Riferimento bibliografico

Aw D, Woodrow L, Ogliari G et al. Association of frailty with mortality in older inpatients with Covid-19: a cohort study, Age and Ageing 2020; 49(6): 915-922.

 

In sintesi

L’età avanzata è associata a un’incrementata mortalità da COVID-19; così come precedentemente dimostrato per altre patologie acute del tratto respiratorio, anche di origine virale, la fragilità del paziente è associata, insieme con l’età avanzata, al genere maschile e alla gravità del quadro clinico, a un incrementato rischio di mortalità da COVID-19. Sebbene gli score di fragilità non dovrebbero essere utilizzati per determinare i limiti di trattamento, se associati ad altri marker prognostici potrebbero essere utili nel valutare gli approcci decisionali e clinici insieme con il paziente o i suoi famigliari.

 

Il contesto e il punto di partenza

L’età avanzata, la presenza di comorbilità, lo stato di povertà e il gruppo etnico di appartenenza sono stati identificati come fattori influenzanti negativamente l’outcome di pazienti affetti da COVID-19. Con il termine fragilità si identifica la propensione di un paziente a peggiorare clinicamente in seguito all’esposizione ad agenti stressogeni; essa è utilizzata per stratificare i bisogni clinici della popolazione e per effettuare una valutazione globale del paziente geriatrico.

 

Le caratteristiche dello studio

È stato condotto uno studio prospettico, osservazionale, per valutare l’associazione tra fragilità e mortalità in pazienti ricoverati da marzo ad aprile 2020, con diagnosi clinica e radiologica di COVID-19. Il grado di fragilità dei pazienti è stato valutato utilizzando il Clinical Fraility Scale (CFS) score, il quale stratifica, in 9 categorie crescenti, il grado di fragilità nelle 2 settimane antecedenti l’accesso in ospedale. È stato inoltre calcolato il National Early Warning Score 2 (NEWS-2), che identifica il livello di gravità clinica di ciascun paziente al momento del ricovero.

 

I risultati ottenuti

Lo studio ha incluso 982 pazienti affetti da COVID-19, di cui il 68,9% aveva più di 65 anni, con un’età media di 81,1 anni; il 54,5% dei pazienti è stato definito moderatamente o gravemente fragile secondo il CFS score. I pazienti più fragili (CFS 6 e 7-9) presentavano un numero di ricoveri nell’anno precedente e un NEWS-2 score maggiori rispetto ai pazienti con CFS minore (CFS 1-3, 4, 5). Duecentosettantun pazienti sono deceduti durante il follow up medio di 34,3 giorni e di questi 216 sono deceduti per COVID-19. Età avanzata, genere maschile e NEWS-2 score alto erano associati a un incrementato rischio di mortalità. In particolare, nei pazienti con CFS score compreso tra 6 e 9 la mortalità è stata circa del 50%.

 

Limiti dello studio

Gli autori sottolineano che i principali limiti derivano dall’eventualità di non aver incluso tutti i pazienti fragili già precedentemente affidati a un percorso di cure palliative e che potrebbero non essere stati ricoverati; inoltre, non è stata valutata la mortalità, correlata all’infezione da COVID-19, nei pazienti dimessi.

 

Quale la novità e le prospettive

Il punto di forza dello studio è la sua natura longitudinale, l’inclusione di un numero alto di pazienti e l’utilizzo di score internazionali validati. Il CFS score ha il vantaggio di essere di rapida compilazione, pratico e largamente utilizzato nella pratica clinica, sebbene sia influenzato dalla valutazione soggettiva del compilatore e dall’eventuale acuzie presente al momento della valutazione.

 

A cura di Filippo Patrucco


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