L’Akkermansia muciniphila è uno dei più promettenti tra i microbi benefici che popolano il nostro intestino, formando il microbiota; si sta rivelando importante per la salute di molti importanti processi del nostro organismo e nella terapia di alcune malattie molto diffuse.

L’importanza del microbiota, ovvero l’insieme dei microrganismi che popolano il nostro intestino, è ormai nota da tempo. Tanto che sono molte le pubblicità di prodotti alimentari, come yogurt e latti fermentati, nonché integratori, che vantano effetti benefici sulla salute grazie alla presenza di uno o l’altro di questi microrganismi.
Negli ultimi anni, l’interesse per la flora batterica intestinale umana è aumentato: la conoscenza del microbioma umano, ovvero il patrimonio genetico del microbiota, si è espansa rapidamente dopo il 2007, anno in cui è stato lanciato lo Human Microbiome Project, un grande progetto internazionale per identificare le colonie microbiche e il ruolo di ciascun microrganismo nella salute e nella malattia.
Grazie a questo progetto sono state identificate nel microbioma umano quasi 200 diverse specie batteriche, che coesistono pacificamente con l’ospite, cioè noi, collaborando attivamente alla nostra buona salute.

I microrganismi benefici per la nostra salute: che cosa li danneggia?

Parallelamente, sono progrediti gli studi sugli effetti dei microrganismi sulla salute umana. Da questi è risultato chiaro che il microbiota è un sistema vivente dinamico, che si modifica nel tempo, e che quando il suo ambiente è disturbato da fattori esterni possono verificarsi effetti negativi per la salute.
È stato dimostrato che i fattori ambientali – ovvero il tipo di dieta che seguiamo, il contatto con nuovi microbi, l’assunzione di farmaci (tra cui gli antibiotici), la presenza di sostanze chimiche estranee e infezioni – alterano il microbiota, portando potenzialmente a uno stato pro-infiammatorio, ovvero che favorisce l’instaurarsi di fenomeni infiammatori nel nostro organismo.
Una delle principali scoperte riguarda il ruolo dei microrganismi sul nostro metabolismo e sulla nostra fisiologia, vale a dire su quel complesso intreccio di meccanismi che fa funzionare il nostro corpo, consentendoci di vivere, possibilmente in salute.
Accanto ai ben noti Lactobacillus e Bifidobacterium, molto conosciuti perché possono essere contenuti in yogurt e altri prodotti alimentari, si sta delineando l’importanza di altri ceppi. Tra questi, uno dei più interessanti sembra essere l’Akkermansia muciniphila.

 

Akkermansia: un nuovo, piccolissimo alleato

L’Akkermansia muciniphila è una delle specie più abbondanti nel microbiota intestinale umano (rappresenta lo 0,5-5% dei batteri totali). Dalla sua scoperta nel 2004 è stata ampiamente studiata ed è stata valutata come uno dei più promettenti microbi di nuova generazione per la salute metabolica umana e nella terapia delle malattie.
A oggi sono stati pubblicati circa 600 articoli in cui è stato studiato il ruolo benefico dell’Akkermansia: è stato scoperto che può prevenire e migliorare l’obesità, il diabete, la sindrome metabolica (ovvero l’insieme di disturbi legati al grasso addominale in eccesso e a uno stile di vita poco sano), l’infiammazione cronica, l’invecchiamento, le malattie neurodegenerative e gli effetti negativi della terapia del cancro.

Utile contro alcune malattie molto temute e diffuse

Vediamo in dettaglio i principali possibili utilizzi per cui le ricerche mostrano che l’Akkermansia sembra essere utile.

  1. Akkermansia e diabete

Il microbiota intestinale sembra avere un ruolo protettivo nei confronti dello sviluppo del diabete di tipo 1, malattia autoimmune. L’abbondanza di Akkermansia muciniphila diminuisce la probabilità di avere diabete di tipo 1 nei topi e nell’uomo.
Quanto al diabete di tipo 2, è una malattia metabolica correlata all’obesità: i pazienti mostrano alterazioni della flora intestinale, inclusa una scarsità di Akkermansia, la diminuzione di batteri produttori di butirrato e un aumento di vari batteri potenzialmente dannosi (come le specie Escherichia). Il trattamento antidiabetico restituisce la diversità microbica dei pazienti, il che suggerisce che ciò può anche incrementare l’abbondanza di Akkermansia. A causa della sua complessità, sono ancora necessarie ulteriori indagini per confermare il ruolo di Akkermansia muciniphila nello sviluppo del diabete di tipo 2 e sulla sua efficacia antidiabetica. Tuttavia, Akkermansia si presenta come un candidato promettente che può essere utilizzato in corso di trattamento del diabete.

