Il romanzo La nipote, di Bernhard Schlink, rinomato scrittore nonché professore di diritto tedesco, è una lettura piacevole e piena di spunti di riflessione su alcuni dei temi cari all’autore, tra cui l’amore capace di durare una vita, il rapporto tra Germania Est e Ovest, la nostalgia e le bugie, gli inganni, il tradimento, il tempo che passa.

Schlink è l’autore di Der Vorleser – tradotto in italiano sia con il titolo A voce alta, sia, in anni più recenti, con il titolo Il lettore – che è il suo libro più famoso, da cui è stato tratto il film di Stephen Daldry, The Reader, con Kate Winslet e Ralph Fiennes.

Come in questo suo libro, anche in La nipote la Storia si intreccia bene con le vicende biografiche dei personaggi e ciascuna dimensione riempie l’altra di senso e profondità.

In particolare in La nipote il protagonista, Kaspar, è un uomo di 70 anni, libraio, colto e appassionato di musica, di libri, di storia. Ama da sempre sua moglie Birgit, conosciuta ai tempi della sua gioventù universitaria negli anni del Muro, e che lui stesso ha aiutato a fuggire dalla Germania Est agli albori della loro relazione. Quello che Kaspar non sa è che il passato di Birgit nasconde un segreto, il segreto di cosa successe nell’estate del 1964, di cui l’allora giovane innamorato, e marito fedele di una vita poi, è sempre stato tenuto all’oscuro. Birgit, pur schiacciata dal peso di questo segreto, è una donna piena di talenti, uno su tutti la scrittura, ma non trova il coraggio di uscire dalla sua situazione se non con l’aiuto dell’alcol prima, e suicidandosi poi. Sarà proprio il suo suicidio a dare il via all’azione del romanzo. Kaspar troverà un diario e deciderà di indagare sul passato della moglie, scoprendone sia il talento letterario, il segreto. Ovvero che Birgit aveva avuto una figlia, che a sua volta ha una figlia: per l’appunto, la nipote del titolo.

Da qui in poi il romanzo è un avvicinamento, a volte lento a volte burrascoso, tra Kaspar, meraviglioso personaggio di anziano che ha deciso con franchezza e onestà quali siano le cose importanti della vita, e sua nipote Sigrun, adolescente, che ha vissuto tutta la sua vita in un contesto molto particolare e molto chiuso legato all’estrema destra tedesca.

E assistiamo, scoprendo Berlino con i loro occhi, ascoltando i loro dialoghi e seguendo i pensieri e le parole dei due, al tentativo di Kaspar di invogliare Sigrun a scoprire i libri di storia, la musica, il vasto mondo oltre a quello che lei ha sempre conosciuto. Infatti il romanzo mette in scena in modo molto delicato e non didascalico l’idea di un uomo, un nonno, alle prese con il desiderio di dare un lascito, anche culturale, ai più giovani. E lo fa mostrando la lotta, o meglio la contrapposizione, tra ideologia e democrazia, mostrando di fatto l’ottusità di tutte le ideologie. Da un lato per Kaspar si presenta l’importante e complessa questione di cosa fare delle proprie convinzioni e verità intellettuali a confronto con gli ambienti della destra tedesca estrema che non comprende; dall’altro per la nipote il rapporto con il nonno è un’occasione di apertura e crescita – che lei rimane a lungo indecisa se cogliere o meno – ma che si rivelerà fondamentale nel momento in cui diventerà adulta e in grado di scegliere la propria strada.

Per Kaspar inoltre il rapporto con la nipote significa anche rivivere l’amore che ha sempre provato verso sua moglie e riscattarne, almeno in parte, la vita, cercando la sua famiglia come Birgit non aveva avuto il coraggio di fare. Kaspar finisce per amare anche le stesse incomprensioni che aveva vissuto con lei, accogliendo ciò che non aveva potuto capire della moglie quando era in vita con l’occasione del confronto con la nipote. Un romanzo che ancora una volta vede Schlink mettere su carta un amore romantico che ha i tratti dell’assoluto come del quotidiano, e che si mostra capace di resistere a tutti i colpi del destino.

