L’arresto cardiocircolatorio è un fenomeno infausto, piuttosto comune nella popolazione generale, che colpisce più frequentemente il sesso maschile rispetto a quello femminile, con un picco di incidenza maggiore tra i 40 e i 70 anni. In Italia si stima che ci siano circa 50.000 casi all’anno solo in ambiente extraospedaliero e che uno su quattro muoia ancora prima di essere trasportato in ospedale.
Le cause principali di arresto cardiaco sono, in ordine di frequenza: la malattia coronarica e la cardiopatia ischemica, le cardiomiopatie e infine le malattie valvolari ed infiltrative. Nell 85% dei casi l’arresto cardiocircolatorio si verifica in seguito all’innesco di due ritmi in particolare: la tachicardia ventricolare senza polso e la fibrillazione ventricolare.
La cosa importante da notare è che entrambi questi ritmi rispondono alla defibrillazione e la sopravvivenza si alza dal 2% al 50% se si agisce entro i primi minuti utilizzando un defibrillatore. Per questo motivo, ormai in quasi tutti i luoghi pubblici (scuole, piazze, metropolitane) sono stati installati defibrillatori semiautomatici, semplici da utilizzare per qualunque cittadino che abbia un attestato BLS-D. Conoscere le basi della rianimazione cardiopolmonare, potrebbe davvero fare la differenza in termini di sopravvivenza, motivo per cui le manovre di rianimazione cardiopolmonare dovrebbero essere intese come pratiche non lontane dal nostro dovere quotidiano. Attualmente, infatti, vengono sempre più spesso insegnate nelle scuole, sui posti di lavoro, ma non ancora a sufficienza in maniera capillare da poter davvero raggiungere il maggior numero di persone possibili. I corsi che vengono organizzati utilizzano delle linee guida ben precise (spesso si tratta di quelle della American Heart Association), semplici e dettagliate per poter permettere anche a personale non medico di poter intervenire in maniera decisa e puntuale, senza lasciare nulla al caso: poche semplici mosse possono salvare una vita.
Ma di cosa si tratta davvero? Facciamo un po’ di chiarezza.
Cosa sono le manovre di rianimazione cardiopolmonare
Le manovre di rianimazione cardiopolmonare, spesso riassunte anche con l’acronimo BLS-D (Basic Life Support- Defibrillation), sono manovre base per poter intervenire in caso di arresto cardiaco. Il loro scopo è quello di prevenire i danni cerebrali dovuti alla carenza di ossigeno che iniziano già a verificarsi dopo soli quattro-sei minuti di assenza di circolo. Dopo dieci minuti, i danni cerebrali saranno irreversibili: agire in questa finestra temporale è fondamentale.
Lo scenario più comune cui ci si potrebbe trovare di fronte è quello di vedere una persona accasciata a terra o di assistere ad una caduta improvvisa.
La prima cosa da fare è verificare che la persona in questione sia cosciente: può essere utile chiamarla energicamente, cercando di scuoterla dalle spalle in maniera piuttosto decisa. Se la persona non risponde il prossimo passo sarà quello di accertarsi, entro al massimo 10 secondi, della presenza di circolo e di respiro, cioè capire se si è davanti ad una persona che sta respirando e che ha battito cardiaco. Come fare? È semplice. Due dita, indice e medio, andranno poggiate a lato di circa due centimetri del pomo d’Adamo, dove si può sentire la pulsazione della carotide, grande vaso arterioso che porta sangue al cervello. In contemporanea, avvicinando il volto al torace della persona incosciente, si capisce se essa stia respirando, se sono presenti movimenti del torace e se si percepiscono rumori compatibili con un respiro efficace. Se queste due azioni ci hanno dato entrambe risposta negativa, ci troveremo davanti ad un arresto cardio-respiratorio ed è opportuno che, senza paura di sbagliare o di fare errori, si inizi subito a eseguire il massaggio cardiaco. Contemporaneamente bisogna dare indicazione a chi ci sta intorno di chiamare i soccorsi, comunicando che la persona da soccorrere è in arresto cardiocircolatorio e farsi portare da qualcuno un defibrillatore, solitamente sempre disponibile nei luoghi pubblici come centri sportivi, piazze e centri commerciali.