2. Akkermansia e sindrome metabolica

Obesità, diabete di tipo 2, steatosi epatica non alcolica (ovvero “fegato grasso”), steatoepatite non alcolica (ovvero epatite dovuta alla steatosi epatica) e aterosclerosi sono i principali tipi di sindrome metabolica e oggi rappresentano alcune delle principali malattie che interessano la salute pubblica globale. In questi campi di ricerca ci sono stati risultati eccellenti sugli effetti benefici di Akkermansia muciniphila. Questi risultati dimostrano che il trattamento con Akkermansia mostra un eccezionale potenziale anti-aterogeno, ovvero di prevenzione delle temute lesioni aterosclerotiche, dovute ad alterazioni delle pareti delle arterie a causa di accumuli di colesterolo a altre sostanze. L’Akkermansia migliora il metabolismo dei lipidi (grassi) e attiva la risposta immunitaria, reprimendo la formazione di lesioni aterosclerotiche e la progressione dell’infiammazione cronica.
In sintesi, l’uso di Akkermansia muciniphila può essere una valida strategia per la prevenzione e il trattamento della sindrome metabolica.

3. Akkermansia e infiammazione intestinale cronica

L’infiammazione intestinale cronica di solito causa danni alla barriera intestinale e disturbi del microbiota ed è sensibile ai batteri dannosi. Le principali malattie infiammatorie intestinali sono il morbo di Crohn, la colite ulcerosa, la sindrome del colon irritabile, la colite, l’infiammazione cronica associata all’obesità e al diabete.
Diversi studi hanno dimostrato che la presenza di Akkermansia muciniphila è ridotta nei pazienti con infiammazione intestinale cronica, mentre la sua somministrazione mostra potenziali effetti antinfiammatori, attivando le cellule immunitarie.
Tuttavia alcuni studi mettono in guardia sul fatto che, in determinate condizioni, come la presenza di altri ceppi batterici nocivi per l’intestino, potrebbero verificarsi anche effetti avversi. Questi effetti avversi e risultati contraddittori di Akkermansia nel trattamento dell’infiammazione intestinale forse dipendono dalla specificità del ceppo batterico, dal microambiente patogeno dell’ospite e dalle differenze dell’organismo ospite. Pertanto, gli studi futuri dovrebbero considerare le differenze di ceppo e le condizioni specifiche dell’ospite quando si valutano gli effetti terapeutici di Akkermansia muciniphila nel trattamento dell’infiammazione intestinale umana.

4. Akkermansia e invecchiamento

La disbiosi intestinale, ovvero l’alterazione del microbiota, svolge un ruolo importante nell’accelerare l’invecchiamento e nello sviluppo dell’infiammazione cronica.
L’invecchiamento è comunemente associato all’infiammazione cronica, che, con il progredire dell’età, è anche il principale segno distintivo e fattore di rischio di iperglicemia e resistenza all’insulina (o insulinoresistenza), per cui l’organismo non riesce più a metabolizzare gli zuccheri, che si accumulano in eccesso nel sangue. L’insulinoresistenza è indotta dall’attivazione di alcuni tipi di cellule immunitarie, che si accumulano, con il conseguente cambiamento dei microrganismi buoni e la perdita di sostanze benefiche, come il butirrato. L’integrazione con Akkermansia inverte il processo, ripristinando la normale risposta insulinica in modelli sperimentali animali. Inoltre, il trattamento con butirrato mostra lo stesso effetto.
Questi risultati suggeriscono che la somministrazione di Akkermansia possa impedire l’attivazione delle cellule immunitarie che sviluppano insulinoresistenza, dimostrando che l’Akkermansia può essere un potenziale trattamento per il diabete associato all’invecchiamento.

5. Akkermansia e neurodegenerazione

Il microbiota intestinale alterato è associato a malattie neurodegenerative, in particolare nel morbo di Alzheimer, nel morbo di Parkinson, nella sclerosi multipla, nella sclerosi laterale amiotrofica e nel disturbo dello spettro autistico.
Gli studi in questi pazienti considerano gli effetti protettivi di Akkermansia e ipotizzano una nuova strada per il trattamento delle malattie neurodegenerative del sistema nervoso centrale, basata sulla terapia probiotica, sebbene queste funzioni benefiche ad oggi siano state testate esclusivamente nei modelli sperimentali animali.

