra esposizione ambientale e disabilità.

 

Quale la novità

Lo studio amplia la letteratura relativamente piccola sulle relazioni tra inquinamento atmosferico e disabilità fisica, che esamina principalmente un breve elenco di inquinanti e li analizza individualmente senza aggiustamento per i co-inquinanti. Questo studio invece indaga diversi inquinanti atmosferici sia individualmente sia collettivamente combinati, per capire meglio se alcuni inquinanti atmosferici specifici sono maggiormente responsabili delle associazioni osservate con la disabilità.

I risultati suggeriscono che considerare più inquinanti nello stesso modello è importante, poiché abbiamo osservato maggiori rischi di disabilità con elevate concentrazioni a lungo termine di tutti gli inquinanti, tranne l’ozono nei modelli a singolo inquinante.

 

Quali le prospettive

Questi risultati suggeriscono che ridurre la concentrazione di inquinanti aerei potrebbe aiutare a ridurre il verificarsi di disabilità nelle ADL nella popolazione. Studi futuri potrebbero analizzare ulteriori variabili, come la durata dell’esposizione e le caratteristiche cliniche individuali dei partecipanti.

Inoltre i risultati ricavati potrebbero avere un impatto dal punto di vista delle politiche ambientali, sia mediante campagne informative sia tramite lo sviluppo di tecnologie più avanzate per il monitoraggio della qualità dell’aria a livello individuale e comunitario, al fine di fornire dati più precisi sull’esposizione.

 

A cura di Camilla Bugnolo


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