Riferimento bibliografico
Tasali E, Wroblewski K, Kahn E, Kilkus J, Schoeller DA. Effect of Sleep Extension on Objectively Assessed Energy Intake Among Adults With Overweight in Real-life Settings: A Randomized Clinical Trial. JAMA Intern Med. 2022 Apr 1;182(4):365-374. doi: 10.1001/jamainternmed.2021.8098. PMID: 35129580; PMCID: PMC8822469.
In sintesi
La breve durata del sonno è riconosciuta come un importante fattore di rischio per l’obesità. Questo trial, confermando nella vita reale quanto già dimostrato in studi di laboratorio, ha messo in luce risultati oggettivi sui benefici dell’estensione della durata del sonno in termini di riduzione dell’apporto energetico e del peso corporeo in adulti sovrappeso, ponendo così le basi per considerare l’igiene del sonno parte integrante della strategia preventiva e terapeutica dell’obesità.
Contesto e punto di partenza
L’obesità è un problema di salute pubblica sempre più diffuso e di forte impatto socio-economico.
È ormai noto che dormire poco, in particolare meno di 7 ore a notte, abbia conseguenze negative su molti aspetti di salute generale, e in particolare sembra essere un importante fattore di rischio per l’obesità. Ciononostante, un’adeguata durata del sonno non è considerata parte integrante delle strategie per combattere l’incremento di peso, soprattutto perché attualmente non è noto se correggere un sonno insufficiente possa essere realmente efficace per prevenire o trattare l’obesità.
Alcuni studi di laboratorio hanno scoperto che la restrizione di sonno in individui sani è associata a un aumento dell’apporto energetico medio di circa 250-350 kcal/giorno, in condizioni di minimo/nessun cambiamento del dispendio energetico. Quantificare queste variazioni nella vita reale, nel contesto di molteplici fattori interagenti (interazioni sociali, attività fisica e lavorativa etc) è più complesso. Ad oggi non si sa, quindi, se e in che misura un intervento che ha lo scopo di aumentare la durata del sonno in un contesto reale influisca sull’equilibrio energetico e sul peso corporeo, e questo trial nasce con lo scopo di provare a rispondere a questo quesito.
Caratteristiche dello studio
Si tratta di un trial clinico randomizzato, condotto su un singolo centro, dal 2014 al 2020. Sono stati arruolati 210 pazienti adulti tra i 21 e i 40 anni, sovrappeso (ovvero con un indice di massa corporea tra 25,0 e 29,9) e con una durata abituale di sonno inferiore a 6,5 ore per notte.
Dopo 2 settimane in cui i pazienti hanno dormito il proprio abituale numero di ore di sonno, 81 partecipanti sono stati randomizzati tra chi ha avuto una sessione di consulenza personalizzata di igiene del sonno con l’intento di prolungare a 8,5 ore la durata del sonno (40 persone, gruppo di “estensione del sonno”) e chi ha continuato a dormire il consueto numero di ore di sonno (41 persone, gruppo di controllo). A tutti i partecipanti è stato chiesto di continuare senza variazioni le proprie attività quotidiane, senza alcuna prescrizione di dieta o di attività fisica.
L’outcome primario dello studio era mettere in luce un’eventuale variazione dell’apporto energetico quotidiano, rispetto ai valori di partenza e tra i due gruppi. Per misurare questa variazione sono state quantificate per ciascun paziente la spesa energetica totale quotidiana (misurando cioè l’anidride carbonica prodotta giornalmente tramite la tecnica di “acqua doppiamente marcata”) e la variazione del contenuto corporeo (misurando cioè il contenuto corporeo osseo, di massa magra o di massa grassa tramite la tecnica di densitometria ossea). La durata del sonno, invece, è stata quantificata mediante l’actigrafia, che rilevando i movimenti corporei ricostruisce i ritmi di sonno-veglia. I dati sono stati analizzati secondo analisi “intention to treat”.
