Agonisti degli adrenocettori beta-2 nel morbo di Parkinson e in altre sinucleinopatie
Le evidenze scientifiche a sostegno dell’uso di agonisti β2AR nel morbo di Parkinson e nelle sinucleinopatie sono in rapida crescita. I risultati provengono da diversi approcci scientifici. I dati molecolari e immunologici suggeriscono che la stimolazione adrenergica può diminuire sia la deposizione di α-sinucleina (α-syn) che il rilascio di molecole pro-infiammatorie/neurotossiche. Piccoli studi clinici aperti che includono un numero totale di 25 pazienti con morbo di Parkinson, in cui l’agonista β2AR salbutamolo è stato aggiunto al levodopa, suggeriscono un promettente beneficio sintomatico. In linea con questi risultati, gli studi epidemiologici che indagano il rischio di sviluppo del morbo di Parkinson suggeriscono che l’esposizione a lungo termine all’agonista salbutamolo potrebbe essere protettiva, mentre l’antagonista propranololo potrebbe essere dannoso. Tuttavia, in entrambe le linee di indagine gli studi condotti finora presentano importanti limitazioni. Dal punto di vista clinico, mancano grandi studi randomizzati e controllati, mentre dal punto di vista epidemiologico si dovrebbe prendere in considerazione la presenza di condizioni comorbide (per esempio il fumo e il tremore essenziale) che potenzialmente influenzano il rischio di sviluppare il morbo di Parkinson. In sintesi, è nostra opinione che la stimolazione del β2AR nelle sinucleinopatie abbia un razionale e quindi meriti ulteriori indagini.
Riferimento:
Magistrelli L, Comi C. Beta2-Adrenoceptor Agonists in Parkinson's Disease and Other Synucleinopathies. J Neuroimmune Pharmacol 2020; 15(1): 74-81.