Riferimenti bibliografici

Ruissen MM, et al. Increased stress, weight gain and less exercise in relation to glycemic control in people with type 1 and type 2 diabetes during the COVID-19 pandemic. BMJ Open Diabetes Res Care. 2021 Jan;9(1):e002035. doi: 10.1136/bmjdrc-2020-002035.

Pellegrini M, et al. Changes in Weight and Nutritional Habits in Adults with Obesity during the “Lockdown” Period Caused by the COVID-19 Virus Emergency. Nutrients. 2020 Jul 7;12(7):2016. doi: 10.3390/nu12072016.

In sintesi

Le misure restrittive imposte durante il lockdown hanno avuto un profondo effetto su molti aspetti della vita quotidiana, incluse le abitudini alimentari, in particolar modo nei soggetti obesi e diabetici. Le alterazioni dei modelli comportamentali, della vita quotidiana e dell’esercizio fisico, così come l’aumento dei sentimenti di stress e ansia, sono tutti elementi noti per influenzare l’autogestione del diabete e il controllo glicemico. Uno studio di Ruissen et al. ha dimostrato un aumento dello stress e dell’ansia percepiti durante i periodi di chiusura che hanno portato ad un aumento di peso e una riduzione dell’esercizio fisico in soggetti con diabete di tipo 1 e di tipo 2. Questa situazione ha fatto sì che soggetti obesi abbiano avuto un aumento di peso significativo dopo l’inizio della quarantena. Pertanto, Pellegrini et al. hanno valutato le variazioni di peso e le abitudini alimentari in un campione di pazienti obesi ambulatoriali durante l’isolamento forzato durante la pandemia COVID-19 nel Nord Italia, confermando che lo stress subito durante il periodo di isolamento ha contribuito significativamente ad aumentare il peso corporeo dopo 1 mese dall’inizio della quarantena.

 

Il contesto e il punto di partenza

La pandemia del coronavirus SARS-CoV-2 (COVID-19) ha causato notevoli disagi nello stile di vita quotidiano. Ricordiamo sicuramente che all’inizio di marzo 2020 si è osservata una crescita importante dei contagi/decessi e che l’intero Paese è diventato una zona protetta, con severe misure restrittive nazionali che hanno portato alla chiusura di tutte le attività non considerate essenziali, tra cui scuole/università, attività sportive, negozi e fabbriche. Pertanto, questa quarantena forzata ha avuto un forte impatto psicologico, soprattutto tra le persone affette da obesità, già a rischio di isolamento sociale e con tassi di depressione più elevati. Il ruolo della salute mentale durante l’epidemia di COVID-19 è stato valutato da alcuni studi ed è stato osservato un aumento del tasso di disturbi d’ansia, sintomi depressivi, stress percepito, disturbo da stress post-traumatico e scarsa qualità del sonno. Le abitudini di vita quotidiana sono state pesantemente sconvolte dall’obbligo di rimanere a casa, il che ha stimolato importanti cambiamenti nel comportamento, in particolare nelle abitudini alimentari, peggiorando lo stile di vita con un aumento della sedentarietà, una diminuzione del tempo trascorso all’aria aperta e un aumento di peso. Queste alterazioni dei modelli comportamentali, della vita quotidiana e dell’esercizio fisico, così come l’aumento dei sentimenti di stress e ansia, sono tutti elementi noti per influenzare l’autogestione del diabete e l’obesità.

 

Caratteristiche dello studio

Gli studi di Ruissen et al. e Pellegrini et al. hanno esaminato due aspetti fondamentali che si sono verificate durante la chiusura forzata: da un lato è stato chiarito come il lockdown abbia avuto un impatto sulle persone con diabete di tipo 1 e di tipo 2 e se la presenza di fattori di rischio aggiuntivi per gli esiti gravi della COVID-19 in queste persone abbia avuto un ruolo; dall’altro si sono valutate le variazioni di peso e le abitudini alimentari in un campione di soggetti affetti da obesità dopo solo 1 mese di isolamento forzato.

Per il primo studio sono state invitate a partecipare persone con diabete di tipo 1 e 2 in cura presso l’ambulatorio di diabetologia del Leiden University Medical Center. Dopo aver fornito il consenso informato, i partecipanti hanno ricevuto via e-mail un questionario che consisteva in più voci per valutare l’impatto del blocco sul controllo glicemico e sull’uso dei farmaci, sulla routine quotidiana, sull’attività fisica e sullo stress psicologico, compresa la “Scala dello stress percepito”. Inoltre, è stato inviato a casa dei partecipanti un set di prelievi di emoglobina A1c (HbA1c) per evitare visite in ospedale e l’HbA1c 8-11 settimane dopo l’inizio del periodo di blocco è stata confrontata con l’ultima HbA1c nota prima del 15 marzo 2020.

