Quando si sente parlare di violenza, immediatamente il pensiero va agli abusi nei confronti delle donne e dei bambini, difficilmente si pensa alla violenza perpetrata verso gli anziani. Gli anziani, tuttavia, a causa della loro fragilità sono spesso sottoposti a diverse forme di violenza, alcune più evidenti come i maltrattamenti fisici, altre più subdole e difficili da individuare come la violenza psicologica o l’abuso finanziario.
La violenza nei confronti degli anziani esiste fin dall’antichità, ma la letteratura scientifica ha iniziato ad occuparsene solo dal 1975.
L’Unione Europea ha elaborato nel 2010 un documento, la “Carta Europea dei diritti e delle responsabilità delle persone anziane bisognose di cure ed assistenza a lungo termine”, il cui articolo 1 stabilisce che la persona anziana ha diritto al benessere fisico (“salvaguardia da qualsiasi abuso fisico, ivi compreso: maltrattamenti e abbandono, malnutrizione e disidratazione, deperimento, … la protezione da ogni forma di abuso sessuale o maltrattamento…), al benessere psicologico ed emotivo, alla sicurezza materiale e finanziaria, alla protezione contro abusi medici e farmaceutici e contro l’incuria (“protezione contro abbandono e mancanza di diligenza nel provvedere agli aiuti, alle cure o trattamenti”).
La violenza nei confronti degli anziani: un concetto complesso
La prima difficoltà che si incontra quando si affronta questo tema è definire quali siano i comportamenti che ne fanno parte. In generale, si parla di violenza domestica in riferimento al maltrattamento perpetrato da una persona che ha un particolare rapporto di fiducia con l’anziano. Con il termine di violenza istituzionale si indicano invece quegli atti di maltrattamento che hanno luogo in strutture residenziali perpetrati da soggetti con un particolare obbligo, di natura legale o contrattuale, a garantire cure e assistenza alla persona anziana.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità e il Centro per la Gerontologia interdisciplinare hanno adottato la definizione proposta dall’ “Action on Elder Abuse” nel 1995, secondo cui l’abuso sugli anziani è un atto singolo o ripetuto o la mancanza di azioni appropriate che si verificano all’interno di qualsiasi relazione in cui da parte dell’anziano c’è un’aspettativa di fiducia e che causa danni o angoscia, che possono influire sulla sua salute fisica e mentale.
Negli ultimi anni sono state definite cinque principali forme di violenza: il maltrattamento fisico, la violenza psicologica, l’abuso sessuale, l’abuso finanziario e la trascuratezza.
Il maltrattamento fisico è definito come l’utilizzo della forza fisica che può portare a un danno organico, dolore o disabilità. È fondamentale sottolineare come non sempre sia facile distinguere il risultato di un atto di violenza da un evento occorso spontaneamente o per altre ragioni. Basti pensare alle fratture o alle ecchimosi, che nella persona anziana possono essere riferibili alle molteplici comorbidità tipiche dell’età avanzata.
Il termine violenza psicologica indica la volontà di causare angoscia, dolore o sofferenza nell’anziano in maniera verbale o non verbale. Può manifestarsi con quattro diverse modalità: l’isolamento, le minacce e l’intimidazione, la mancanza di tatto e di rispetto, lo svergognare e l’incolpare senza motivo. Di solito è presente in associazione ad altre forme di violenza o può facilitarne la messa in atto. Questa forma di abuso non è sempre facilmente identificabile in quanto la consapevolezza che quella situazione possa rappresentare una forma di violenza psicologica dipende anche dalla percezione che la vittima ha dell’atto stesso.
L’abuso sessuale è definito come un contatto di natura sessuale non consensuale di qualunque tipo. Sebbene possa essere considerato come parte del più vasto campo del maltrattamento fisico, questa forma di violenza se ne differenzia per la sua particolare natura e per le conseguenze che ne derivano. Il tema dell’abuso sessuale sull’anziano presenta alcune peculiarità: non sempre le vittime sono in grado di denunciare la violenza a causa di limitazioni fisiche o cognitive dovute alla malattia o alla vecchiaia e, anche quando riescono a segnalare l’accaduto, non sempre il loro racconto è tenuto in considerazione. Inoltre, gli anziani possono provare disagio nel discutere di problematiche di natura sessuale, possono vergognarsi ed essere imbarazzati dall’accaduto, possono avere paura di perdere il coniuge, i familiari o il caregiver, o ancora possono non essere consapevoli dell’accaduto.
