Riferimento bibliografico

Giostra, F; Mirarchi, MG; Farina,1G; Paolillo,C; Sepe, C; Benedusi, F;  Bellone, A;  Ghiadoni, L;  Santini, M; Barbieri, G; Guiddo,G; Riccardi, A; Lerza, R;  Coen, D. (2021) Impact of COVID-19 pandemic and lockdown on emergency room access in Northern and Central Italy, Emergency Care Journal, 17: 9705

In sintesi

Nel Nord Italia l’infezione da COVID-19 ha preso piede sin dal febbraio 2020: l’aumento dei ricoveri di pazienti affetti da COVID-19 ha comportato un drammatico decremento delle ammissioni di pazienti affetti da altre patologie, presso i servizi di Pronto Soccorso. Nello studio retrospettivo presentato si analizza questo fenomeno, sia in termini di riduzione degli accessi presso i Dipartimenti di Emergenza-Urgenza sul territorio italiano, sia in riferimento al codice colore assegnato per gravità del soggetto. Tali mutamenti rappresentano un altro aspetto drammatico da attribuire alla pandemia.

Il contesto e il punto di partenza

La pandemia da Coronavirus ha mutato profondamente la vita di ognuno di noi da molti punti di vista, tra i quali anche l’accesso ai Servizi Sanitari, specialmente in caso di problemi non riconducibili al Covid stesso. Le regioni del Nord Italia sono state duramente colpite a partire da fine febbraio 2020, con punte nei mesi di marzo e aprile. Gli ospedali hanno avuto un picco di accessi per ricoveri Covid-correlati, ai quali si è accompagnato un drastico decremento negli accessi e ricoveri da Pronto Soccorso per altra patologia. I fattori che hanno giocato un ruolo chiave in questo andamento sono stati sia il consiglio delle autorità di non recarsi in Pronto Soccorso se non per estrema necessità, sia la paura di essere infettati.

Le caratteristiche dello studio

Lo studio osservazionale retrospettivo in oggetto è stato condotto dalla Academy of Emergency Medicine and Care (AcEMC), con l’obiettivo di analizzare il fenomeno e misurare sia in termini qualitativi che quantitativi quale tipologia di pazienti abbia marcatamente evitato di accedere al servizio di emergenza durante il periodo oggetto di disamina (marzo – aprile 2020).

I dati raccolti sono stati comparati al medesimo lasso di tempo riferito all’anno 2019. Lo studio ha coinvolto 5 ospedali di grandi città del Nord e Centro Italia (Bologna, Brescia, Milano, Pisa e Savona).

Si sono rilevati in particolare:

  • numero totale di accessi e suddivisione per codice di triage
  • numero totale di ospedalizzazioni da pazienti provenienti da Pronto Soccorso e ammissioni nel Dipartimento di Cardiologia
  • numero di accessi da triage da macro-diagnosi quali trauma, ustioni, dolore cardiaco e dolore addominale.

I risultati ottenuti

Su un totale di circa 35000 accessi mensili, durante i mesi di lockdown, le visite si sono ridotte più del 50% e nei mesi successivi, ovvero maggio e giugno 2020, c’è stato un recupero evidentemente al di sotto dei numeri dell’anno precedente. Si può evidenziare inoltre un drammatico crollo dei codici bianchi e verdi, una leggera riduzione dei gialli, mentre i codici rossi si mantengono stabili nel tempo.

Il totale dei ricoveri da Pronto Soccorso, nei due mesi di lockdown, si è ridotto di circa il 20% comparato con il medesimo periodo del 2019 e ancora più marcata (30%) appare la riduzione degli accessi al Dipartimento di Cardiologia. Lo stesso è possibile affermare per gli accessi da trauma (meno 80%), così come per gli accessi da dolore addominale e toracico (70 e 60% rispettivamente).

I parametri rilevati tendono a risalire nei mesi successivi al lockdown, ma con valori al di sotto della media dell’anno precedente.

I dati ci consentono di affermare che la pandemia ha nettamente condizionato gli accessi al Pronto Soccorso da parte della popolazione del Nord e Centro Italia, con una distribuzione omogenea nelle strutture analizzate, il che fa pensare che l’ipotesi sia generalizzabile anche ad altre realtà italiane. La paura di infettarsi ha colpito in particolar modo soggetti che avrebbero probabilmente richiesto cure di minore intensità, quali codici bianchi e verdi.

Interessante anche osservare la riduzione dei politraumi, facilmente riferibile al fatto che il lockdown abbia nettamente ridotto il rischio di incorrere in eventi traumatici, quali incidenti stradali, sportivi o lavorativi. Di contro risulta più preoccupante la diminuzione di accessi da dolore addominale e toracico, potenzialmente pericolosi per il soggetto se trascurati e con possibili ritardi derivati nei trattamenti del caso.

Una considerazione divergente può essere fatta osservando la drastica riduzione dei codici bianchi e verdi, sintomatica di un uso spesso improprio del Pronto Soccorso.

Quale la novità e le prospettive

Si tratta certamente di un’indagine innovativa, che focalizza l’attenzione su una questione che lascia ampi spazi di riflessione relativi all’uso dei servizi di emergenza da parte della popolazione generale e di come la pandemia abbia di fatto allontanato anche l’utenza bisognosa di aiuto.

Nel mondo, l’allontanamento dai Servizi Sanitari durante la pandemia è stato sottolineato anche da uno studio pubblicato nel 2021. Drammatico l’abbandono da parte della popolazione anziana (over 65) nella regione Veneto, con un decadimento del 25.3% degli accessi tra il 2019 e il 2020 presso i servizi di Pronto Soccorso, in particolare riferito a codici bianchi o verdi. Accanto alle motivazioni già indicate per la popolazione adulta in generale, per l’anziano subentrano fattori quali la scarsa autosufficienza, ulteriormente condizionata dalle restrizioni nell’uso dei mezzi pubblici.

Un ampio studio sviluppato su 33 Paesi e riconducibile a dati raccolti da Gennaio 2019 a Novembre 2020, ha messo in luce come il maggiore declino negli accessi in Pronto Soccorso sia stato per infarto del miocardio, stroke e sepsi, soprattutto per gli over 75, associato a sua volta ad un abbattimento dei ricoveri. Anche per le morti registrate in Dipartimento d’Emergenza si è assistito ad un primo incremento, seguito da un successivo abbattimento dei numeri, soprattutto per gli over 75 e per i grandi anziani.

Questi dati sono motivo di forte preoccupazione, considerando il rischio aumentato di outcomes sfavorevoli per il soggetto anziano fragile, strettamente veicolati dalla tempestività di intercettazione del problema di salute, al fine di garantire diagnosi e cure immediate.

A cura di Chiara Gallione

 

Bibliografia

 


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