Un nuovo probiotico molto promettente, da studiare ancora

Il grande potenziale di Akkermansia muciniphila come nuovo agente terapeutico probiotico nella medicina del futuro è stato scoperto e studiato su modelli umani e animali. Tuttavia, Akkermansia è difficile da separare, purificare, coltivare e conservare, e per il momento la sua produzione è limitata solo su scala di laboratorio e non industriale.
La comunità scientifica sta continuando a condurre studi clinici per precisare al meglio la sicurezza e la quantità ottimale di Akkermansia muciniphila da aggiungere nel cibo o somministrare per via orale. Anche l’effetto dell’assunzione a lungo termine sull’equilibrio intestinale e sulla salute metabolica dell’ospite è sotto costante controllo.
L’intervento sulla dieta può essere una strategia conservativa, ma efficiente, per aumentare l’abbondanza di Akkermansia intestinale, con la finalità di promuovere la salute e il metabolismo dell’ospite in base al suo ambiente fisiologico e al suo background genetico.
Si ricorda che l’uso degli integratori dietetici, che siano probiotici o no, va sempre consigliato e monitorato da un medico di fiducia.

Altri orizzonti da esplorare

I contributi sostanziali di Akkermansia alla salute dell’uomo hanno una storia scientifica ancora breve. In particolare, ricerche più recenti stanno rivelando come l’impatto di Akkermansia si estenda oltre il tratto gastrointestinale, in particolare per le cosiddette malattie intestino-cervello, intestino-fegato, intestino-osso, intestino-cuore, intestino-tessuto adiposo e tessuto muscolare dell’intestino, così come la terapia del cancro. L’obiettivo principale fino ad oggi è stato l’uso di Akkermansia muciniphila e dei suoi componenti per migliorare l’obesità, il diabete, le malattie metaboliche, l’infiammazione intestinale cronica, le malattie neurodegenerative, l’invecchiamento e gli effetti negativi della terapia del cancro, e purtroppo rimangono lacune di conoscenza cruciali in quest’area. Purtroppo, ad oggi la dose sicura di Akkermansia muciniphila e i suoi effetti negativi sono relativamente poco conosciuti. La comunità scientifica deve quindi lavorare ancora e raccogliere altri dati per trasformarne l’uso in un protocollo terapeutico a tutti gli effetti.

Come tenere in forma il macrobiota

Una volta stabilito che i microrganismi che popolano il nostro apparato digerente sono importanti per la nostra salute, ecco i consigli per coltivarli e mantenerli in forma, tenendo presente che, in sintesi, al microbiota fa bene quello che giova anche a noi.

  • Seguire una dieta molto ricca di fibra: renderemo felice il nostro microbiota consumando regolarmente frutta e verdura, scegliendo il più possibile cereali integrali (pane, pasta, riso), mangiando più volte alla settimana legumi (ceci, fagioli, lenticchie, piselli), sostituendo o alternando agli snack a base di prodotti da forno (biscotti, cracker, dolci) con frutta, verdura cruda (finocchio, sedano, carota…) e frutta secca a guscio (noci, mandorle, nocciole).
  • Meglio invece limitare gli alimenti molto processati e quelli molto ricchi di grassi e zuccheri.
  • Non dimenticare di introdurre nella dieta alimenti naturalmente ricchi di microrganismi, come yogurt, kefir, latte fermentato. Eventuali integratori devono essere prescritti dal medico.
  • Utile anche fare regolarmente esercizio fisico: basta una camminata a passo svelto per almeno una mezz’ora al giorno, ma va benissimo qualsiasi attività gradita: andare in bicicletta, fare ginnastica, nordic walking, yoga, ballare… La ricerca non ha ancora chiarito attraverso quali meccanismi l’attività fisica giova al microbiota, ma sembra proprio che sia così.
  • Non fumare: il fumo contiene molti composti tossici dannosi per la nostra salute e per quella dei nostri microrganismi.
  • Assumere antibiotici solo quando sono realmente indispensabili, su prescrizione medica: gli antibiotici sono dannosi per il microbiota, perché oltre ai batteri patogeni possono eliminare anche i microrganismi utili.

 

Riferimenti bibliografici

Huafeng J et al. Human Metabolic Homeostasis and Disease Progression: A Role Mediated by Gut–Liver–Brain Axes? Int. J. Mol. Sci. 2023, 24(4), 3900;

Heidi Godman, Healthy gut, healthier aging, Harvard Health Publishing – Harvard Medical School

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