Riferimento bibliografico

Bugos JA, Wang Y. Piano Training Enhances Executive Functions and Psychosocial Outcomes in Aging: Results of a Randomized Controlled Trial. J Gerontol B Psychol Sci Soc Sci. 2022 Sep 1;77(9):1625-1636. doi: 10.1093/geronb/gbac021. PMID: 35134913.

 

In sintesi

Nelle persone anziane si osserva una riduzione delle prestazioni cognitive, spesso aggravate da condizioni di solitudine: l’utilizzo della musica potrebbe migliorare le capacità residue, ridurre le difficoltà di linguaggio e diminuire la perdita della memoria. Nel complesso, la formazione musicale in diversi contesti conferisce molti benefici agli adulti che invecchiano. Questo studio randomizzato e controllato è stato condotto per valutare gli effetti dell’esercizio al pianoforte sulle prestazioni cognitive, sul benessere psicosociale, sullo stress fisiologico e sulla funzione immunitaria negli anziani. Uno degli obiettivi di questo studio è aumentare il livello delle prove a conferma di questi benefici

 

Il contesto e il punto di partenza

Studi sulla formazione pianistica condotti su adulti e bambini hanno evidenziato un miglioramento delle funzioni esecutive come la memoria di lavoro, il ragionamento spaziale, la fluidità verbale e il controllo cognitivo. L’esercizio al pianoforte è un’attività multimodale complessa, con gli elementi caratteristici di un intervento cognitivo di successo come la novità del compito, le difficoltà progressive, i requisiti pratici e gli elementi sociali. L’esercizio pianistico tradizionale richiede l’applicazione di abilità sensomotorie e processi cognitivi, necessari per decodificare una partitura musicale, il che porta a cambiamenti neuroplastici.

Diversi studi hanno dimostrato che gli anziani che partecipano a una formazione musicale ottengono benefici sensoriali e cognitivi: una formazione pianistica individualizzata migliora la memoria e la velocità di elaborazione delle informazioni. Nonostante questo, solo pochi studi hanno valutato sperimentalmente gli effetti dell’esercizio al pianoforte come intervento cognitivo nell’invecchiamento e si sa poco sia riguardo agli specifici risultati cognitivi interessati sia sulla sostenibilità dei miglioramenti ottenuti.

 

Le caratteristiche dello studio

Si tratta di uno studio randomizzato controllato in cui 155 partecipanti, di età compresa tra 60 e 80 anni, sono stati assegnati a tre gruppi di studio: 30 al training con il pianoforte, 35 a training cognitivo assistito da computer e 55 al gruppo di controllo senza trattamento. I gruppi di trattamento hanno completato un programma di allenamento a piccoli gruppi della durata di 16 settimane, con 2 sessioni a settimana da 90 minuti ciascuna, per un totale di 48 ore. Tutti i partecipanti hanno sostenuto una batteria standard di prove in merito alle funzioni esecutive (memoria di lavoro, velocità di elaborazione, fluidità verbale), alle misure psicosociali (autoefficacia musicale e generale, umore) e alle misure fisiologiche (cortisolo e funzione immunitaria) prima, dopo il training e al follow-up dopo 3 mesi

 

I risultati ottenuti

I risultati hanno evidenziato che le persone sottoposte ad allenamento col pianoforte e quelle ad allenamento assistito dal computer hanno mostrato un miglioramento nella memoria di lavoro e nella velocità di elaborazione delle informazioni rispetto al gruppo di controllo. In particolare il punteggio dell’Auditory Verbal Learning Test (AVLT) è aumentato di 5,70 dal pre-test al post-test per il gruppo del pianoforte, che è significativamente più alto rispetto al gruppo del computer. L’addestramento al pianoforte ha aumentato significativamente le capacità di fluidità verbale nel cambio di argomento: sono stati riscontrati effetti significativi dell’addestramento al pianoforte per le misurazioni della fluidità verbale e nella commutazione complessiva (CatSW).

Nello specifico, sono stati riscontrati aumenti significativamente maggiori dal pre-test al post-test nel CatSW per il gruppo del pianoforte rispetto al gruppo di controllo. I punteggi CatSW sono aumentati di 1,10 per il gruppo del pianoforte mentre sono diminuiti di 0,80 e 0,40 rispettivamente per i gruppi di controllo e computer. I partecipanti alla formazione pianistica hanno dimostrato una maggiore autoefficacia generale e musicale. L’aumento dei punteggi della scala Music Reading Assessment (MRA; Bugos & Groner, 2009) dal pre-test al post-test o al follow-up è stato significativamente più alto rispetto al gruppo di controllo. L’MRA è però diminuito in modo significativo dal post-test al follow-up per il gruppo di formazione al pianoforte rispetto al gruppo di controllo dopo la formazione.

L’effetto di intervento significativo della formazione al pianoforte è stato riscontrato anche rispetto alla formazione cognitiva assistita da computer al post-test e al follow-up. L’autoefficacia è stata valutata con la General Self-Efficacy Scale (GSE; Sherer et al., 1982) e la Musical Performance Self-Efficacy Scale (MPSES; Zelenak, 2010). Il gruppo del pianoforte ha avuto un aumento significativamente più elevato del GSE (9,60) dal pre-test al post-test, rispetto al gruppo del training cognitivo assistito dal computer. La crescita dell’MPSE dal pre-test al post-test o dal pre-test al follow-up per il gruppo del pianoforte è stata significativamente più elevata rispetto al gruppo di controllo. Il beneficio dell’allenamento al pianoforte è stato osservato anche rispetto all’allenamento cognitivo assistito dal computer.

 

Limiti dello studio

Lo studio potrebbe avere come limite il fatto di aver incluso solo soggetti che non consumavano farmaci psicoattivi, non presentavano storia di difficoltà di apprendimento, nessun precedente deficit neurologico e nessun deficit cognitivo: ciò limita la popolazione a cui poter applicare i risultati ottenuti. Altro dato da tenere in considerazione è l’alta percentuale di abbandoni durante lo studio, pari a circa il 30% rispetto ai soggetti che avevano iniziato lo studio.

 

Quale la novità

Gli studi hanno dimostrato che suonare il pianoforte è un’attività multimodale complessa che aumenta le prestazioni motorie, riduce la depressione e migliora la qualità della vita. La musica potrebbe quindi essere uno strumento utile per contrastare l’invecchiamento cognitivo e la rigidità muscolo-articolare, inoltre potrebbe essere un modo per ridurre l’isolamento e favorire la socializzazione.

 

Quali le prospettive

Sebbene questo programma non includesse la pratica al di fuori delle sessioni di allenamento, sono stati osservati benefici cognitivi. L’esercizio individuale al di fuori delle sessioni di gruppo potrebbe essere aggiunto per aumentare i risultati musicali e i benefici cognitivi, inoltre potrebbe essere utile coinvolgere il caregiver nella pratica dell’esercizio musicale al fine di migliorare l’adesione ai programmi di allenamento. Altro aspetto da studiare sarebbe l’effetto dell’integrazione con il canto corale e la danza.

 

A cura di Giorgio Fois e Miriana Miotto


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