L’Istat ha rilasciato i primi dati relativi alle edizioni 2018 e 2019 del Censimento permanente delle popolazioni e delle abitazioni. Si tratta di una nuova modalità di raccolta e organizzazione dei dati demografici, attiva dal 2018, che non avviene più su base decennale ma con cadenza annuale, così da mostrare “in tempo reale” come cambia il nostro Paese. Il primo ciclo del nuovo censimento si concluderà nel 2021.
I dati sulla popolazione anziana
Oggi in Italia ci sono 5 anziani per ogni bambino, un numero più che quintuplicato rispetto al 1951, anno in cui fu effettuato il primo censimento della Repubblica.
È cresciuto sensibilmente anche l’indice di vecchiaia, cioè il rapporto tra la popolazione over-65 e quella con meno di 15 anni: nel 1951 era del 33,5%, nel 2019 è del 180%. Le persone con un’età compresa fra 0 e 14 anni sono il 13%, mentre le persone con un’età superiore ai 65 anni sono il 23,2%. Tutto il resto della popolazione (il 68%) si colloca nella fascia 15-64 anni. 14804 sono gli ultracentenari.
L’età media è di 45,2 anni. Nel 1951 era di 32 anni. La Campania, con 42 anni, è la regione più giovane, seguita da Trentino Alto Adige (43 anni), Sicilia e Calabria
(entrambe con 44 anni). La Liguria si conferma la regione con l’età media più elevata (49 anni).
Gli stranieri in Italia hanno un’età media più bassa di 11,5 anni rispetto a quella degli italiani e così rallentano il processo di invecchiamento generale della popolazione.
Al contrario di ciò che si poteva pensare, la pandemia da Covid-19 non ha avuto un impatto significativo sul trend di invecchiamento della popolazione italiana. Un’analisi condotta sui dati Istat da UeCoop – Unione Europea delle Cooperative, rileva che il numero di anziani non autosufficienti raddoppierà fino a quasi 5 milioni entro il 2030. Una vera a propria sfida per i servizi di welfare e per l’assistenza socio-sanitaria.
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