L’ipoacusia e la perdita di udito hanno un forte impatto sulla salute dell’individuo, con conseguenze bio psicosociali spesso sottovalutate. Non a caso L’OMS ha istituito una giornata dedicata all’udito e alle sue problematiche,che si celebra il 3 marzo (World Hearing Day), col fine di sensibilizzare la popolazione e i decisori istituzionali su questo tema “silenzioso”

 

Perdita dell’udito: che cosa comporta?

La perdita dell’udito comporta l’incapacità parziale o totale di sentire i suoni da una o entrambe le orecchie e affligge il 5-7% della popolazione mondiale con gravità variabile. Questa patologia va ben oltre il solo disturbo sensoriale, poiché è associata a conseguenze negative funzionali, sociali, cognitive, emotive ed economiche. Nei paesi industrializzati, rappresenta la terza malattia cronica più comune tra gli anziani, dopo l’ipertensione e l’artrosi, ma può verificarsi a qualsiasi età e specialmente nei gruppi di popolazione più a basso reddito che, tra l’altro, fanno minor uso di apparecchi correttivi acustici.

In Italia, ad esempio, la differenza tra Nord e Sud è a sfavore delle regioni meridionali dove è maggiore la prevalenza di deficit uditivi (24% del Sud vs 16% del Nord) e nei quali si fa minor ricorso all’apparecchio acustico. In ogni caso, 3\4 della popolazione over 84 non fa uso di alcun ausilio di correzione, per diversi motivi: la soggettiva difficoltà d’uso il costo dell’ausilio, e probabilmente, l’ipoacusia stessa, che ostacolando le interazioni sociali, aumenta l’isolamento della persona e influisce sulla capacità di richiedere aiuto.

Le cause dell’ipoacusia sono correlate ad alcune patologie genetiche o a malattie infettive, ma sono di considerevole importanza anche gli infortuni e gli stili di vita poco salutari come l’ascolto abituale di musica ad alto volume o professioni con forte esposizione al rumore, specialmente nei gruppi di persone con basso livello di istruzione e condizioni economiche sfavorevoli.

I principali problemi legati all’ipoacusia

Storicamente, la perdita dell’udito è stata affrontata principalmente come una malattia all’interno di un modello “biomedico”, non centrato sulla persona, gestita clinicamente con poca considerazione delle patologie o dei disagi ad essa correlati. Tuttavia, la perdita dell’udito è comunemente associata ad altre malattie croniche cardiovascolari, demenza\decadimento cognitivo, depressione, diabete e insufficienza renale. Inoltre, le cadute, le fratture e l’osteoporosi\osteopenia sembrano essere in stretta relazione con il deficit uditivo correlato all’invecchiamento, specialmente nelle donne. Tutte queste condizioni possono ridurre le capacità motorie a discapito dell’attività fisica, possono favorire la perdita di autonomia e contribuire maggiormente alla mortalità.

La perdita dell’udito pone significative barriere comunicative negli ambienti sanitari: le persone che soffrono di ipoacusia hanno più difficoltà di accesso alle cure e sono meno soddisfatte della qualità dell’assistenza sanitaria.

A causa della difficoltà di interazione sociale, le persone con problemi di udito hanno, rispetto ai sani, maggiori probabilità di ottenere risultati scolastici inferiori, tassi di disoccupazione più elevati, minor reddito familiare, maggior probabilità di pre-pensionamento o abbandono anticipato del lavoro, minor successo e insoddisfazione lavorativa.

Tutto ciò, associato ad una frequente sotto-diagnosi del problema, aumenta il carico complessivo della malattia  in termini di disuguaglianze sociali, economiche, sanitarie spesso ancora sottovalutate, ma ben spiegato dal modello bio-psico-sociale su cui si fonda in particolare la Lifestyle Medicine.

Come prevenire e affrontare la perdita dell’udito?

L’OMS afferma che la prevenzione primaria, intesa come stili di vita e diagnosi precoce, potrebbe ridurre la perdita dell’udito del 50-60%.
L’approccio di lifestyle più adeguato consiste, soprattutto per i giovani e i lavoratori a rischio, nella corretta protezione dai rumori forti, come la musica ad alto volume, strumenti e mezzi di lavoro, attraverso l’uso dei dispositivi di protezione individuali (tappi e cuffie).
Una inadeguata informazione sulla salute (non alfabetizzazione sanitaria), il fumo, l’abuso di alcol, il sovrappeso, il consumo di cibi spazzatura e la sedentarietà, aumentano la probabilità di sviluppare problemi all’udito.

Risultano invece protettive un’adeguata igiene personale e cura delle malattie infettive nonché il corretto uso dei farmaci (es: antibiotici). Gli esperti raccomandano che, specialmente nei bambini, si rispettino le campagne vaccinali poiché, tra le cause dei problemi dell’udito troviamo, ad esempio, la rosolia, il morbillo e la parotite.

L’evidenza scientifica mostra che una percentuale considerevole di casi di perdita dell’udito può essere ben gestita con gli apparecchi acustici. Perciò, tutti gli interessati dovrebbero essere indirizzati agli specialisti di competenza (otorino, foniatra, ecc.) per la corretta diagnosi, cura ed eventuale prescrizione di apparecchi acustici adeguati.

Infine, in occasione di visite e trattamenti per le patologie concomitanti, gli operatori sanitari dovrebbero riconoscere ed entrare in empatia con la difficoltà sensoriale dell’assistito, onde evitare equivoci, approcci superficiali, scarsa comprensione della terapia e minor aderenza al trattamento, prevedendo al bisogno, in caso di isolamento e solitudine, a segnalazione ai servizi di assistenza sociale territoriali delle ASL di competenza.

Conclusioni

L’aumento delle malattie croniche correlate all’invecchiamento e allo stile di vita, tra cui la perdita dell’udito, favoriscono una minore salute nella dimensione bio-psico-sociale, generando costi sia personali che per la società, ovvero maggiori spese sanitarie per il singolo e la collettività e mancate entrate fiscali per lo Stato.

Occorre ricordare che:

  • esiste un circolo vizioso tra stile di vita, perdita dell’udito e disuguaglianze sociali ed economiche;
  • c’è una chiara associazione tra deficit uditivo e malattie croniche invalidanti;
  • le persone con perdita dell’udito sono più a rischio di ricevere un’assistenza sanitaria di qualità inferiore;
  • conoscere il problema dell’udito potrebbe migliorare la prevenzione primaria, la diagnosi, la cura e la prognosi, nonché prevenire le conseguenze bio-psico-sociali.

In conclusione, ricordiamoci di seguire uno stile di vita sano, anche attraverso una corretta alimentazione e attività fisica, senza dimenticare di ascoltare i segnali di “necessità di manutenzione” che il nostro corpo ci manda e, infine, poniamo attenzione al nostro prossimo. In tal modo aumenteremo le probabilità di garantire a tutti una migliore qualità della vita.

A cura di Agatino Sanguedolce e Carmela Rinaldi

 

Riferimenti bibliografici

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