Riferimento bibliografico

Da Silva Lopes K., Yamaji N.,Md. Obaidur Rahman, Suto M., Takemoto Y., Nieves Garcia-Casal M., Ota E., Cochranelibrary, 2021 Sep 26  Nutrition‐specific interventions for preventing and controlling anaemia throughout the life cycle: an overview of systematic reviews  doi: 10.1002/14651858.CD013092.pub2

In sintesi

L’anemia è un problema di salute globale, comune a tutte le fasce d’età e di forte impatto sull’attività sociale ed economica. Il 50% dei casi di anemia è di tipo nutrizionale, dovuta principalmente a deficit di ferro. È stato dimostrato che le anemie ferrocarenziali sono efficacemente prevenibili o curabili con accorgimenti dietetici come la supplementazione di ferro, l’arricchimento alimentare con farine contenenti ferro o con una dieta diversificata e di qualità. Tutti questi interventi si sono dimostrati efficaci nell’aumentare i livelli di emoglobina e ridurre il rischio di anemia e anemia sideropenica in neonati, bambini in età prescolare e scolare, donne in gravidanza e nella popolazione in generale, sia rispetto a nessun trattamento sia rispetto al placebo.

Il contesto e il punto di partenza

L’anemia è una condizione che determina molteplici conseguenze sulla salute: insorgenza di fatica nelle fasi iniziali della malattia, vertigini, pallore, intolleranza allo sforzo e all’esercizio fisico, scarsa produttività. Considerando poi la distribuzione dell’anemia, sia in termini geografici, sia in termini anagrafici, si può considerare l’anemia un problema di salute pubblico a livello globale, che può coinvolgere ogni fase del ciclo vitale e, quindi, con un impatto importante sulle attività sociali ed economiche.

Si può classificare l’anemia come di tipo nutrizionale o non nutrizionale. Tra le cause principali di anemia nutrizionale (circa il 50% dei casi di anemia) vi è il deficit di ferro, dovuto ad un ridotto apporto del micronutriente nella dieta o a un’eccessiva perdita. Diverse abitudini alimentari possono ridurre l’apporto di ferro: per esempio, il tè, il caffè e il cacao riducono l’assorbimento di ferro; alimenti ricchi di vitamina C, come frutta e verdure, al contrario, ne favoriscono l’assorbimento. Un’eccessiva perdita di ferro può verificarsi nelle donne, in età fertile e adolescenziale, con il flusso mestruale, o negli uomini e nelle donne in età post menopausale, come perdita gastroenterica, spesso associata a neoplasie intestinali.

Fatta questa premessa, la carenza nutrizionale, e in particolare quella di ferro, deve essere sempre considerata nello studio dell’anemia. È importante quindi il riconoscimento tempestivo dell’anemia e della sua causa attraverso il dosaggio del ferro e della ferritina (il deposito del minerale nel nostro organismo) e di altri micronutrienti come l’acido folico e la vitamina B12, necessari per la produzione dell’emoglobina.

L’obiettivo di questa review è quello di focalizzarsi sulla prevenzione e il controllo dell’anemia da carenza di ferro ad ogni fase della vita, studiando e confrontando l’effetto dei vari trattamenti di nutrizione specifica.

L’integrazione dietetica può avvenire a vari livelli:

  • utilizzando una supplementazione di ferro e vitamine quotidiana o tramite schemi intermittenti;
  • arricchendo gli alimenti con vitamine e minerali, usando farine arricchite (multiple-micronutrient powders, MMNPs) e integratori lipidici (lipid- based nutrient supplementation, LNS);
  • implementando la qualità e la diversità della dieta e adottando una dieta più variata e bilanciata con cibi ricchi di sali minerali e vitamine;
  • educando alla corretta cottura degli alimenti attraverso un adeguato counselling nutrizionale.

Le caratteristiche dello studio

Questa metanalisi ha raccolto da diversi database (MEDLINE, Embase e altri 10) revisioni sistematiche di studi randomizzati controllati (RCT) in popolazioni anemiche o non anemiche, apparentemente sane.

È stato seguito lo standard metodologico Cochrane, estraendo valutazioni GRADE ove previsto. Gli endpoints primari considerati sono la concentrazione di emoglobina (Hb) e i livelli di anemia sideropenica; gli endpoints secondari la carenza di ferro e gli eventuali effetti avversi degli interventi in esame (ad es. diarrea, vomito).