 

Perché leggerlo

Sono molte le caratteristiche di questo libro che ne rendono la lettura non solo scorrevole e piacevole, ma che ne fanno un buon romanzo in un percorso di riflessione sull’invecchiamento. Come prima caratteristica infatti, La nipote è un romanzo in cui il personaggio principale, Kaspar, ha saputo cogliere e mettere a frutto una delle sfide dell’invecchiare, cioè la maggiore libertà e la guadagnata possibilità di decidere con cura quali siano i valori che davvero ci rappresentano: Kaspar lo fa scegliendo l’amore per il prossimo – anche se molto distante da sé -, la fiducia nel futuro che sua nipote rappresenta, l’onestà, e il suo essere pacificato con le sue scelte di vita.

In secondo luogo, Schlink è un narratore instancabile, e abilissimo perché riesce a non essere mai sdolcinato, dell’amore romantico. Amore che tra Kaspar e Birgit viene ritrovato nuovamente “fuori tempo massimo”, ma rimane bellissimo il loro rapporto che è per Kaspar è di grande conforto anche dopo il suicidio di lei.

L’altro elemento che non è mai da sottovalutare con i romanzi dello scrittore tedesco è la cura e l’attenzione nel farci vivere e rivivere un periodo storico, quello della Germania divisa, che pure ogni volta scopriamo in modo nuovo tra le sue pagine. Altre ragioni che rendono questo romanzo una lettura di indubbio piacere è la passione per la musica che vi traspare, musica che accompagna la narrazione al punto tale da creare una sorta di colonna sonora. E alla musica è affidato il compito di agire come possibilità condivisa, come ponte tra generazioni e mondi differenti, con il preciso scopo di superare un possibile e imminente conflitto. Oltre all’amore per la musica c’è l’amore per Berlino, che vediamo scorrere negli occhi dei personaggi che la esplorano in lungo e in largo camminando su autobus e S-Bahn.

 

Come comincia

Arrivò a casa. Erano le dieci; il giovedì chiudeva la libreria solo alle nove e, una volta abbassate le serrande delle vetrine e della porta, prendeva il sentiero nel parco; ci metteva mezz’ora per rientrare, di più che tagliando per le strade, ma dopo una lunga giornata di lavoro quella passeggiata gli faceva bene. Il parco era abbandonato, la bordura di rose invasa dall’edera, la siepe di ligustro incolta. Eppure c’era un buon profumo, di rododendro o di lillà, di tiglio o di albero del paradiso, di erba tagliata o di terra umida. Percorreva quel sentiero d’estate e d’inverno, con il bello e con il cattivo tempo. Quando arrivava a casa, le noie e le preoccupazioni della giornata erano scomparse.

Abitava con la moglie al piano nobile di un palazzo Liberty che, acquistato a buon mercato decenni prima e cresciuto di valore negli anni, rappresentava ormai l’assicurazione per la loro vecchiaia. L’ampia scala dalla ringhiera arcuata, gli stucchi, la bella giovane nuda con i lunghi capelli che scendevano fluenti da un piano all’altro – gli piaceva entrare nel palazzo, salire le scale e aprire la porta di casa con pannelli di vetro colorato a motivi floreali. Pur sapendo che cosa lo aspettava.

Nel corridoio c’erano il cappotto di Birgit gettato per terra e due borse con la spesa rovesciate. La porta verso il salotto era aperta. Il computer di Birgit e la coperta di lana in cui lei amava avvolgersi erano scivolati dal divano. Il bicchiere accanto alla bottiglia era caduto e alcune gocce di vino rosso avevano macchiato il tappeto. Una scarpa si trovava sulla porta, l’altra vicino alla stufa di maiolica; probabilmente Birgit si era tolta malamente le scarpe lanciandole nella stanza, come faceva spesso.

 

Scheda Libro

AUTORE: Bernhard Schlink

TITOLO: La nipote

TRADUZIONE: Susanne Kolbe

EDITORE: Neri Pozza

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