Riferimento bibliografico
Thomas Yates, Cameron Razieh, Francesco Zaccardi, Alex V. Rowlands, Samuel Seidu, Melanie J. Davies, Kamlesh Khunti International Journal of Obesity; https://doi.org/10.1038/s41366-021-00771-z
In sintesi
In questo studio britannico, gli autori si focalizzano sui fattori predittivi del decorso della malattia da SARS-CoV-2, che possono essere utili a riconoscere gli individui a rischio di evoluzione grave di COVID-19 e ad attuare delle modifiche protettive sullo stile di vita. In particolare, la massa corporea e la velocità media del cammino sono risultati statisticamente correlati a un quadro clinico grave e a morte dovuti ad infezione da coronavirus. Il livello di fitness cardio-respiratorio sembrerebbe maggiormente legato a una peggior progressione di COVID-19 rispetto al peso corporeo.
Il contesto e il punto di partenza
Man mano che la pandemia continua, si stanno continuando a collezionare informazioni riguardo l’infezione da SARS-CoV-2. In particolare, l’obesità sta emergendo come importante fattore di rischio per sviluppare un quadro clinico severo, fino alla morte. Per affrontare al meglio la pandemia, è quindi necessario individuare tutti i possibili fattori di rischio, in modo da prevenire l’insorgenza di infezioni gravi da coronavirus. In particolare, visto che la malattia danneggia principalmente l’apparato respiratorio, è necessario individuare una caratteristica che si correli in significativamente al livello di fitness cardio-respiratorio dell’individuo, in modo da valutare in maniera semplice ed efficace la fragilità del paziente.
Le caratteristiche dello studio
Si tratta di uno studio prospettico di coorte, basato sui dati raccolti dalla UK Biobank tra il 16 Marzo e il 24 Agosto 2020 riguardanti pazienti con accertata patologia COVID-19. I pazienti arruolati sono stati poi divisi per BMI in normopeso (18.5-24.9 kg/m2), sovrappeso (25-29.9 kg/m2) ed obesi (≥30 kg/m2) e per velocità di cammino riferita in camminatori lenti (< 3 miglia orarie), medi (tra 3 e 4 miglia orarie) e veloci (> 4 miglia orarie). I gruppi sono stati confrontati rispetto al controllo sia per singola categoria (BMI o velocità di cammino), sia tenendo conto di entrambe.
I risultati ottenuti
Come già precedentemente dimostrato, l’obesità è un fattore di rischio importante per quanto riguarda il COVID-19, sia per quanto riguarda la severità di malattia che per la mortalità dell’infezione stessa. In particolare, le persone sovrappeso hanno un’incidenza di malattia severa del 26% in più rispetto ai normopeso, e una mortalità aumentata del 19%. Per quanto riguarda gli obesi, questi presentano una malattia severa con una frequenza del 49% maggiore e una mortalità aumentata dell’82%.
Sono in linea con i risultati precedenti anche quelli legati alla velocità del passo riferita: rispetto ai “camminatori veloci”, quelli medi hanno un incremento del 13% nell’incidenza di malattia e del 44% per quanto riguarda la mortalità. Nel caso dei camminatori lenti, invece, la frequenza di malattia severa aumenta addirittura dell’88%, mentre la mortalità aumenta dell’83%.
Quello che stupisce di più di questo studio, però, è il fatto che i pazienti che riferiscono una camminata lenta hanno un rischio aumentato di severità di malattia e di morte indipendentemente dal loro peso. Se si confrontano i camminatori veloci normopeso con i camminatori lenti normopeso, infatti, questi ultimi presentano un aumento di severità di malattia del 142% e un aumento della mortalità del 275%.
Limiti dello studio
Nonostante il vasto bacino di partecipanti che lo studio ha raccolto (oltre 400 mila persone), il campione riguarda solamente la popolazione inglese, che potrebbe non essere rappresentativa della popolazione mondiale (totalmente interessata dall’evento pandemico), in particolare in correlazione a paesi con profilo socio-economico profondamente lontano da quello britannico.
Inoltre, per quanto la presenza di comorbidità sia molto bassa (il 50% dei partecipanti presenta una o nessuna comorbidità), la gravità di queste ultime non viene stratificato e potrebbe essere un confondente importante dei risultati ottenuti.
Infine, la valutazione della velocità di cammino, essendo riferita dall’individuo, risulta soggetta a facili alterazioni dovute alla percezione dell’individuo stesso, inficiandone quindi la validità.
Quale la novità
Questo studio definisce il livello di fitness cardio-respiratoria (valutato tramite la velocità del passo) come principale fattore predittivo della malattia COVID-19, con un peggiore stato cardio-respiratorio che si associa ad un aumentato rischio di malattia grave e mortalità. Lo studio quindi dimostra come sia utile spostare l’attenzione clinica su questi valori rispetto a quelli “classici” legati al peso corporeo.
Quali le prospettive
Lo studio apre a nuove possibilità per combattere e contenere la pandemia in corso: un corpo allenato (che quindi performa meglio, con una camminata più veloce) resiste meglio alla malattia, ha bisogno di una minore terapia e muore meno frequentemente, portando quindi ad un alleggerimento del peso assistenziale che grava ad oggi sugli ospedali di tutto il mondo.
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