Facciamo pace con la realtà: anche se un tempo avremmo potuto vedere un passero tra le foglie da un miglio di distanza e finora non abbiamo mai avuto bisogno di occhiali e lenti a contatto, la nostra vista è destinata a peggiorare con l’età.
Sono tanti i modi con i quali finiamo per non vederci più come una volta, e riguardano un po’ tutte le strutture del nostro corpo che ci permettono di percepire la luce e tradurla in immagini del mondo che ci circonda, dall’occhio alla corteccia cerebrale.
Quasi sempre, per fortuna, possiamo prevenire e mitigare i danni del tempo con lenti correttive, interventi farmacologici oppure con semplici esercizi per la vista.
Vediamo una piccola lista dei problemi di vista da… tenere d’occhio quando l’età avanza.
Vederci meno da vicino: la presbiopia
Un grande classico: una mattina al bar ti accorgi che stai spostando il giornale sempre più lontano e lo squadri con uno sguardo concentrato e critico, in un modo che ti fa sentire un po’ ridicolo, come avevi visto fare a tuo nonno. Succede perché da vicino non ci vedi più tanto bene.
È la presbiopia, una condizione che accompagna regolarmente l’invecchiamento degli occhi costringendoci a dover inforcare gli occhiali per svolgere alcune attività quotidiane, leggere o, in generale, concentrare la vista su dettagli di oggetti molto vicini al nostro viso.
Quando siamo giovani, è semplice mettere bene a fuoco gli oggetti e vederli nitidamente. Riusciamo a farlo grazie alla muscolatura interna all’occhio che modifica la forma del cristallino, una vera e propria lente trasparente, flessibile e incolore capace di concentrare i raggi luminosi in un unico punto focale, che in condizioni normali il cristallino proietta su una zona della retina chiamata macula.
Invecchiando – capita gradualmente a partire dai 40 anni – il cristallino si fa più rigido e denso e, se i raggi luminosi provengono da oggetti vicini, non riesce più a focalizzarli con precisione sulla macula. Il risultato è che gli oggetti vicini ci risultano sfocati.
È abbastanza semplice convivere con la presbiopia: quando tenere gli oggetti lontani dal viso non basta più, la vista può essere corretta con occhiali, lenti a contatto o, nei casi più gravi, con lievi interventi chirurgici.
La cataratta
È un po’ l’estrema conseguenza dell’invecchiamento del cristallino, ma può essere causata anche da diverse condizioni patologiche in età giovanile.
Il cristallino è costituito soprattutto da proteine trasparenti che, con poca fantasia, prendono il nome di cristalline. Con il tempo queste proteine si degradano e coagulano tra loro e sulla lente del cristallino si possono anche depositare pigmenti, con il risultato di causare la progressiva opacizzazione della vista e il classico biancore della pupilla. Si manifesta circa nel 90% degli over 75 e, nelle forme più gravi, se trascurata può portare alla cecità completa.
Non esistono farmaci per trattare la cataratta, possiamo però prevenirla seguendo stili di vita sani – uno su tutti, non fumare – e rallentarne la progressione con lenti da sole e correttive.
Quando il danno alla vista diventa troppo impattante sulle attività quotidiane possiamo ricorrere al chirurgo, che può sostituire il cristallino con una lente intraoculare artificiale. Questo impianto, però, “non è la stessa cosa”, dato che non potremo più aggiustare la messa a fuoco per vedere oggetti lontani e vicini e, per farlo, ci dovremo affidare agli occhiali da vista.
Luce dei miei occhi: la sensibilità al contrasto, alla luminosità e ai colori
L’aumento della densità del cristallino, anche quando non sfocia nella cataratta, è tra le cause della minore sensibilità degli anziani alla differenza di luminosità tra un oggetto e il suo sfondo.
Nella terza età ci è meno immediato percepire il contrasto luminoso; riconosciamo con un po’ più di fatica i volti e quando ci mettiamo alla guida di un veicolo durante le ore notturne siamo a maggior rischio di incidenti. Come se non bastasse, anche la capacità di adattarsi alla luminosità dell’ambiente diminuisce nel tempo: se da giovani ci bastano due minuti per adattare i nostri occhi a un ambiente molto luminoso, durante la terza età possiamo mettercene anche una decina, a causa di alterazioni nella fisiologia delle cellule della nostra retina.
Per ovviare a questi disagi bastano però un po’ di pazienza e un paio di occhiali da sole.
Sempre l’invecchiamento del cristallino, insieme ad altri processi che coinvolgono la fisiologia dell’occhio, ci porta a vedere diversamente anche i colori!
Il cristallino divenuto più opaco, infatti, assorbe un po’ della luce gialla che dovrebbe colpire la nostra retina. Il risultato è che vediamo colori meno saturi e distinguiamo con difficoltà tinte simili tra loro, soprattutto tonalità di verde e di blu.
Conto alla rovescia dei decimi di acuità visiva
L’acutezza, o acuità, visiva è la capacità di percepire come distinti tra loro due punti che si trovano vicini l’uno all’altro. È proprio l’acuità visiva che l’oculista misura nei famosi decimi, e cala inevitabilmente con l’età.