La violenza economica è l’appropriazione, l’utilizzo illegale o scorretto di beni, proprietà o fondi di una persona in situazione di vulnerabilità. Tale forma di abuso può essere presente da sola oppure in associazione ad altre forme di violenza. Si possono individuare due forme ben distinte di abuso economico: una forma pura e una forma ibrida. La prima si ha quando il rapporto tra l’abusante e la vittima riguarda esclusivamente la dimensione economica. In questo caso l’abusante solitamente è un estraneo e l’abuso si esaurisce nell’ambito della frode, con una perdita economica minore se confrontata con le forme ibride. Nel caso di coesistenza di violenza fisica o trascuratezza, l’abuso finanziario viene invece definito ibrido: l’autore è solitamente una persona economicamente dipendente dalla vittima, che a sua volta tende a dipendere fisicamente dall’abusante.
La trascuratezza detta anche “neglect” consiste nel procurare uno stato di angoscia fisica o psicologica nell’anziano attraverso il rifiuto (trascuratezza attiva) o l’impossibilità di assicurare l’assistenza necessaria (trascuratezza passiva) . La trascuratezza può manifestarsi in diversi modi, ad esempio, con ulcere da decubito profonde, malnutrizione, disidratazione, peggioramento delle condizioni di salute, comparsa di uno stato confusionale. Può essere intenzionale o non intenzionale. È intenzionale quando il caregiver, a causa della sua riluttanza o irresponsabilità, cessa di fornire a una persona anziana l’aiuto necessario. Viceversa, risulta involontaria quando il caregiver non fornisce l’assistenza necessaria per ignoranza, incapacità o sua stessa disabilità.
La situazione in Europa e in Italia
La violenza nei confronti degli anziani assume oggi un ruolo molto rilevante nel mondo occidentale in quanto il numero di soggetti con età superiore a 65 anni è in crescita esponenziale.
Nel 2013 sono stati pubblicati i risultati dello studio ABUEL (ABUse of the ELderly in Europe), condotto in sette Stati europei (Germania, Grecia, Italia, Lituania, Portogallo, Spagna e Svezia) e che ha coinvolto 4467 individui con età compresa tra 60 e 84 anni. La prevalenza globale nei sette Stati è del 22,1%, con il 2,7% che riferiva di aver subito un maltrattamento fisico (lo 0,7% riportava danni fisici), il 19,4% violenza psicologica, lo 0,7% violenza sessuale (tre volte più comune tra le donne rispetto agli uomini), il 3,8% di essere vittima di abuso finanziario e l’1,6% di negligenza. Percentuali più elevate di maltrattamento erano associate con il vivere in Germania, in Lituania o in Svezia. Per quanto riguarda l’Italia la forma di abuso più comune è risultata essere la violenza psicologica, denunciata dal 10,4% degli intervistati. L’1% ha riferito di essere stata vittima di maltrattamento fisico, lo 0,5% di abuso sessuale, il 2,7% di abuso finanziario e l’1% di negligenza. Si stima che la prevalenza globale nel nostro Paese sia del 12,7%, in linea con i principali studi condotti a livello europeo.
Le conseguenze della violenza sulla salute degli anziani
L’abuso nei confronti degli anziani può determinare importanti e persistenti conseguenze sulla salute. Se i segni fisici sono più facilmente riconoscibili e si hanno strumenti per la diagnosi differenziale rispetto a patologie che possono mimare segni e sintomi, più difficile risulta la diagnosi della violenza psicologica, che spesso dà effetti visibili solo a lungo termine. In risposta all’esperienza stressante, l’anziano maltrattato può sviluppare paura, ansia, depressione con un peggioramento della qualità della vita, isolamento familiare e sociale. Quanto più a lungo si protrae la situazione di abuso, tanto più gravi sono le ripercussioni sul piano psicologico con comparsa nei casi più estremi di ideazioni suicidarie, ovvero pensieri relativi a progetti concreti di morte.
L’abuso rappresenta un’importante causa di ricovero ospedaliero della persona anziana ed è correlato con un incremento della mortalità, dovuto non solo alla fragilità intrinseca della persona anziana, ma anche alle patologie coesistenti che possono essere ulteriormente aggravate da una loro gestione non corretta.
La violenza in tutte le sue forme rappresenta dunque un importante problema socio-sanitario ancora largamente ignorato e sottovalutato nonostante il generale invecchiamento della popolazione.