Il massaggio cardiaco
Il massaggio cardiaco è la parte più importante della rianimazione cardiopolmonare. Deve essere eseguito con la vittima supina e posizionata possibilmente su un piano rigido, lontano da possibili fonti di rischio per i soccorritori; è fondamentale accertarsi che la scena in cui si opera sia sicura per evitare di aumentare il numero di vittime o di infortunati. Per praticare il massaggio ci si inginocchierà al lato del soggetto, con le braccia tese a 90° rispetto al torace della vittima e con entrambe le mani che vanno posizionate sul centro del torace ed in corrispondenza della linea intermammillare, la linea immaginaria che collega orizzontalmente i due capezzoli: se ci collochiamo esattamente in mezzo a questa linea, saremo nel posto giusto per eseguire il massaggio.
Quali sono le caratteristiche di un massaggio efficace? Le linee guida dicono che la profondità corretta deve essere di cinque centimetri, di più si potrebbe rischiare di arrecare danno alle costole sottostanti, ma ricordiamoci che un paziente in arresto cardiaco ha come unica possibilità di sopravvivenza un massaggio eseguito correttamente e in rapidità, per cui non bisogna avere paura di essere troppo energici, per contro un massaggio troppo superficiale risulterà inefficace per consentire di far ripartire il cuore.
La frequenza con cui dobbiamo massaggiare sarà di circa 100-120 compressioni al minuto (in mente possiamo utilizzare il ritmo della nota canzone “staying alive”). Ricordiamo che eseguire un massaggio cardiaco è molto faticoso, per cui è sempre buona pratica chiedere un cambio, trovando fin da subito qualcuno pronto a sostituirci nella manovra tra i presenti per non rischiare di eseguire un massaggio non più efficace. Il massaggio cardiaco deve essere continuato fino ad esaurimento delle forze del soccorritore, fino a ripresa di segni vitali della vittima o fino all’arrivo dei mezzi di soccorso avanzato.
Il defibrillatore
Il grande protagonista delle manovre rimane comunque il defibrillatore semi-automatico, anche conosciuto col suo acronimo DAE. Questo strumento è indispensabile e, come detto, è necessario che si mandi subito qualcuno a reperirne uno, mentre si esegue il massaggio. I defibrillatori che si trovano sul territorio sono definiti semiautomatici ed esiste una legge che prevede il loro utilizzo anche da parte di personale non sanitario con una formazione specifica nelle attività di rianimazione cardiopolmonare. Il loro meccanismo è molto semplice: sarà sufficiente accenderli tramite un pulsante ben evidente e il defibrillatore inizierà a parlarci indicandoci tutte le azioni da svolgere, dal corretto posizionamento delle piastre al momento esatto in cui si dovrà schiacciare il pulsante per erogare la scarica elettrica qualora sia necessaria; ci avvisa anche di allontanarsi tutti dalla vittima al momento della scarica, per evitare gravi conseguenze anche per i soccorritori.
Le manovre di rianimazione cardiopolmonare sono fondamentali e possono essere salvavita nell’attesa dei soccorsi, che non potranno mai essere più repentini nell’azione rispetto alle persone che si trovano già sul posto al momento dell’arresto. Diffondere la conoscenza delle manovre e spronare le persone ad iscriversi ad un corso riconosciuto, per ricevere anche la certificazione a utilizzare il DAE, può aumentare la percentuale di sopravvivenza in maniera significativa ed è bene che si raggiunga la consapevolezza di poter fare la differenza, sapendo cosa fare e come farlo.
A cura di Martina Fracazzini e Francesca Santangelo
Fonti
https://www.hsacademy.it/massaggio-cardiaco/
https://www.salute.gov.it/resources/static/ministero/usmaf/ACLS_giugno_2010/arrestoCC.pdf
https://web.camera.it/parlam/leggi/01120l.htm#:~:text=1.-,1.,2.
https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2021/08/13/21G00126/sg