Riferimento bibliografico
Jennifer S. Brach, PhD, PT; Subashan Perera, PhD; Sandra Gilmore, RN, MS; Jessie M. VanSwearingen, PhD, PT; Deborah Brodine, MHA, MBA; Neelesh K. Nadkarni, MD, PhD; Edmund Ricci, PhD.
Effectiveness of a Timing and Coordination Group Exercise Program to Improve Mobility in Community- Dwelling Older Adults: A Randomized Clinical Trial.
JAMA Intern Med. 2017; 77(10):1437-1444
In sintesi
Lo studio ha lo scopo di valutare l’efficacia di un programma di Attività Fisica Adattata proposto a soggetti anziani; gli interventi sono stati focalizzati su esercizi specifici per la deambulazione, in particolare su ritmo e coordinazione.
Dai risultati emerge che essi possono migliorare la funzionalità del cammino, in termini di distanza percorsa e velocità. I programmi così strutturati si sono mostrati maggiormente adeguati alle esigenze dei soggetti anziani.
È stato segnalato che l’aderenza al trattamento in programmi di questo tipo è ridotta rispetto a quelli composti da esercizio standard: questo aspetto è da tenere in considerazione nella definizione dei programmi di Attività Fisica Adattata, al fine di ottimizzarne anche questo aspetto.
Il contesto e il punto di partenza
Per gli anziani perdere un cammino funzionale non è solamente una condizione disabilitante di per sé, ma anche un importante fattore di rischio per lo sviluppo di comorbilità e per un’aumentata mortalità.
I programmi di attività fisica in gruppo sono essenziali affinché gli anziani conservino la propria autonomia e sicurezza nella deambulazione.
Questi programmi sono spesso eterogenei, sprovvisti di item standardizzati e obiettivi specifici, con il rischio di essere applicati in modo differente in base all’operatore proponente e al gruppo a cui si rivolge. Pertanto, risulta piuttosto difficile confrontarli ed esaminare la loro validità ed efficacia.
In determinati contesti, l’utilizzo di protocolli di Attività Fisica Adattata consente di ottimizzare l’efficacia dei programmi proposti.
Lo scopo dello studio qui riportato era la valutazione dell’efficacia di interventi focalizzati sul ritmo e sulla coordinazione del cammino (On the Move group-based program). L’ipotesi è che questo approccio possa ottimizzare gli aspetti funzionali della marcia e riduca la disabilità mantenendo, allo stesso tempo, un buon profilo di tollerabilità e sicurezza.
Le caratteristiche dello studio
Lo studio è di tipo cluster- randomizzato a singolo cieco. Il numero totale di partecipanti è 424, con età media di 80 anni e la presenza in anamnesi di circa 3 malattie croniche associate. I soggetti inclusi dovevano essere in grado di camminare alla velocità di almeno 0,6 m/s, senza ausili se non un bastone.
I soggetti sono stati randomizzati in due gruppi: al primo veniva proposto il protocollo in studio (On the Move, OTM) mentre al secondo un programma di esercizio tradizionale (Usual care). Entrambi i modelli erano strutturati in due sessioni settimanali di esercizi di gruppo della durata di 50 minuti ciascuna, per una durata complessiva di 12 settimane.
Il programma On The Move prevede essenzialmente esercizi in stazione eretta (e solo 10 minuti con attività da seduti). Si basa sui principi dell’apprendimento motorio e sul controllo del movimento automatico. Comprende una fase iniziale di riscaldamento, una fase di esercizio specifica per il cammino (stepping, esercizi di deambulazione per ritmo e coordinazione del passo), una fase di potenziamento muscolare e defaticamento finale.
La componente di stepping, in particolare, ha come obiettivo l’acquisizione di un’agile capacità di spostamento del centro di massa, mentre la componente di cammino terapeutico è finalizzata a imparare un corretto timing di attivazione e coordinazione dei muscoli durante la deambulazione, variando la velocità del cammino, l’ampiezza del passo e integrando compiti motori specifici durante l’attività.
Il programma Usual Care, invece, è svolto interamente in posizione seduta. Comprende un riscaldamento con esercizi di stretching, un potenziamento muscolare ed esercizi aerobici composti prevalentemente da movimenti ripetuti a diverse velocità.
Principali risultati
Le valutazioni sono state effettuate da sperimentatori non a conoscenza del protocollo di trattamento applicato prima della randomizzazione, all’inizio del programma e al termine delle 12 settimane di trattamento.
Gli outcome primari erano rappresentati da un questionario specifico (Late Life Function and Disability Instrument, LLFDI), un test di resistenza allo sforzo (6-minute walk distance, 6MWD) e la velocità di cammino. LLFD è uno strumento volto ad analizzare i più frequenti aspetti funzionali e disabilitanti negli anziani con malattie acute o croniche. La distanza percorsa nei 6 minuti e la velocità di cammino sono valori molto significativi sia come indicatori di una deambulazione sicura, sia come predittori di disabilità, morbilità e mortalità.
I soggetti sottoposti al protocollo di studio (OTM) hanno mostrato miglioramenti significativi sia nei valori di 6MWD, sia nella velocità di cammino. Il punteggio di LLFD non ha mostrato, invece, variazioni significative.
È stato rilevato un buon grado di soddisfazione in entrambi i gruppi rispetto al lavoro svolto. Tuttavia, nel gruppo OTM l’aderenza al trattamento è stata minore, ovvero con un maggiore numero di sedute non effettuate. Inoltre, gli eventi avversi registrati (4 eventi totali consistenti in cadute, dolore, affaticamento eccessivo) si sono verificati nel gruppo OTM.
Quali novità
Questo studio suggerisce che l’inserimento di esercizi mirati, in particolare elementi di specifici di esercizio per il cammino, è associato a un incremento delle competenze motorie nella deambulazione dei soggetti anziani.
La proposta di programmi di Attività Fisica Adattata rivolti a queste persone deve pertanto considerare tali aspetti al fine di ottimizzarne l’efficacia per il miglioramento delle performances motorie.
Quali prospettive
L’implementazione di programmi di Attività Fisica Adattata per soggetti anziani è fondamentale per il miglioramento delle loro competenze motorie.
Ulteriori studi dovranno analizzare l’impatto di questi programmi su mobilità, funzione e disabilità a lungo termine.
A cura di Alessio Baricich, Daria Cuneo