I probiotici possono avere effetti benefici nel morbo di Parkinson: Prove in vitro

Contesto

Il morbo di Parkinson è caratterizzato dalla perdita di neuroni dopaminergici e dall’accumulo intraneuronale di alfa-sinucleina, sia nei gangli della base che in siti periferici, come l’intestino. L’attivazione immunitaria periferica e la produzione di specie reattive dell’ossigeno (ROS) sono importanti caratteristiche patogenetiche del Parkinsonismo. In questo contesto, il presente studio si è concentrato sulla valutazione degli effetti in vitro di ceppi batterici probiotici in PBMCs isolati da pazienti con morbo di Parkinson vs. controlli sani.

Metodo

Sono stati arruolati 40 pazienti con morbo di Parkinson e 40 controlli abbinati. Le cellule mononucleate del sangue periferico (PBMC) sono state isolate e co-coltivate con una selezione di microrganismi probiotici appartenenti al genere lactobacillus e bifidobacterium. È stato studiato il rilascio in vitro delle principali citochine pro (Tumor Necrosis Factor-alpha e Interleukin-17A e 6) e anti-infiammatorie (Interleukin 4 e 10) da parte delle PBMC, così come la produzione di ROS. Inoltre, abbiamo valutato la capacità dei probiotici di influenzare l’integrità della membrana, antagonizzare la crescita di potenziali batteri patogeni, come Escherichia coli e Klebsiella pneumoniae e codificare i geni della tirosina decarbossilasi (tdc).

Risultati

Tutti i ceppi probiotici sono stati in grado di inibire le citochine infiammatorie e la produzione di ROS sia nei pazienti che nei controlli. I risultati più eclatanti sono stati ottenuti nei soggetti parkinsoniani con L. salivarius LS01 e L. acidophilus che hanno ridotto significativamente le citochine pro-infiammatorie e aumentato quelle anti-infiammatorie (p <0,05). Inoltre, la maggior parte dei ceppi ha determinato il ripristino dell’integrità della membrana e l’inibizione di E. coli e K. pneumoniae. Infine, abbiamo anche dimostrato che tutti i ceppi non portano il gene tdc, che è noto per diminuire la biodisponibilità del levodopa nei pazienti PD in trattamento.

Conclusioni

I probiotici esercitano risultati promettenti in vitro nel diminuire le citochine pro-infiammatorie, lo stress ossidativo e la crescita batterica potenzialmente patogena. I dati longitudinali in vivo sono obbligatori per sostenere l’uso della batterioterapia nel morbo di Parkinson.

Riferimento:

Magistrelli L, Amoruso A, Mogna L, Graziano T, Cantello R, Pane M, Comi C. Probiotics May Have Beneficial Effects in Parkinson’s Disease: In vitro Evidence. Front Immunol 2019; 10: 969


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