Per spiegare il declino dell’acutezza visiva statica,
serve guardare alle cellule che trasportano il segnale visivo al cervello.
A partire dai 40 anni, infatti, cambiano il numero e le connessioni dei particolari neuroni che popolano la retina, detti cellule gangliari e cellule bipolari, e queste modifiche sfociano, verso i 65 anni, nel deterioramento del segnale visivo che raggiunge il cervello, con un’inevitabile diminuzione dei decimi della nostra vista e la necessità di ricorrere agli occhiali.
L’acuità visiva è minacciata anche dall’abbagliamento: l’esposizione a una fonte di luce molto intensa danneggia la vista a qualsiasi età, portando a una diminuzione temporanea dei nostri decimi.Se da giovani, però, rischiamo di perdere al massimo un decimo di acuità visiva e lo recuperiamo abbastanza in fretta, a parità di fonte abbagliante possiamo arrivare a perdere fino a cinque decimi in età avanzata e per recuperarli rischiamo di aspettare fino a tre minuti in più.
Secchezza della superficie dell’occhio
Uno dei problemi oculari più comuni negli anziani e non solo – colpisce circa la metà della popolazione, con o senza sintomi – è la secchezza oculare.
Ce ne possiamo accorgere perché la nostra vista diventa offuscata e fluttuante, oppure perché abbiamo la sensazione di sentire dei corpi estranei nell’occhio, proviamo fastidio nell’esporci alla luce e percepiamo sensazioni di bruciore o perfino dolore. Queste sensazioni sono dovute al fatto che abbiamo poche lacrime a idratare la superficie degli occhi, o per la loro rapida evaporazione, o perché ne produciamo meno.
La spiegazione è, ancora una volta, da cercare a livello nervoso: con l’avanzare dell’età diminuisce il numero dei nervi corneali, responsabili della lacrimazione.
Visione binoculare, motilità dell’occhio e campo visivo
La vista invecchia in molti modi e tra questi c’è la diminuzione della visione binoculare. Anch’essa sembra dovuta al peggioramento della componente nervosa della vista – stavolta l’elaborazione del segnale visivo nella corteccia cerebrale – e peggiora principalmente la nostra capacità di sollevare lo sguardo.
La motilità dell’occhio viene compromessa anche da cambiamenti fisici, come l’aumento dell’apertura delle orbite che avviene con l’età. La muscolatura degli occhi può faticare ad adattarsi a questi cambiamenti, con il risultato che gli anziani hanno difficoltà a mantenere lo sguardo fisso e a sopprimere movimenti oculari indesiderati.
Il campo visivo, invece, si restringe di diversi gradi ogni dieci anni di vita. Gradualmente a partire dai 45, più rapidamente sopra i 65 anni.
Lentezza nell’elaborazione dell’immagine
Anche se non soffriamo di malattie neurologiche né di deterioramento delle capacità cognitive, e quindi stiamo a tutti gli effetti invecchiando in modo sano, con l’età sperimenteremo probabilmente una maggior difficoltà a elaborare uno stimolo visivo, cioè saremo un po’ più lenti nel capire esattamente cosa stiamo osservando e dove si colloca nello spazio.
Questo processo, insieme alla difficoltà nel percepire il contrasto, è uno dei principali motivi per cui si richiede un controllo della vista sempre più frequente per confermare la patente di guida alle persone anziane.
Possiamo però recuperare la “prontezza di riflessi”, intesa come velocità di elaborare lo stimolo visivo, allenandola con attività che richiedano di rispondere rapidamente agli stimoli.A questo fine sono stati testati appositi programmi per computer che, simulando la guida, richiedono attenzione nel percepire correttamente e in tempi rapidi l’ambiente simulato e decidere in quale direzione muovere il veicolo in base agli ostacoli e alle caratteristiche della strada.
Non solo occhiali
Anche se la nostra vista è destinata a calare, insomma, quasi a tutto c’è rimedio. Oltre ai classici occhiali, alle lenti a contatto e all’extrema ratio della chirurgia, la comprensione sempre più approfondita dell’invecchiamento della vista permette di ricorrere a nuove applicazioni tecnologiche capaci di agire anche sugli aspetti non anatomici della visione.
Questo è vero soprattutto per la ricerca sull’invecchiamento, che ha cominciato a sfruttare sistemi come l’oculometria e l’eye-tracking per studiare come le risposte oculari cambino con l’età e associarle a eventuali cambiamenti nel nostro sistema nervoso.
Le tecnologie per la ricerca e la promozione dell’invecchiamento in salute, anche in campi differenti dalla vista, sono un ambito emergente che promette di apportare molti benefici alle nostre vite, e quindi da… tenere d’occhio.
Bibliografia
Cataratta – Humanitas Research Hospital
Erdinest, Nir et al. “Vision through Healthy Aging Eyes.” Vision (Basel, Switzerland) vol. 5,4 46. 30 Sep. 2021
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