Riferimento bibliografico

Nijmeijer SE, van Tol MJ, Aleman A, Keijzer M – Foreign Language Learning as Cognitive Training to Prevent Old Age Disorders? Protocol of a Randomized Controlled Trial of Language Training vs. Musical Training and Social Interaction in Elderly With Subjective Cognitive Decline – Front Aging Neurosci. 2021 Apr 27;13:550180. doi: 10.3389/fnagi.2021.550180. PMID: 33986653; PMCID: PMC8111015.

In sintesi

È in corso uno studio randomizzato controllato che analizza gli effetti dell’apprendimento di una nuova lingua negli anziani soggetti a declino cognitivo. In particolare vengono valutati gli effetti sulla cognizione, sulla competenza linguistica, sulle misure socio-affettive e sull’attività cerebrale nel contesto. In caso di successo, questo studio potrà fornire indicazioni su come l’insegnamento delle lingue straniere possa contribuire a prevenire il decadimento cognitivo e mentale nell’età adulta.

Contesto e punto di partenza

L’invecchiamento porta con sé una generale riduzione della riserva cognitiva in termini di flessibilità e controllo cognitivi. Questa riduzione è collegata, a sua volta, con lo sviluppo della depressione e del declino cognitivo che possono manifestarsi in tarda età. Sono stati studiati molti fattori come metodi per attenuare la riduzione della riserva cognitiva, ad esempio lo studio, l’esercizio fisico e lo svolgimento di attività ricreative stimolanti. Un altro fattore che sta ricevendo molta attenzione come aiuto per rinforzare la riserva cognitiva è la conoscenza di almeno un secondo idioma oltre alla propria lingua madre. La conoscenza di due o più lingue potrebbe generare nell’individuo una competizione semantica tra i due idiomi e il rafforzamento del controllo cognitivo deriverebbe dalla necessità di gestire questo conflitto. Lo studio di una nuova lingua rafforzerebbe anche la flessibilità cognitiva, per la necessità di saper commutare tra diversi set mentali.

Data la carenza di conclusioni chiare sulla reale occorrenza e sulle modalità di questi effetti, gli studi più recenti concordano sulla necessità di studi più completi e meglio strutturati che indaghino in uno stesso progetto i miglioramenti nella competenza linguistica, le misure socio-affettive, gli effetti cognitivi e i cambiamenti cerebrali indotti negli anziani dall’apprendimento di una nuova lingua.

Le caratteristiche dello studio

È stato ideato ed è in fase sperimentale un protocollo su 198 partecipanti tra i 65 e gli 85 anni che riportano un declino cognitivo soggettivo. L’assegnazione è randomizzata e i partecipanti ricevono un intervento linguistico, un intervento musicale scelto come controllo cognitivo, oppure un intervento sociale, utilizzato come controllo sociale. Nel corso di un periodo di 3-6 mesi, il gruppo linguistico studia la lingua inglese, il gruppo musicale impara a suonare la chitarra e il gruppo sociale partecipa a laboratori artistici, che non richiedono un impegno paragonabile agli altri interventi. Per stimare la flessibilità cognitiva e la salute mentale dei partecipanti, vengono valutati diversi parametri come quelli clinici, cognitivi e dell’attività cerebrale delle aree coinvolte, somministrando batterie di test e combinando EEG e neuroimaging (tecnica fNIRS) nel momento iniziale dei programmi riabilitativi e in due follow up successivi, rispettivamente a 3 e 6 mesi dall’inizio.

I risultati ottenuti

Questo protocollo intende valutare se l’apprendimento di una nuova lingua può migliorare significativamente, e in modo differente da altri tipi di intervento, la flessibilità cognitiva degli anziani con declino cognitivo. Nel protocollo presentato l’utilizzo di batterie di test comportamentali viene integrato con metodiche di neuroimaging e di elettroencefalografia.

In seconda battuta, il protocollo può evidenziare gli effetti dell’apprendimento linguistico sulla salute mentale dei pazienti in varie dimensioni. Tra gli altri, la regolazione delle emozioni, lo stato depressivo, l’apatia, il rimuginamento e la sensazione di solitudine.

Grazie all’intensità dello sforzo di apprendimento linguistico e al gran numero di partecipanti del primo studio in corso che applica questo protocollo, questi parametri sono in prospettiva valutabili anche misurando la relazione tra intensità del training e risposta del paziente.
Se tali sforzi avranno successo, le implicazioni cliniche saranno importanti, perché significherebbero la possibilità di ridurre il rischio di disordini cognitivi e di depressione nei grandi anziani grazie all’insegnamento di una nuova lingua.

I limiti dello studio

È possibile che il protocollo di studio non sia esente da errori sistematici dovuti al campionamento dei partecipanti. Gli individui selezionati per ricevere i training linguistici o musicali hanno più probabilmente un livello di istruzione basso piuttosto che elevato, perché altrimenti conoscerebbero con maggiore probabilità l’inglese o sarebbero capaci di suonare uno strumento. Inoltre, chi tra gli anziani eligibili decide effettivamente di sottoporsi al training cognitivo è probabilmente più motivato e attivo di chi, invece, sceglie di non partecipare. Altri limiti sono la durata dei programmi di insegnamento, che aumenta il rischio di abbandoni in itinere, e il livello di alfabetizzazione informatica richiesto per ricevere parte delle lezioni, un punto debole per le persone anziane.

Quali le novità

Il protocollo è il primo che studia gli effetti dell’apprendimento linguistico sul controllo cognitivo comparandolo con altre attività cognitivamente o socialmente stimolanti, diversamente dall’approccio usuale di comparare persone bilingui con altre che conoscono una sola lingua.
Inoltre, questo protocollo prevede per la prima volta di combinare tra loro un ampio ventaglio di rilevamenti della funzione cognitiva e della salute mentale dei pazienti.


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