I risultati dello studio

In questa metanalisi di 75 revisioni sistematiche sono stati analizzati e confrontati gli effetti degli interventi di integrazione, di arricchimento degli alimenti e di diversificazione e miglioramento della qualità della dieta in diverse popolazioni (partecipanti anemici e non anemici), al fine di trattare o prevenire l’anemia da carenza di ferro.

In particolare, gli interventi di supplementazione di ferro sono stati studiati nei neonati, nei bambini di età prescolare e scolare, nelle donne gravide e in popolazioni miste. In tutti questi casi, vi è evidenza che l’integrazione di ferro incrementi i valori di emoglobina, prevenendo o migliorando l’anemia. Infatti un supplemento giornaliero di ferro da 12,5 mg a 15 mg/die nei neonati (tra 6 e 23 mesi), da 5 mg/die a 400 mg/die o in modo intermittente da 7,5 mg/settimana a 200 mg/settimana nei bambini di età prescolare e scolare (tra 2 e 10 anni), o ancora da 10 mg/die a 300 mg/die nelle donne gravide nel terzo trimestre, o da 5 mg/die a 120 mg/die nelle popolazioni miste, è in grado di aumentare i livelli di emoglobina e di ridurre il rischio di anemia e la prevalenza di anemia ferrocarenziale, in confronto a nessuna supplementazione/nessun trattamento/placebo.

Se la supplementazione di ferro quotidiana o intermittente è risultata ugualmente efficace nei neonati, nei bambini di età prescolare e scolare e nella popolazione mista, l’integrazione intermittente ha peggiorato l’anemia nelle donne gravide, suggerendo che il regime intermittente non sia indicato in gravidanza, ma che sia meglio una supplementazione giornaliera. I benefici dell’integrazione di ferro nel breve termine, inoltre, risultano ancora migliori se il ferro viene assunto in associazione ad acido folico o vitamina A.

Allo stesso modo, l’arricchimento alimentare con micronutrienti in polvere ha determinato in tutte le popolazioni in esame un aumento dei livelli di emoglobina e una riduzione del rischio di anemia rispetto a nessun trattamento/placebo; senza peraltro differenze in termini di risposta ed effetti collaterali (ad es. diarrea, stitichezza o vomito) rispetto alla supplementazione di ferro. Pertanto, entrambi i regimi (integrazione di ferro e fortificazione alimentare con MNP) possono essere parimenti utilizzati per prevenire e migliorare l’anemia sideropenica.

Quali i limiti

Nell’analisi condotta in questo studio, solo un piccolo numero di revisioni ha valutato gli effetti dei diversi interventi per prevenire o curare l’anemia in popolazioni specifiche, come bambini adolescenti, donne non gravide, donne dai 50 ai 65 anni e uomini di età compresa tra 19 e 65 anni.

Inoltre, in qualsiasi fascia di età, solo un ristretto numero di revisioni si è soffermato sugli interventi volti a migliorare la diversità e la qualità della dieta, che dovrebbero essere prioritari per garantire un effetto duraturo e sostenibile sullo stato dell’anemia ferrocarenziale, in qualsiasi fase della vita.

Infine, la maggior parte delle revisioni incluse non ha riportato gli eventi avversi e quindi la sicurezza degli interventi di prevenzione/trattamento dell’anemia, elementi che avrebbero potuto portare ad una più completa selezione e segnalazione di bias in questa revisione generale.

Quali le novità

Si tratta della prima revisione sistematica che valutasse specifici interventi nutrizionali per prevenire e controllare l’anemia. 

Quali le prospettive future

Studi futuri dovrebbero concentrarsi sugli effetti degli interventi per prevenire/curare l’anemia in popolazioni specifiche, escluse dalla maggior parte delle revisioni in analisi, in particolare bambini adolescenti, donne non gravide, donne dai 50 ai 65 anni e uomini di età compresa tra 19 e 65 anni.

Gli sforzi della ricerca dovrebbero focalizzarsi maggiormente sul miglioramento della qualità degli alimenti tenendo conto delle particolari esigenze di popolazioni diverse, in modo da prevenire l’insorgenza di anemia e intervenire al principio, prima ancora di utilizzare una supplementazione di ferro.

Infine, essendo l’anemia una condizione spesso multifattoriale, sarebbe utile condurre studi su interventi multipli (di supporto nutrizionale e non solo) per trattare l’anemia anche quando determinata da più concause, per quantificare il beneficio della supplementazione di ferro anche nelle forme “miste” di anemia.

 

A cura di Eleonora Croce e Mattia Perazzi


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