I risultati ottenuti
Lo studio ha evidenziato una differenza statisticamente significativa della durata del sonno tra i due gruppi; in particolare, nel gruppo di estensione del sonno sottoposto a consulenza personalizzata la durata del sonno è aumentata di circa 1,2 ore per notte.
Il gruppo di estensione del sonno ha avuto inoltre una diminuzione statisticamente significativa sia dell’apporto energetico (-270 kcal/giorno), sia del peso corporeo (−0.87 kg) rispetto al gruppo controllo. Non è stato riscontrato alcun effetto significativo del trattamento sul dispendio energetico totale.
I limiti dello studio
Tra i limiti dello studio si annoverano il fatto che i criteri di ammissibilità utilizzati per arruolare i pazienti siano molto selettivi, limitando la generalizzabilità a popolazioni più diversificate.
Inoltre, nel gruppo controllo, l’aumento dell’apporto energetico e del peso rispetto ai valori basali può aver contribuito al significativo effetto dell’estensione del sonno sul gruppo trattato.
Lo studio non ha poi chiarito quanto a lungo debba essere mantenuta l’estensione del sonno nel lungo termine, né ha valutato sistematicamente i fattori che possono aver influenzato il sonno. Anche le tecniche usate per misurare il bilancio energetico hanno dei limiti: il metodo dell’“acqua doppiamente marcata” ha una precisione del 5%, che può tradursi in un certo grado di incertezza nel calcolo dell’apporto energetico; inoltre, sebbene i calorimetri utilizzati abbiano una precisione di circa l’1-2%, non rappresentano fedelmente la misurazione del dispendio energetico nella vita reale e non sono utilizzabili per periodi più lunghi.
Quali le novità
Il maggior punto di forza di questo studio è che si tratta del primo studio in letteratura ad utilizzare la misurazione oggettiva delle variabili in esame: diversamente da altri studi epidemiologici che studiavano la relazione tra riduzione del sonno e incremento del peso basandosi sulle calorie introdotte autoriferite dai pazienti (metodo impreciso e spesso soggetto a pregiudizi), questo trial quantifica in maniera oggettiva sia la durata del sonno, sia l’apporto energetico. Inoltre, contrariamente a studi sperimentali di laboratorio che monitorano l’assunzione energetica fornendo un unico pasto, in modo innaturale e non riproducibile nella vita reale, questo studio raccoglie in modo preciso dati oggettivi su individui che continuano la propria routine quotidiana, nel proprio ambiente abituale.
Secondo il modello di previsione dinamica di Hall, una diminuzione nell’assunzione di energia di circa 270 kcal/giorno (quello osservato dopo un’estensione del sonno a breve termine), determinerebbe approssimativamente una perdita di peso di 12 kg in 3 anni, se i benefici dell’estensione del sonno fossero validi anche a lungo termine. Questi modelli di previsione sul cambiamento di peso suggeriscono quindi che un’adeguata durata del sonno a lungo termine può tradursi in una perdita di peso clinicamente significativa fondamentale per invertire o prevenire l’obesità.
Conclusioni
Questo studio ha mostrato che, in individui sovrappeso che abitualmente dormivano meno di 6,5 ore a notte, l’estensione della durata del sonno è in grado di ridurre l’apporto energetico, provocare un bilancio energetico negativo (cioè assunzione di energia inferiore al dispendio energetico) e quindi determinare una riduzione di peso, in contesti di vita reale.
Il trial quindi pone le basi per futuri studi di maggiore durata che, con misurazioni oggettive e sempre nel contesto di vita reale, possano capire se l’estensione della durata del sonno possa essere una strategia efficace di lungo termine per prevenire e invertire l’obesità e debba essere regolarmente integrata, insieme ad una dieta sana e ad attività fisica regolare, nei programmi di prevenzione di salute pubblica.
A cura di Eleonora Croce