Riferimento bibliografico
Yilmaz CK, Aşiret GD. The Effect of Doll Therapy on Agitation and Cognitive State in Institutionalized Patients With Moderate-to-Severe Dementia: A Randomized Controlled Study. J Geriatr Psychiatry Neurol. 2021 Sep;34(5):370-377
In sintesi
Questo studio randomizzato controllato si è posto come obiettivo quello di indagare se la Doll Therapy, trattamento non farmacologico in cui i pazienti sono invitati a prendersi cura di una bambola, può essere considerata efficace nel miglioramento dello stato cognitivo e nel trattamento dell’agitazione psicomotoria e dei disturbi comportamentali nei pazienti ricoverati affetti da demenza tra moderata e grave. Grazie ai dati raccolti, si è potuto dimostrare che la Doll Therapy è un trattamento efficace nella gestione dell’agitazione psicomotoria e dei disturbi comportamentali.
Il contesto e il punto di partenza
L’aumento della popolazione anziana ha portato con sé, come conseguenza, un aumento dei casi di demenza. Tra i numerosi sintomi comportamentali causati da questa patologia, l’agitazione psicomotoria risulta essere non solo il più diffuso, ma anche quello di più difficile gestione da parte dei caregiver. Il trattamento farmacologico dell’agitazione psicomotoria causa spesso sintomi extrapiramidali, motivo per cui sarebbe da preferire un approccio non farmacologico. La Doll Therapy è un trattamento non farmacologico legato alla teoria dell’attaccamento, in cui i pazienti sono invitati a prendersi cura di una bambola come se si trattasse di un bambino. Diversi studi hanno dimostrato che questo tipo di approccio ha portato miglioramenti nella comunicazione con l’ambiente esterno, nei comportamenti sociali, nel tono dell’umore e una diminuzione dell’ansia. Obiettivo di questo studio randomizzato controllato è quello di indagare gli effetti della Doll Therapy nei pazienti ricoverati affetti da demenza da moderata a grave.
Le caratteristiche dello studio
Lo studio è stato condotto in una casa di cura ad Aksaray, in Turchia, per un periodo di otto settimane. Il campione comprendeva un totale di ventinove partecipanti di età compresa tra gli 82 e gli 89 anni e affetti da demenza, che sono stati randomizzati in due gruppi: quindici partecipanti nel gruppo di intervento e quattordici nel gruppo di controllo. Le caratteristiche dei due gruppi erano omogenee, rendendoli confrontabili per le variabili d’interesse. I dati sono stati raccolti utilizzando la Standardized Mini-Mental State Examination per la valutazione dello stato cognitivo e la Neuropsychiatric Inventory e la Cohen-Mansfield Agitation Inventory per valutare i disturbi comportamentali. Le rilevazioni sono state effettuate a tempo zero, a quattro settimane e a otto settimane per entrambi i gruppi. Ai partecipanti inseriti nel gruppo di intervento è stata consegnata una bambola e il personale di cura è stato preventivamente istruito circa la Doll Therapy. La bambola utilizzata per lo studio aveva le caratteristiche descritte dalle linee guida esistenti.
I risultati ottenuti
Lo studio ha evidenziato che, pur essendoci stati dei miglioramenti statisticamente significativi tra le tre rilevazioni effettuate nel gruppo di intervento, non si è raggiunta la significatività statistica nel confronto tra i due gruppi per ciò che riguarda lo stato cognitivo (Standardized Mini-Mental State Examination). Vi sono però differenze statisticamente significative tra i due gruppi riguardo al miglioramento dei disturbi comportamentali e dell’agitazione psicomotoria (Cohen-Mansfield Agitation Inventory e Neuropsychiatric Inventory).
Limiti dello studio
Lo studio è stato condotto su un campione ridotto e molto specifico. Non è stato condotto in doppio cieco, perché sono stati gli stessi ricercatori a somministrare ai partecipanti la Standardized Mini-Mental State Examination. Ulteriore limite è dato dall’utilizzo di scale di valutazione esclusivamente osservazionali, a causa della mancanza di strumenti oggettivi in grado di misurare aspetti relazionali e comportamentali. Dall’analisi dello studio, inoltre, non risulta adeguatamente chiarito l’eventuale impiego di terapie che potessero influenzare le variabili in studio.
Quali le prospettive
In considerazione dei risultati ottenuti, i ricercatori suggeriscono l’impiego della Doll Therapy in tutti i contesti di cura che trattano pazienti affetti da demenza, in modo da poterne ulteriormente indagare i benefici anche in confronto ad altri trattamenti non farmacologici. Vista la semplicità dell’intervento, i costi contenuti e l’assenza di necessità di personale qualificato, si potrebbe considerare l’impiego della Doll Therapy anche in contesti domiciliari a carico del caregiver.
A cura di Graziella Bernasconi e Giulia Francesca Scalise