Invece per il secondo studio sono stati arruolati tutti i pazienti dell’Unità per lo studio dell’Obesità della Clinica di Diabetologia e Malattie Metaboliche dell’Ospedale Città della Salute e della Scienza di Torino, includendo nello studio tutti i pazienti che frequentavano in quel periodo il programma di dimagrimento. Il team di ricerca ha sviluppato una serie di domande da sottoporre ai partecipanti sulle difficoltà nel mantenere la dieta e il programma di dimagrimento durante il periodo di chiusura. Le domande erano relative al peso prima e dopo 1 mese di isolamento, all’attività lavorativa e all’esercizio fisico (considerato come l’esercizio a casa) durante la quarantena, con molte voci relative ai cambiamenti nelle abitudini alimentari, alle condizioni che potevano influire le scelte nutrizionali e alle abbuffate notturne; per di più è stata aggiunta la voce “spuntino” che si rivolgeva ad ogni occasione di consumo di cibo tra i pasti principali. Inoltre, è stato chiesto ai pazienti di mantenere le abitudini imposte dal programma come, ad esempio, pesarsi ogni giorno con la stessa bilancia e riportare il proprio nei giorni stabiliti dal questionario.

 

Principali risultati

Questi studi riportano che lo stress mentale legato alla pandemia COVID-19 è associato ad un cambiamento nello stile di vita. In particolare, nel primo studio è stato dimostrato che persone con diabete di tipo 1 e di tipo 2, nonostante l’aumento dei livelli di stress e di peso e la diminuita attività fisica durante le misure di blocco, hanno avuto una maggiore attenzione all’autogestione nel controllo del diabete, dovuto probabilmente alla paura di ammalarsi tipica di quel periodo. Al contrario, Pellegrini et al. hanno osservato che il disagio, l’ansia/depressione auto-riferita e la mancata attenzione alla salubrità delle scelte alimentari, inevitabili a causa del periodo di isolamento, sono risultati significativamente associati all’aumento di peso e BMI. In effetti, anche se tutti i pazienti hanno ricevuto periodicamente consigli nutrizionali personalizzati, hanno riferito molte abitudini alimentari non salutari, come mangiare di più (40%), non prestare attenzione alla salubrità degli alimenti consumati (28%), consumare più dolci (50%), più spuntini (33%), più cibi surgelati/scatolati (17%), meno frutta e verdura di prima (18%) e uno scarso esercizio fisico. Tra questi, non prestare attenzione alla salubrità degli alimenti è stato il comportamento più fortemente associato all’aumento di peso, con un aumento del rischio di oltre il 50%.

Quali novità

L’aumento dell’isolamento sociale, della solitudine, della noia, dell’ansia e della depressione generati dalla pandemia potrebbero aver giocato un ruolo importante nei cambiamenti dello stile di vita; in particolare, l’ansia/depressione auto-riferita è stata il più forte predittore di aumento di peso, correlato al consumo di cibi non salutari, e di autogestione del diabete, correlato con la paura di complicanze dovute alla pandemia. Infatti, è noto che i cambiamenti emotivi e i disturbi dell’umore influenzano le scelte alimentari e comportamentali, con la ricerca di cibi di conforto, come spuntini elaborati e dolci. L’ampia popolazione di studio ha permesso anche di valutare i cambiamenti nello stress psicologico, nel peso corporeo e nell’esercizio fisico, fornendo importanti informazioni sulla vita quotidiana dei partecipanti durante il periodo di Lockdown e conoscenze sulle potenziali opportunità di miglioramento della cura del diabete. Con i risultati riportati va notata la presenza di molteplici fattori come l’eccesso di grasso ectopico che potrebbe ridurre le riserve cardiorespiratorie protettive, oltre a potenziare la disregolazione immunitaria e la risposta pro-infiammatoria, con effetti dannosi sulla funzione polmonare.

Quali limiti

I dati autodichiarati sulla variazione di peso sono spesso una sottostima della reale variazione di peso; quindi, la percentuale di partecipanti che è aumentata di peso potrebbe essere ancora maggiore. Inoltre, il peso dei pazienti e il livello di glicemia sono stati auto-riferiti e non misurati e allo stesso modo, sono stati utilizzati questionari auto-riferiti; quindi, questi dati possono essere stati influenzati da pregiudizi e scarsa affidabilità. Nonostante ciò, è confermato il ruolo di ansia e depressione durante le misure di blocco, che hanno portato ad un aumento dei livelli di stress percepito, un aumento di peso e una riduzione dell’esercizio fisico nelle persone con diabete e, soprattutto, nelle persone obese, avendo un impatto negativo sui programmi di dimagrimento.

A cura di Francesca Uberti


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